Capitolo 11 - Parte 2

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Erion

Forse ero stato un po' avventato. Avevo detto ad Ariadne delle parole importanti, ma non me ne pentivo, perché le pensavo sul serio. Era quella la cosa più preoccupante, in effetti.

Non mi ero mai sentito in quel modo e sapevo che non avrebbe portato a nulla di buono.

Eppure, questo non mi aveva impedito di desiderarla, di baciarla, di immaginare tutto ciò che avrei voluto farle sul mio letto, mentre era stretta tra le mie braccia.

Ma cosa mi era saltato in testa?

Non potevo darle nulla, perciò non potevo prendere da lei quello che desideravo come se niente fosse. Non sarebbe stato giusto, lei meritava di più.

Non avrei nemmeno dovuto arrabbiarmi con lei per come aveva mantenuto le distanze nei giorni precedenti; in fondo, stava solo tutelando se stessa, perché, a differenza mia, aveva pensato bene alle conseguenze. Io non lo facevo mai, invece.

La osservai, distesa sul letto, accanto a me, con gli occhi chiusi e le labbra distese, come se stesse sorridendo.

Si fidava di me. Si era resa vulnerabile e io? Cosa le avevo dimostrato io?

Un bel niente.

Buttai la testa sul cuscino e fissai il soffitto.

Il viso di Isabella mi riempì la mente e il cuore cominciò a battere più forte, mentre lo stomaco si contraeva.

Il suo sorriso, le sue carezze, le sue labbra.

Le sue grida, le lacrime e lo sguardo sconfitto quando avevo capito cos'era successo.

E poi il suo viso pallido, gli occhi vitrei e la pelle fredda il giorno in cui l'avevo vista per l'ultima volta.

Non l'avevo protetta.

Il mio cuore si era spezzato quel giorno di tre anni prima e non era più tornato a posto.

Un lieve tocco mi strappò a quei brutti ricordi e mi fece voltare la testa di lato.

Ariadne mi guardava con gli occhi verdi carichi di apprensione.

«Sembrate triste», sussurrò.

Riuscii a sollevare le labbra in un mezzo sorriso e le circondai la vita con un braccio, tirandola verso di me.

Le posai un bacio sulla fronte e sospirai. «Brutti ricordi.»

Si agitò tra le mie braccia, facendosi piccola piccola. «Erion...»

«Dite.»

«Cosa sto facendo?»

«Siete stesa in un letto, accanto a me.»

«Appunto. Non è... io non posso provare qualcosa per voi.»

Sollevai la testa e la guardai con intensità. «Provate qualcosa per me?»

Fu il suo turno di sollevare la testa. «Be'... sì. Non vi avrei baciato se così non fosse stato.»

«Credevo di essere stato io a baciare voi», la provocai.

Lei arrossì. «Ve l'ho chiesto io, però.»

Feci spallucce e mi ributtai con la testa sul cuscino, fingendo indifferenza. Quanto ci avrebbe messo prima di dare di matto? Tre secondi?

Si alzò di scatto e balzò giù dal letto strattonando le coperte.

Due secondi. Sorrisi.

«È stato stupido. Io sono stata stupida e irresponsabile. Me ne torno in camera mia e...»

La Fiamma di BellarisTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang