CAPITOLO 38

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Ariadne

Mi divincolai con tutte le mie forze, nonostante gli impedimenti dell'abito che mi consentiva un movimento limitato. Tristen mi teneva ancora la bocca, ma mi stava trascinando verso il labirinto, ancora più lontano da occhi e orecchie indiscrete. Mi avrebbe uccisa, ne ero certa. Non intendevo rendergli le cose facili, però.

Lasciai che il mio corpo cadesse a peso morto verso il terreno e riuscii a sbilanciare il mio rapitore abbastanza da assestargli una gomitata nello stomaco che lo fece piegare in due e gli fece perdere la presa su di me.

Caddi a terra con un tonfo e mi affrettai a rimettermi in piedi per correre verso il castello. Aprii la bocca per gridare con quanto più fiato avessi nei polmoni, ma riuscii solo ad emettere un rantolo prima che Tristen mi riagguantasse e mi tappasse di nuovo la bocca.

«Ariadne, vi prego» mi disse all'orecchio con urgenza. «Devo parlarvi.»

Parlarmi? Parlare di cosa? Di come aveva quasi ucciso il suo migliore amico?

Scossi la testa con veemenza, per fargli capire che non avevo intenzione di ascoltare una sola parola.

Lui mi sollevò di peso, come se fossi un sacco di farina, e si affrettò verso la parte del labirinto che costeggiava la piccola pineta.

Mentre camminava, continuò a parlare, forte del fatto che non potessi fare nulla per impedirmi di ascoltarlo.

«Ho bisogno del vostro aiuto» disse svelto. «Siete la sola che possa darmi una mano.»

Mi lasciai sfuggire un verso sprezzante che lui interpretò come un diniego. Arrivammo alla pineta e lui mi mise finalmente con i piedi a terra e si azzardò a togliere la mano dalla mia bocca.

«Perché dovrei aiutare voi?» sputai con astio. Mi sembrava ridicolo che avesse solo valutato l'ipotesi.

«Dovete parlare con Erion e dirgli che mi serve una mano.»

Lo guardai, incredula. «Dopo che avete cercato di ucciderlo? Siete davvero pazzo!»

«Se lo avessi voluto morto, Erion sarebbe sottoterra, adesso.»

Quella dichiarazione mi schiaffeggiò con violenza, lasciandomi interdetta.

«Non sono uno sprovveduto, so perfettamente come colpire per uccidere e non volevo uccidere Erion.»

«Lo avete comunque ferito in modo grave e avete cospirato col Re per...»

«Ha sequestrato la mia famiglia!» sbottò, portandosi le mani tra i capelli. Mi diede le spalle e cominciò a muoversi come una tigre in gabbia nell'esiguo spazio di fronte a me. «Non so a chi abbia affidato il compito, ma i miei genitori e mia sorella sono ancora dispersi. Ho dovuto fare quello che mi aveva chiesto, mi teneva controllato a vista. Avrebbe ucciso tutti se non l'avessi fatto.»

Per la prima volta da quando mi aveva sorpresa alle spalle, non sentivo la necessità di gridare e nemmeno di parlare. Restai ad assorbire la sua confessione che, per quanto assurda, era perfettamente riconducibile al comportamento del Re. Non era difficile per me immaginarlo cospirare per obbligare un caro amico del figlio, uno di cui lui si fidava ciecamente, a farlo fuori. Il Re doveva sapere che Erion avrebbe sconfitto chiunque lui gli avesse mandato contro con l'intento di farlo fuori, perciò aveva subdolamente coinvolto il suo amico.

Tristen dovette cogliere l'esitazione sul mio volto, perché tornò di fronte a me e si azzardò a posarmi le mani sulle spalle.

«Dovete credermi, Ariadne. Vi giuro che non c'è giorno in cui io non ripensi a ciò che ho fatto a Erion. Lui è come un fratello per me.»

La Fiamma di BellarisWhere stories live. Discover now