CAPITOLO 36

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Ariadne

Allungai una mano verso sinistra, sperando di trovare il corpo caldo di Erion accanto al mio. Il mio cuore ebbe un sussulto quando le dita incontrarono solo le lenzuola ormai fredde.

Se n'era andato senza dirmi nulla. Mi aveva lasciato dormire, ignara, mentre lui si preparava da solo e partiva per una missione dalla quale difficilmente sarebbe tornato illeso.

Un'ondata di panico si impadronì del mio corpo, comprimendomi i polmoni. Mi misi seduta, premendo una mano sul petto nel disperato tentativo di placare la mia ansia e ricominciare a respirare.

Passarono alcuni minuti, prima che riuscissi a riprendere il controllo di me stessa e mi decidessi a spostare lo sguardo verso la parte vuota del letto. Sentii gli occhi pizzicare, mentre ripensavo alle parole che ci eravamo detti e alle carezze che ci eravamo scambiati la notte prima.

Se Erion non fosse tornato sarei morta. Magari non all'esterno, ma di sicuro dentro di me si sarebbe spezzato qualcosa per sempre.

La mia mano inciampò su qualcosa che sbucava da sotto il cuscino. Lo spostai e vi trovai un biglietto piegato con cura, che non esitai ad aprire.

La scrittura decisa e spigolosa di Erion spiccava sulla carta ingiallita, regalando poche semplici parole:

Ti lascio il mio cuore.
Tienilo al sicuro finché non tornerò da te.
Con amore immenso
Erion

Il respiro mi si spezzò in un singhiozzo e non potei far altro che stringermi al petto quel piccolo pezzo di carta, con le lacrime che scendevano silenziose lungo le guance e una preghiera sulle labbra.

Riportamelo a casa, ti prego. Fa' che torni vivo.

Affrontare la giornata non fu semplice e lo sguardo mesto di Thea che mi seguiva qualunque movimento facessi non mi permetteva di dimenticare, nemmeno per un misero istante, dove si trovasse Erion e cosa stesse facendo.

«Me lo direte se il Re riceverà notizie da lui, vero?» le chiesi infine, approfittando di un momento di distrazione delle sue nuove dame.

Lei posò la tazza di tè che stava sorseggiando sul piccolo tavolo davanti a lei e mi guardò. «Ma certo che lo farò, Aria.»

Avrei potuto fare finta di non essermi accorta del tono con cui aveva pronunciato quella risposta, eppure non era proprio da me rifuggire le situazioni scomode.

Sospirai e mi spostai sulla veranda, avvicinandomi alla grande poltrona in vimini su cui lei era accomodata. «Cosa dovete dirmi, Theodora?»

La mia amica posò i grandi occhi celesti su di me, scrutando con intensità il mio volto alla ricerca di qualcosa. Non sapevo cosa fosse e non intendevo nemmeno tentare di camuffare la mia espressione, perché non volevo più mentire a nessuno, nemmeno a me stessa.

«Hai intenzione di sposare Lord Munroe?» domandò lei, tranquilla, almeno all'apparenza. La conoscevo troppo bene per non notare la fossetta che le solcò il lato del mento, segno che aveva irrigidito la mandibola. Lo faceva sempre quando era tesa.

Scossi la testa, lasciandomi cadere su una sedia più piccola, di fronte a lei.

Sembrò sollevata e la cosa mi spiazzò. «Ne siete lieta?»

Theodora riprese in mano la tazza e prese un nuovo sorso, abbozzando un sorriso. «Non dovrei, eppure lo sono.»

«Come mai?»

Si passò la lingua sulle labbra, posando di nuovo la tazza. «Non mi piace quell'uomo. Non mi fido di lui. Non chiedermene il motivo, perché non saprei dartelo. Eppure è così.»

La Fiamma di Bellarisحيث تعيش القصص. اكتشف الآن