Capitolo 18 - Parte 2

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«Morirai per strada, me lo sento.»

Lanciai un'occhiataccia a Byron mentre mi issavo, con immensa fatica, sul cavallo che mi aveva procurato. «La tua fiducia in me è toccante, amico.»

«Non si tratta di fiducia, ma di cavalcare per una giornata e mezzo con una ferita allo stomaco appena ricucita. È praticamente certo che si riaprirà.»

Sospirai, mentre Georgia, con un sorrisetto appena accennato, mi fissava la fasciatura sul ventre. «Se evitate al minimo i movimenti bruschi, i punti terranno. Non ascoltate Byron, Altezza. È troppo tragico.»

La guardai mentre premeva ai lati della garza e stringeva il nodo della benda, prima di rimettermi a posto la maglia. Era brava, delicata e decisa e anche molto precisa.

«Vi ringrazio, Georgia. Vi devo moltissimo e non lo dimenticherò», le promisi.

Lei mi guardò con un paio di occhi verde scuro che facevano concorrenza agli arbusti sempreverde che circondavano la sua modesta abitazione.

«L'unica cosa che desidero, Altezza, è la pace per il mio popolo, e spero tanto che voi possiate aiutarci in questo.»

Annuii, stringendo tra le mani le briglie del cavallo. «Farò del mio meglio, è una promessa.»

Lei abbassò il capo e si allontanò di qualche passo, per raggiungere Byron.

Il mio amico la cinse per la vita con un braccio e le accarezzò il viso con l'altra mano, scostandole i capelli dal collo.

«Tornerò presto, te lo prometto», le disse, prima di posarle un bacio sulla fronte.

Georgia chiuse gli occhi e inspirò forte, stringendo le mani sul mantello che copriva il petto del mio amico. Erano mesi che mi nascondeva la sua storia con quella ragazza, mesi in cui, di sicuro, si era ritrovato diviso tra il senso del dovere verso il proprio Re e quello di giustizia. Ero felice che avesse scelto la giustizia, così com'ero felice che provasse dei sentimenti veri e genuini per quella ragazza.

Strinsi più forte le briglie e serrai la mascella, pensando a ciò che mi aspettava a corte. Non mi importava più di nulla, ormai. L'avrei fatta pagare a mio padre per ogni crimine commesso e poi avrei portato via Aria. Ce ne saremmo andati lontano, se necessario, ma io non desideravo altro che una vita accanto a lei. Non mi interessavano le sue origini, né le mie. Contava solo ciò che provavo e ciò di cui avevo bisogno, ed era lei.

Dovevo raggiungerla prima che il Re potesse rovinare ogni cosa, prima che potesse distruggerla, ammesso che non l'avesse già fatto.

Il solo pensiero mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

«Byron, dobbiamo andare», dissi secco, senza guardare né lui, né Georgia. Non c'era altro tempo da perdere.

Il mio amico non protestò, salutò Georgia con un altro bacio sulla guancia e poi mi raggiunse, salendo con estrema fluidità sul proprio cavallo, accanto al mio.

«Siamo pronti, Altezza.»

«Voglio che tu sappia una cosa, Byron.»

La gravità della mia voce dovette metterlo in allarme, perché il sorrisetto canzonatorio che portava sulle labbra quasi perennemente si spense. «Ti ascolto.»

Fissai un punto davanti a me, visualizzando il mio obiettivo e tutto ciò che avrei fatto per raggiungerlo, a qualunque costo.

«Ucciderò mio padre», dissi, senza esitazione. «Voglio che tu lo sappia, così potrai decidere se essere nei paraggi oppure no, quando accadrà.»

Lo sentii trattenere il respiro. «Vuoi farlo per quella ragazza?»

«Lo farò per lei e per tutte le altre ragazze che ci sono state. Lo farò per Georgia, lo farò per gli abitanti di Omerin e per il nostro Regno, perché meritano un Re degno di tale nome. Lo farò per Isabella e lo farò per me.»

La Fiamma di BellarisWhere stories live. Discover now