Capitolo 16 - Parte 1

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Ariadne

Sbattei le palpebre diverse volte, quasi sperassi che l'ambiente attorno a me potesse sparire assieme al senso di oppressione che mi premeva sul petto. Avrei voluto essere in qualunque altro luogo, ma non lì, non con lui, non ad ascoltare quelle parole.

«Sei stupita? Pensavi che non avesse mai avuto sentimenti sinceri per una donna?»

Il Re gongolava di fronte al mio smarrimento.

Perché Erion non mi aveva mai parlato di lei?

Erion non ti ha mai parlato di niente, mi ricordò poi una voce malevola nella mia testa.

Quando mai ci eravamo confidati qualcosa che andasse al di là dell'attrazione che provavamo? Io non sapevo nulla di lui, così come lui sapeva poco o niente di me.

«Erion, Lachlan e Isabella sono cresciuti insieme, si può dire. Lady Isabella era figlia di uno di quelli che, a suo tempo, era uno dei miei più fidati consiglieri a corte. Questo la rendeva una privilegiata, ovviamente, e la portò a frequentare spesso i miei figli ed Erion si invaghì di lei.

«Era bella, intelligente, delicata, nobile. Aveva tutto. Suscitava l'interesse di molti, ma anche lei sembrava avere una predilezione per il mio secondogenito.»

Mi portai una mano sullo stomaco in subbuglio. Non volevo sapere cosa fosse successo, avevo paura di scoprire il motivo per il quale il Re si stesse riferendo a quella ragazza usando un tempo passato. Allo stesso momento, però, una morbosa curiosità mi spingeva a tacere e a lasciare che il sovrano proseguisse nel suo racconto.

«Crescendo, Lady Isabella divenne davvero avvenente e, consapevole della sua bellezza, iniziò anche a utilizzarla per i propri scopi. Ottenere favori, manipolare gli uomini, fino a flirtare con lo stesso Re...»

Non ci credo.

«'Lasciala stare', mi intimava mio figlio, accecato da ciò che provava per lei, senza vedere quanto in realtà fosse Isabella a provocarmi. Era ambiziosa, sapeva quali favori avrebbe potuto ottenere stando nelle grazie del sovrano.

«Fu a quel punto che Erion cominciò a sfidare la mia autorità. Dichiarò di voler sposare Isabella, sperando di tenerla lontana da quelle che lui definiva le 'mie grinfie'. Mi disse che era sua e che io non potevo averla. Ma Isabella non era mai stata sua. Erion la amava troppo per trattarla alla stregua di tutte le altre fanciulle. Non l'aveva toccata. Perciò, all'ennesima maliziosa provocazione di lei, io cedetti e le diedi ciò che desiderava.»

Dovetti sforzarmi per trattenere un conato di vomito. Mi piegai su me stessa, tenendomi entrambe le braccia strette attorno al busto nel tentativo di non spezzarmi.

«Erion non accettò l'accaduto e cominciò ad accusarmi di aver abusato di lei, di essere responsabile della sua morte, avvenuta qualche mese più tardi. Potevo capire il dolore che doveva provare a causa di quel tradimento, perciò lasciai correre sulle sue scenate e lo allontanai dalla corte per qualche tempo. Quando tornò, due anni più tardi, sembrava aver superato la cosa. Si dedicava alle donne, al proprio piacere e ai propri doveri. Pensavo che fosse acqua passata, ma poi sei arrivata tu, mia cara.»

Lo sguardo che lasciò scivolare su di me fu talmente schifoso da farmi accapponare la pelle. Strinsi più forte le braccia al corpo, cercando una sorta di protezione da lui.

«Deve essersi reso conto del mio interesse nei vostri confronti e ha deciso di mettermi i bastoni tra le ruote, facendosi avanti per primo, consapevole che non amo giacere con donne che sono già state assaggiate dai miei figli. Io devo essere il primo, sempre.»

«Perciò che cos'è, una specie di gara tra voi due?» mi azzardai a domandare, con la voce rotta.

Non riuscivo a capire fino in fondo il significato di ciò che il Re mi stava raccontando. Ciò che avevo pensato di Erion fino a quel momento cominciò a sfocare, lasciando intravedere, sotto la superficie, i contorni di qualcuno che non conoscevo e di cui non comprendevo le ragioni.

«Non capisci, Ariadne? È stata un'ennesima sfida alla mia autorità a portarlo da voi.»

Tutta l'aria mi fuoriuscì dai polmoni in un unico respiro strozzato.

«N-no... lui è... lui mi...» Ama? Ma me l'aveva mai detto? No. Eppure ero sicura che provasse qualcosa per me, altrimenti per quale motivo mi aveva protetta?

«Sì, lui prova qualcosa, è evidente. Per questa ragione non ti ha portata a letto. Il punto è che non prova qualcosa per te, Ariadne. Per lui, tu non sei altro che lo specchio di Isabella. Sta cercando di tenere te al sicuro perché, nella sua mente, non lo ha fatto con la donna che amava.»

A quel punto, le mie gambe smisero di collaborare e cedettero, facendomi rovinare a terra.

Picchiai le ginocchia sul pavimento freddo e umido della cappella, mentre una pioggia di dolore mi si riversava addosso, schiaffeggiando il mio cuore illuso.

«Non sei tu a essere importante per lui», continuò, trionfante. «Avrebbe fatto la stessa cosa qualunque donna avessi adocchiato. Adesso, tu sei Isabella.»

Sentii una lacrima scivolarmi giù lungo la guancia.

«Vale davvero la pena struggersi per questo?» concluse, avvicinandosi al punto in cui mi trovavo, ancora accasciata a terra.

Si chinò, fino ad arrivare al livello del mio viso, e mi prese il mento tra le dita.

«Ora senti cosa faremo io e te, mia dolce e pura Ariadne...» sussurrò, causandomi una serie di brividi ghiacciati lungo il corpo. «Quando torneremo a corte, tu ti renderai disponibile a darmi ciò che desidero, nelle modalità che più mi aggradano.»

«Altrimenti?»

«Altrimenti lui non tornerà vivo dalle terre di Omerin.»

Il cuore mi si fermò per un secondo, un istante infinito in cui mi sembrò di essere in apnea, sull'orlo del baratro.

«D-dopo quello che avete detto...» tentai, cercando di racimolare la forza necessaria a controbattere, «p-perché mi dovrebbe importare?»

Il ghigno che si allungò sul suo viso mi fece fremere.

«Perché tu lo ami.»

Lo fissai negli occhi, con la morte nell'anima e nuove lacrime che mi solcavano il viso.

Mi aveva sconfitta in ogni modo. Ero a nudo, completamente esposta davanti a quel mostro.

«Se ciò non dovesse bastare, ricorda anche che posso levare di mezzo la tua adorata Theodora con uno schiocco di dita.»

Una frustata di rabbia mi percosse, facendomi drizzare la schiena. «Non potete farle del male! È la promessa sposa dell'erede al trono!»

Lui sollevò le spalle con noncuranza. «Sarebbe un tragico incidente. La vita sa essere molto crudele, a volte.»

Inorridita, lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, abbandonando il mio corpo all'inevitabile disfatta.

«Allora, Ariadne, la vostra castità vale davvero la vita di due persone che amate?»

Fissai il muro alle spalle del Re, l'altare illuminato dalla fioca luce della luna che filtrava dalle vetrate colorate.

Ero morta. Respiravo, il mio cuore batteva ancora, ma non c'era più nulla dentro di me che valesse la pena di essere salvato.

Però c'erano Theodora e la sua felicità, c'erano Erion e la sua vita.

Loro contavano.

«Abbiamo un accordo?»

Guardai il Re, la cui mano ancora mi stringeva il mento, i cui occhi scuri mi scrutavano famelici.

«Sì.»

Un sorriso melenso gli trasfigurò i lineamenti, dopodiché, il Re si sporse su di me e mi posò un baciò sulle labbra. Mi irrigidii talmente tanto che sperai di poter trasformare il mio corpo in una statua di marmo.

Si alzò in piedi, si spazzolò gli abiti e camminò verso la porta della cappella, dando due colpi per avvertire le guardie all'esterno.

«Mi farò vivo io. Naturalmente la cosa deve restare tra noi», disse languido. «Buonanotte, Ariadne.»

La Fiamma di BellarisWhere stories live. Discover now