Capitolo 39

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Erion

Apposi la mia firma e il sigillo reale alla confessione che Lucien mi aveva chiesto di mettere su carta come riprova della mia buona fede. Mi ci era voluto un po' per convincere il capo dei ribelli che ciò che gli stavo dicendo fosse la verità e per tutto il tempo Georgia era rimasta in religioso silenzio, con l'espressione di una persona in procinto di svenire.

La mia mossa era un suicidio, lo sapevo bene. Avevo messo la mia vita e il futuro del mio regno nelle mani di un gruppo di uomini astiosi e provati dagli eventi e non ero certo che non avrebbero usato quella confessione contro di me non appena me ne fossi andato.

Un atto di fiducia. Dare e ricevere. Io avevo fatto il mio passo e potevo solo attendere e vedere se anche loro avrebbero fatto lo stesso.

«La maggior parte dei miei uomini vorrebbe che vi tagliassi la gola in questo istante» disse Lucien, arrotolando il pezzo di carta contenente la mia confessione. Eravamo rimasti solo noi due e Kale all'interno della stanza.

«E il resto che tu usassi la confessione contro di me» conclusi per lui. «La vera domanda è: tu cosa intendi fare?»

Lucien non rispose. Si limitò a osservarmi con intensità, quasi stesse cercando di sondare la mia anima attraverso i miei occhi. Speravo potesse scorgervi la mia assoluta sincerità.

«Vi do una settimana, Principe. Io terrò a bada i miei uomini e voi dovrete mantenere la parola data e far sparire le truppe dalle nostre terre.»

«Una settimana è davvero poco tempo.»

«Ne è passato fin troppo da quando avete messo piede nelle nostre case.»

Annuii. Sarebbe stato difficile, ma non impossibile. Sarei dovuto ripartire seduta stante.

«Rivogliamo indietro le terre di confine» aggiunse Kale, che, a quanto avevo capito, era una sorta di 'secondo' in comando. «Sono nostre.»

«Per quello mi servirà un po' di più, devo verificare che...»

«Sono le uniche terre che possono garantirci delle risorse immediate, allo stato attuale delle cose» m'interruppe Lucien con fermezza. «E William Munroe se n'è appropriato senza alcun diritto.»

«Munroe?» Mi sentii come se mi avessero appena colpito allo stomaco con l'impugnatura di una spada. Sapevo che le sue terre si trovavano al confine con Omerin, ma nessuno gli aveva dato il permesso di oltrepassare quel confine ed espandere i propri possedimenti a Omerin, soprattutto vista la situazione delicata tra i nostri due regni.

«Andiamo, Altezza. Non fingete di non esserne al corrente. Quel traditore ha rivendicato quelle terre con un decreto reale.»

«Che cosa

«Credete che gli avremmo permesso di insediarsi sul nostro territorio, altrimenti? È stato il Re a garantirgli la proprietà» incalzò Alton.

Mio padre? Mio padre aveva davvero regalato delle terre che appartenevano a Omerin a William Munroe? Perché? Avevo già scoperto che alcuni territori di confine erano stati ceduti a lui, ma permettergli di occupare una zona che non apparteneva a Bellaris era...

«Assurdo» dissi piano. C'era sotto molto di più di una semplice riconoscenza per gli aiuti economici che Munroe aveva fornito alla corona, come invece sosteneva Lachlan.

Lucien soppesò la mia espressione, tuttavia avevo altri pensieri per la testa, più importanti di convincere quell'uomo della mia totale estraneità ai fatti.

«Mi auguro che mi scuserete se non mi trattengo» esordii, sistemandomi il mantello sulle spalle. «Ora devo proprio andare.»

*

La Fiamma di BellarisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora