Capitolo 4

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Ariadne

I giorni successivi a palazzo furono piuttosto strani.

Cercavo di abituarmi alla routine di corte per rendere quell'ambiente familiare come lo era stata la casa dei Lord di Garnet. Non era semplice ma ci stavo lavorando.

Tra le passeggiate lungo i giardini, le prove d'abito con Theodora e le chiacchiere appena abbozzate con le altre dame di corte, cominciavo a muovermi un po' più a mio agio.

Almeno quando non c'era Erion di mezzo.

Spesso lo incontravo lungo i corridoi o in compagnia di Lachlan e Theodora e ogni volta cercavo di deviare il mio percorso perché la sua presenza mi rendeva nervosa.

Il ballo della prima sera era stato strano. Era cominciato in modo sgradevole, ma la stretta del Principe su di me era risultata inspiegabilmente confortante. Per un istante avevo scordato dove mi trovassi e mi ero concentrata solo sui suoi occhi.

Purtroppo, però, poi lui aveva aperto bocca, perdendo ogni attrattiva. Era arrogante e dispotico e non volevo avere a che fare con lui, a meno che non fosse strettamente necessario.

«Dove sei stata ieri sera? La Regina ti cercava.»

Distolsi lo sguardo dalla finestra del salottino e aguzzai l'udito. A parlare era stata una delle dame di compagnia della Regina e la sua interlocutrice era una ragazza poco più grande di me che indossava un abito rosa antico con il corpetto cosparso di perle.

«Sono stata richiesta nelle stanze del Principe», ridacchiò, portandosi una mano sulla bocca. Le guance le si erano accese di un bel rosso e gli occhi nocciola celavano un segreto che poi tanto segreto non era.

Ma di chi stava parlando? Mi auguravo che non fosse Lachlan. Lo avrei ucciso se avesse fatto del male a Theodora, poco importava se poi mi avessero decapitata.

«Oh, cielo! Se la Regina lo scopre sono guai!» esclamò l'altra con fare cospiratorio.

«Ma cosa dovrebbe importarle? Non siamo mica suore.»

«No, ma nemmeno le concubine di suo figlio.»

«Pensi che avrei dovuto declinare il cortese invito del Principe Erion? Al mio posto saresti andata anche tu.»

L'altra scoppiò a ridere. «Ho il doppio della tua età, Maire, Erion non mi guarderebbe nemmeno per sbaglio.»

Avevo sentito abbastanza, persino troppo.

Mi scostai dal davanzale e camminai verso la porta che, dal salottino, si apriva sul cortile che conduceva ai giardini reali.

Era una giornata splendida e il sole che brillava nel cielo terso rendeva sopportabile il clima, altrimenti impietoso, di marzo.

Non feci in tempo a fare un paio di passi verso i giardini che una figura alta e massiccia mi si parò di fronte.

Quando mi accorsi di chi fosse, mi affrettai ad abbassare lo sguardo e a inchinarmi.

Risollevandomi notai che il Re mi osservava con un lieve sorriso. «Altezza...»

«È il clima ideale per una passeggiata all'aperto, non trovate?» domandò senza distogliere lo sguardo da me. I suoi occhi indugiarono sul mio viso, poi si spostarono sui capelli e, solo per un istante, guizzarono verso le curve del seno sottolineate dal corsetto. In quel momento mi sentii come se fossi completamente nuda di fronte a lui e non mi piacque affatto quella sensazione.

«Sì. È vero.»

«Accompagnatemi, coraggio. Vi mostro i giardini.» Allungò il gomito e mi invitò ad afferrarlo.

Non potevo certo rifiutarmi, perciò mi agganciai al suo braccio e lo seguii lungo il lastricato di mattoncini che si snodava sull'erba brillante.

Non riuscivo a capire per quale ragione il Re in persona volesse passeggiare con una come me. Insomma, sapeva che avevo umili origini, perché perdere il proprio tempo?

«Come vi trovate a corte?»

«Molto bene, vi ringrazio Maestà.»

«Mi rendo conto che si tratta di un bel cambiamento», commentò vago. Mi guidò verso un sentiero laterale che conduceva a delle alte siepi che formavano una sorta di labirinto.

«Un cambiamento in meglio, senza dubbio. Non posso che essere grata della possibilità che mi è stata concessa.»

Lui mi guardò, senza smettere di camminare. Sentivo il suo sguardo sulla nuca e una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Non ero preparata a un colloquio con il Re, santo cielo!

«Sei ben istruita. Ti esprimi in maniera esemplare.»

«Vi ringrazio.» Non c'era nulla di cui essere grata. Il suo commento denotava solo la sua sorpresa per il fatto che una ragazza di umili origini potesse sostenere una conversazione.

«Mi piacerebbe mostrarvi il labirinto», disse sorridendo. «Al centro c'è una bellissima fontana che, sono certo, vi piacerà.»

«Certo.»

Lo seguii verso un'apertura in mezzo alle siepi, ma, poco prima di attraversare l'ingresso, una voce attirò la nostra attenzione.

«Sua Maestà.»

Il Principe Erion si stava affrettando verso di noi. Quando ci raggiunse, non mi degnò nemmeno di mezzo sguardo.

«Cosa c'è, Erion?» domandò il Re, scocciato.

«Il Consiglio ha bisogno della vostra attenzione.»

Il Re girò il capo verso di me e mi osservò, dubbioso. «Proprio adesso?»

Erion annuì, serio. «Si tratta delle terre di Omerin.»

Il sovrano raddrizzò immediatamente la schiena e mi lasciò il braccio. «Molto bene.»

Mi guardò e per un secondo il suo volto tornò a sorridere. «Mi rincresce mia cara. Sarà per un'altra occasione.»

«Naturalmente, Altezza» replicai con tutta la cortesia di cui ero capace.

Il Re si incamminò verso l'ingresso del palazzo, seguito dal Principe. Quest'ultimo, prima di voltarsi, mi lanciò una lunga occhiata con espressione indecifrabile e poi scomparve assieme al padre.

La Fiamma di BellarisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora