Capitolo 12 - Parte 2

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Erion

«Devi mandare via Theodora e Ariadne per qualche giorno.»

Lachlan alzò la testa dalle carte che stava esaminando e mi guardò come se fossi ubriaco.

«Per quale ragione? Non vuoi che la dolce Ariadne ti veda amoreggiare con altre donne?»

Picchiai le mani sulla scrivania di legno scuro, facendolo sussultare. «No, Altezza, ho bisogno che stia lontana da Bellaris finché sono a Omerin a combattere. Magari tu non mi credi, magari non te ne frega un accidente di correre il rischio, ma Aria non può stare qui, se non ci sono io a proteggerla.»

Mio fratello si alzò in piedi, lanciando le carte sul pavimento. «Proteggerla da cosa? Erion, ma ti senti quando parli?»

«E tu ti senti quando parli? Hai i paraocchi più grandi che abbia mai visto in tutta la mia vita, diavolo!»

«Adesso la devi smettere, Erion.»

«Dici? Forse, quando avrà avuto la dama di compagnia, penserà bene di provare anche la futura regina, chissà...»

Lachlan si irrigidì. «Sei disgustoso, fratello.»

«No. Lui è disgustoso e ha già provato ad approcciare Aria un paio di volte. Credimi, le sue intenzioni erano molto chiare.»

La fermezza di mio fratello vacillò per un istante. «Te l'ha detto lei?»

«Certo.»

«E tu le credi?»

«Me ne sono accorto ancora prima di lei, Lachlan. Mi è bastato vedere il modo in cui la guardava alla festa.»

«Non puoi dire sul serio. Davvero pensi che nostro padre voglia portarsi a letto una serva?»

«No. Non vuole portarla a letto, questo implicherebbe una consensualità. Lui vuole stuprarla, proprio come ha fatto con Isabella. Perché credi che lei si sia uccisa, eh?»

Il viso di Lachlan si fece paonazzo e una vena cominciò a pulsargli sulla fronte. «È questo che ti racconti Erion? Affronti il dolore della perdita cercando un colpevole che non esiste? Tra tutti, poi, proprio il Re? Dimmi, qual è il tuo problema?»

«Lui è il mio problema. E, in questo momento, tu sei il mio problema.»

Ero pronto a picchiare mio fratello, se avesse continuato nella sua crociata per difendere l'integrità morale del Re.

Lo presi per il bavero della giacca di broccato e me lo tirai a un millimetro dal naso. Lui mi afferrò il polso.

«Cosa credi di fare?» sussurrò, per nulla intimorito.

«Spacco la tua impeccabile faccia reale, fratellone.»

«Fuori di qui» sibilò, fissandomi negli occhi. «Sei fuori controllo, Erion. Stai dando i numeri.»

«Non capisci. Non hai mai capito niente. Quell'uomo non ha alcuna integrità morale, prende ciò che vuole, sempre e senza subire alcuna conseguenza. Questa storia deve finire.»

«Esci. Da. Qui.»

Mollai la presa sulla sua giacca e feci un passo indietro, con la rabbia che mi scorreva nel sangue e la frustrazione che mi riempiva il fegato. Non sarebbe mai stato dalla mia parte.

«Mi sta mandando a combattere apposta, Lachlan.»

Lui abbassò per un secondo lo sguardo sulle proprie mani, appoggiate alla scrivania.

«I disordini sono...»

«Lo so che sono veri. E sono in atto da settimane. Perché proprio adesso mi manda a combattere laggiù?»

La Fiamma di BellarisМесто, где живут истории. Откройте их для себя