Capitolo 30 - Parte 2

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Lo so, lo so, è passato tantissimo dall'ultimo aggiornamento e chiedo perdono.
Non ho dimenticato questa storia, né i suoi personaggi, sono solo impegnata su più fronti per quanto riguarda la scrittura e la vita quotidiana e non sempre è facile trovare il tempo per scrivere, e, insieme al tempo, il mood giusto.
Cercherò di essere più costante, ma non posso fare promesse. Nel frattempo, per chi volesse continuare a leggere le mie storie, potete trovare l'urban fantasy NIGHTFALL qui su Wattpad e  tutti i miei romanzi già pubblicati su Amazon, sia in ebook che su kindle unlimited ;)

Ma ora veniamo al sodo con la seconda parte di questo capitolo!

Erion

Nei giorni successivi, non riuscii a smettere di pensare alle parole di William Munroe. Non l'avevo più visto in giro, a detta di Lachlan aveva alcune cose di cui occuparsi nella sua proprietà ai confini del regno e ai membri del nuovo consiglio non era richiesta una presenza costante a corte.

Sebbene mi facesse piacere non averlo intorno, lui continuava comunque a infestare le mie giornate assestandomi un colpo dietro l'altro ogni qualvolta che mi concedevo di ripercorrere la nostra conversazione nella scuderia.

Aveva mosso delle gravi accuse, eppure non era di quelle che mi preoccupavo, quanto del suo accenno alle voci che giravano alle spalle di Aria, delle quali ero l'unico e diretto responsabile. Dovevo parlare con la Regina per capire se quelle voci fossero reali o meno, o se si trattasse di una mera invenzione di Munroe per colpirmi.

Ancora non capivo come fosse venuto a conoscenza dei trascorsi tra Aria e me e della promessa di matrimonio che le avevo fatto, quando avevo temuto di perderla per sempre.

Soprattutto, dovevo capire cos'avesse risposto Ariadne alla proposta di Munroe.

Era da poco passata l'ora della colazione ed ero certo che avrei trovato Theodora in giardino, a passeggiare con le sue dame, invece la scoprii sola, nel salottino in cui mia madre era solita prendere il tè con le proprie dame.

Dopo la morte di mio padre, la regina madre passava pochissimo tempo a Bellaris. Preferiva piuttosto starsene per i fatti propri, spostandosi tra le diverse tenute della famiglia reale, lontano dalla corte e dai suoi pettegolezzi. Da quel che sapevo, al momento si trovava sulla costa, a godersi i primi sprazzi della bella stagione assieme alle sue dame di compagnia. Anche Lady Maire, una delle poche superstiti del corteo di mia madre, era partita con lei.

L'avevo vista solo di sfuggita, prima che lasciasse la corte al seguito di mia madre, e l'unica cosa che ci eravamo scambiati era stato un lieve inchino da parte sua e un rispettoso cenno del capo da parte mia, come se non ci fosse mai stato nulla più di questo, come se non avessimo condiviso il letto e i respiri.

«Theodora.» Mi affacciai al salottino, attirando l'attenzione della regina.

Quando lei si voltò nella mia direzione, mi produssi in un leggero inchino e attesi che mi concedesse di entrare e raggiungerla.

Lei posò il libro che teneva tra le mani e sorrise.

«Erion, sai che non serve questa formalità.»

Fui di fronte a lei in pochi passi e sedetti sulla poltrona che si trovava dinnanzi al piccolo sofà su cui si era sistemata.

«Tutta sola, questa mattina?»

«Mi serviva un po' di tranquillità. Ogni tanto ho bisogno di restare in silenzio e godermi un po' di pace. Le mie dame, con il loro continuo chiacchiericcio, non lo rendono possibile.»

Abbozzai un sorriso. «Capisco.»

«Hai bisogno di qualcosa? Se cerchi Lachlan, credo che sia uscito per una battuta di caccia con Lord Deroux.»

Sapevo perfettamente dove si trovasse il mio Re, ed ero stato a mia volta invitato alla suddetta battuta di caccia. Anche Theodora ne era consapevole e il suo non era che lo sfoggio di un'arte che alle fanciulle veniva insegnata sin da quando imparavano a parlare: il conversare del più e del meno. Ogni fanciulla di nobile lignaggio era ferrata in quell'arte, poiché si presupponeva che il loro conversare servisse solo a riempire gli spazi vuoti di incontri tra uomini più o meno formali ed eventi di corte.

Non essendo l'erede al trono e avendo quindi un ruolo marginale a corte, avevo passato un'infinità di tempo con mia madre e le sue dame prima, e con numerose fanciulle poi, e avevo imparato che le donne non erano affatto accessori volti ad abbellire gli ambienti – come volevano farmi credere mio padre e i suoi Lord – e che la loro intelligenza era di gran lunga superiore a quella della maggior parte degli uomini, ragione per cui accettavano di ricoprire un ruolo frivolo a corte, consapevoli che il sentirsi superiori fosse uno dei pochi punti fermi della vita dei propri mariti.

Se Thea aveva sfoderato quell'arte con me, era chiaro che il suo intuito femminile avesse già capito qual era il motivo della mia visita inattesa.

«Sono a conoscenza degli spostamenti del Re, e tu lo sai» replicai, appoggiandomi allo schienale in velluto della poltrona.

Lei non si scompose. «Ovviamente. Stavo solo attendendo che trovassi il coraggio di pormi la domanda per la quale sei venuto qui.»

Mi passai la lingua sulle labbra, nervoso. Come volevasi dimostrare.

«Non so se ne ho il diritto...»

«Non ce l'hai» dichiarò senza mezze misure. «Ariadne ti ama e soffre. Soffre moltissimo, anche se non lo dà a vedere. Lei hai detto delle parole importanti, Erion, e per quanto io comprenda le ragioni che ti hanno indotto a fare marcia indietro, tu hai spezzato il cuore a mia sorella.»

«Lo so.»

Theodora sospirò e lisciò la stoffa preziosa dell'abito porpora sulle ginocchia. «Ciò che davvero non capisco è perché tu non sia in grado di mantenere la tua posizione.»

Mi curvai in avanti e appoggiai i gomiti sulle ginocchia, con lo sguardo puntato a terra. «Perché lei non è l'unica ad avere il cuore spezzato» ammisi.

La mano leggera di Theodora si appoggiò alla mia spalla, facendomi sussultare. Sollevai il capo e incontrai i suoi occhi celesti. «Non è facile, lo comprendo, ma hai preso una decisione e devi andare per la tua strada. Il che significa che non devi interessarti di ciò che fa Aria o degli uomini che le si propongono.»

Mi presi il viso tra le mani e lo sfregai vigorosamente. «So anche questo, tuttavia, Thea, io non mi fido di Munroe. Sono consapevole di poter sembrare solo follemente geloso, ma qualcosa non mi torna. Lachlan pensa che sia fissato e che debba smetterla di indagare su di lui, però...»

«Non mi fido nemmeno io.»

La sua confessione mi prese così in contropiede che per qualche istante non riuscii nemmeno a risponderle. Perciò, Theodora continuò, guardandosi intorno.

«Perché è così interessato ad Aria? Voglio dire, lei è bellissima ed è una ragazza d'oro, ma Lord Munroe l'ha puntata sin dal primo momento in cui ha messo piede a corte. Come uno squalo con la sua preda. Perché?»

Non avevo mai pensato alla situazione da quel punto di vista, perché, per quanto mi riguardava, notare e desiderare Ariadne era la cosa più naturale del mondo. Ora che me lo faceva notare Theodora, però, cominciavo a trovare la cosa sospetta. Era come se Munroe fosse approdato a corte già consapevole di chi fosse Ariadne e con l'intenzione di irretirla.

«In ogni caso, tu devi farti da parte, Erion» sentenziò la Regina, implacabile. «Tieni d'occhio Munroe, te lo chiedo come favore personale, ma resta lontano da Aria. Per favore.»

Non posso.

Io la amo.

Ho bisogno di lei.

Mi manca come l'ossigeno.

Morirei per poter essere di nuovo uno dei motivi per cui sorride.

Chiusi gli occhi con il cuore che palpitava all'altezza della gola e il dolore che bruciava più della peggiore delle ferite.

«Lo farò.»

Mi alzai, stringendo i pugni, per lasciare Theodora alla sua lettura. Poco prima che attraversassi la soglia del salottino, lei mi richiamò.

Voltai il capo e la guardai, in attesa.

«Non ha ancora dato una risposta a Lord Munroe.»

La Fiamma di BellarisWhere stories live. Discover now