Capitolo 15 - Parte 1

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Chiedo scusa in anticipo per l'impronta un po' forte della scena, sono stata cattiva con la nostra Ariadne questa settimana, ma mi farò perdonare, promesso!

Dove eravamo rimasti

«È davvero un brav'uomo», concluse, abbassando lo sguardo. «Spesso si mostra spavaldo e incurante, ma è sempre stato rispettoso con me. Molti nobili si prendono ciò che desiderano come se gli spettasse di diritto e senza chiedere il permesso...»
Una sensazione di gelo mi si diffuse lungo la schiena e, immediatamente, l'immagine del Re mi balenò davanti agli occhi, facendomi sprofondare di nuovo nel panico.
Chissà che cosa voleva sottintendere Lady Maire con quelle parole... c'era stato qualcuno che si era approfittato di lei?
Non ebbi modo di chiederglielo, perché, pochi secondi dopo, due figure avvolte nell'ombra emersero da dietro le siepi.

Ariadne

Un brivido ghiacciato mi scivolò lungo la schiena e, d'istinto, feci un passo indietro, scontrandomi contro Maire.

Il cuore mi batteva impazzito e il panico mi stava già paralizzando le gambe. La mia testa gridava un unico avvertimento: Il Re, il Re, il Re!

Mi aggrappai al braccio di Maire, ma, quando le due figure furono illuminate dalla luce della luna e riuscii a metterle a fuoco, ogni pensiero coerente si azzerò, lasciando spazio solo a una gran confusione.

Erano due dame, eleganti e ben agghindate, però nessuna delle due faceva parte del gruppo che era partito con noi da palazzo, quella mattina. Eppure, almeno una aveva un aspetto familiare...

«Lady Maire, puoi andare», disse quest'ultima, senza degnare la mia compagna di un solo sguardo.

Era alta e bellissima, il viso severo solcato da un paio di labbra rosse tese in una linea inflessibile. Improvvisamente ricordai dove avessi già visto quella donna: era stato diverso tempo prima, sulla terrazza che affacciava sui giardini, a corte. Lei passeggiava a braccetto con il Re e io avevo appena passato la mia prima notte nella stanza di Erion.

All'epoca le avances del sovrano mi sembravano ancora una cosa impossibile e invece lui aveva già deciso di volermi. Ma cosa ci faceva quella donna lì?

Il panico mi risalì lungo la gola, fuoriuscendo sottoforma di gemito dalle mie labbra.

«Lady Janet, io...» tentò Maire, lanciandomi un'occhiata colpevole.

«Vai, adesso.»

Mi aveva portata fin lì appositamente? Perché?

Maire non se lo fece ripetere due volte, girò sui tacchi e, sollevando l'ampia gonna, tornò in fretta e furia verso il casale, al sicuro, lontano da me e da quell'incubo a occhi aperti.

Anche io sarei voluta correre via, ma il mio corpo sembrava tramutato in pietra. Non riuscivo a muovere un muscolo, a stento potevo respirare.

«Mia cara Ariadne, non fate quell'espressione spaventata. Sono qui solo perché il Re mi ha chiesto un favore e io faccio sempre tutto quello che posso per compiacere il mio Re», disse, sottolineando le ultime parole.

«Cosa...»

Non ebbi tempo di dire altro che la ragazza al suo fianco si voltò verso la zona in penombra, facendo un cenno in direzione delle siepi. Altre due figure, questa volta più massicce, emersero dall'oscurità, portando la mia paura a livelli critici.

Incespicai e mi voltai di scatto, dando loro le spalle e iniziando a correre, ma fui bloccata dopo nemmeno tre passi da due paia di braccia possenti e implacabili.

Due ragazzi, non erano guardie ma nemmeno servitori, mi tenevano per le spalle, uno da un lato e uno dall'altro, costringendomi di fronte a Lady Janet e alla sua compagna, che mi osservavano impassibili.

Sentii gli occhi bruciare e le guance farsi bollenti per la rabbia e la paura. Scalciai, ma la mia forza era nulla in confronto a quella dei due ragazzi.

Cosa volevano farmi?

Una serie di immagini terribili mi affollarono la mente e quando feci per gridare, uno dei due tizi che mi tenevano ferma mi tappò la bocca.

«Se resti buona farò prima e sarà meno sgradevole», mi avvertì Lady Janet, avanzando verso di me. «Stendetela a terra e sollevatele il vestito.»

No. No! No!

Provai a gridarlo, ma, per quanto mi sforzassi, la mano che avevo sulla bocca attutiva ogni mio lamento o suono.

Sentii le lacrime bruciarmi le guance, mentre scendevano incontrollate lungo il viso.

Mi spinsero a terra, prima in ginocchio e poi distesa. Un ragazzo mi teneva per le spalle, l'altro afferrò le caviglie e cominciò a sollevare l'abito sulle gambe.

Un pezzo di me moriva a ogni centimetro di pelle che scoprivano, finché la stoffa non raggiunse le cosce e l'aria fredda della sera non mi provocò la pelle d'oca su ogni parte del corpo.

Pensai a Erion, a quanto fossi stata stupida a non fidarmi di lui sin da subito, a quanto mi mancassero il suo sorriso dolce e il suo tocco delicato. Pensai a lui e sentii il cuore esplodere in un milione di pezzi che sarebbero andati per sempre perduti.

Chiusi gli occhi e pregai, tentando invano di muovere braccia e gambe, mentre il tizio che mi bloccava le caviglie mi divaricava le gambe, senza alcuna difficoltà.

Lady Janet si inginocchiò accanto a me e allungò una mano sotto il mio vestito.

La sentii violare la parte più intima e preziosa di me e non potei fare nulla per impedirlo.

Erion era stato attento e dolce, lei fu dura e implacabile.

Mi fece male, ma ciò che mi ferì di più non aveva nulla a che fare con il dolore fisico, era qualcosa di profondo. Mi lacerò l'anima.

Smisi di agitarmi e lasciai ricadere il viso di lato, sull'erba, svuotata.

Lady Janet si ritrasse e poi estrasse un fazzoletto dalla scollatura e si pulì la mano con la quale mi aveva toccata.

«Il Re aveva ragione», disse soltanto.

Si rimise in piedi e si sistemò il vestito, poi, con un cenno del capo ordinò ai due ragazzi di lasciarmi andare.

Non mi mossi. Ero persa in un mare di vergogna e umiliazione ed era stato il Re a farmi questo.

«Non dirai a nessuno della nostra chiacchierata, Ariadne. Una sola parola e le conseguenze per te e per la tua adorata Lady Theodora potrebbero essere molto spiacevoli.»

Non aggiunse altro, né attese una risposta che non sarebbe mai arrivata.

Si ritirò con i suoi galoppini e mi lasciò lì, distesa in giardino, con il viso rigato dalle lacrime e un buco nell'anima.

La Fiamma di BellarisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora