Capitolo 24 - Parte 1

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Ariadne

Barcollai lungo il corridoio, cercando di respirare in modo regolare e non dare troppo nell'occhio.

Non me la sentivo di tornare nel salone in cui si stavano svolgendo i festeggiamenti per il matrimonio, ma, in qualità di dama di compagnia della regina, non potevo di certo defilarmi e sparire nelle mie stanze.

In verità, ciò che avrei voluto più di ogni altra cosa, in quel momento, sarebbe stato lasciare la corte e tornare a Garnet, la mia casa.

Per un breve e bellissimo istante, avevo creduto che, dopo la scomparsa del Re, la corte e soprattutto Erion potessero essere la mia casa. Avevo preso un abbaglio. Il sogno si era infranto ancora prima di essersi concretizzato.

Avevo dato tutto al Principe, ogni battito del mio cuore e ogni cellula del mio corpo, e non me ne pentivo, l'avevo voluto, avevo desiderato essere sua. Avevo voluto credere nell'illusione che ci fosse una possibilità per noi, anche se ero sempre stata una persona con i piedi per terra. Eppure, a quell'idea mi ci ero aggrappata con tutte le forze, forse perché, dopo tutto ciò che era successo, me la meritavo un po' di felicità?

Evidentemente non era a corte il mio destino, dovevo solo accettare la cosa e andare avanti.

Ero molto orgogliosa di Erion, per il percorso che aveva fatto, per la fiducia che suo fratello, il nuovo Re aveva riposto in lui, e comprendevo perfettamente le sue ragioni e i suoi desideri. Tuttavia, la cosa mi faceva soffrire. Il mio cuore era dilaniato e dolorante e non avevo idea di quanto tempo mi ci sarebbe voluto per rimetterlo in sesto.

Mi trascinai fino a una portafinestra che affacciava sul cortile anteriore e uscii sul terrazzo, alla disperata ricerca di aria. Avevo le guance accaldate e il respiro accelerato e lo stretto corsetto dell'abito che indossavo non mi aiutava affatto a incamerare aria in maniera adeguata.

Mi beai della sensazione dell'aria fresca sul viso e chiusi gli occhi, tentando di placare il bruciore diffuso all'altezza della gola.

Respira, Aria. Supererai tutto.

Mi portai una mano sullo stomaco e appoggiai l'altra alla balaustra che delimitava la terrazza. Qualche minuto e sarei rientrata per tornare al fianco di Theodora.

«State bene, Milady?»

Una voce sconosciuta mi fece sobbalzare. Persi la presa sulla balaustra e per poco non inciampai sull'orlo dell'abito, nella foga di voltarmi per vedere chi avesse parlato.

Era un ragazzo di bell'aspetto, dai capelli mossi di un biondo simile a quello di Theodora, così chiaro che sembrava argento sotto la luce del sole. Assomigliava a un angelo e, proprio come tale, mi fu subito accanto sostenendomi per le spalle, per evitare che cadessi a terra. I suoi occhi erano di un marrone caldo, simile a quello delle castagne che si coglievano in autunno. Non aveva nulla dell'espressione sbarazzina e provocatoria di Erion, né della serietà e compostezza che emanava Lachlan. In verità, somigliava un po' a...

«V-vi ringrazio...»

«Siete sicura di stare bene, Milady?»

«Sì. Sì, certo. Sono solo inciampata, come una sciocca.»

Il ragazzo sorrise, lasciando la presa sulle mie spalle e tornando a una distanza decorosa. Fece un piccolo inchino e una ciocca di capelli gli ricadde sulla fronte in un ricciolo adorabile.

«Sono William», disse. «Voi siete?»

«Lord William, è un piacere conoscervi. Il mio nome è Ariadne. Sono la dama di compagnia della Regina Theodora.»

Il suo sguardo si illuminò di cosapevolezza. «Oh, sì, ho sentito molto parlare di voi di recente. Siete rimasta coinvolta nell'aggressione in cui è mancato il nostro amato Re, non è così?»

Mi irrigidii, facendo un passo indietro.

«Perdonatemi», aggiunse subito, scuotendo il capo, «è stato davvero indelicato da parte mia fare menzione di quell'episodio. Non oso immaginare la paura e la sofferenza che avrete provato. Mi rincresce molto averne parlato. A volte, purtroppo, apro la bocca senza riflettere.»

«Capita sovente anche a me», ammisi con un mezzo sorriso. «Ora dovrei proprio rientrare. Di certo la Regina si starà chiedendo che fine abbia fatto.»

«Ma certo. Posso accompagnarvi? Immagino che dobbiamo andare nella stessa direzione, dopotutto.»

«Non vorrei arrecarvi disturbo.»

«Nessun disturbo. Per me è un piacere, Lady Ariadne.»

Mi porse il braccio con l'ennesimo sorriso rassicurante e, sebbene non desiderassi altro che sparire – cosa che il mio ruolo non mi permetteva – appoggiai la mano nella parte interna del suo gomito e mi lasciai guidare all'interno e poi lungo il corridoio, pensando che, se non altro, non sarei sembrata sola e miserabile come invece mi sentivo.

La Fiamma di BellarisOnde histórias criam vida. Descubra agora