Capitolo 27

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Ariadne

Un paio di sere dopo, stavo per mettermi a letto quando sentii bussare alla porta della stanza.

Era passata da un pezzo l'ora appropriata per spostarsi per il castello e mi chiedevo chi mai potesse essere. Mi infilai rapida la vestaglia e attesi un po', per accertarmi che non fosse stato un rumore provocato da qualche servitore o guardia che passava lungo il corridoio.

Quando i lievi tocchi si ripeterono, non ebbi più dubbi. Qualcuno stava bussando.

Una strana sensazione di disagio mi riempì le viscere e, senza nemmeno rendermene conto, feci un passo indietro, stringendomi nella veste da camera. Ci misi qualche secondo per ricordare che non c'era più nessuno che dovessi temere nel castello e, nonostante la perplessità, mi avvicinai alla porta e aprii uno spiraglio.

Trattenni il fiato, con il cuore che balzava nella gola.

«P-principe...»

Erion era lì, davanti a me, bellissimo nella sua camicia bianca parzialmente sbottonata. Calzava un paio di pantaloni neri e un gilet dello stesso colore, i capelli erano in disordine, come se si fosse appena alzato dal letto dopo essercisi rotolato sopra.

Un'immagine decisamente inappropriata si formò nella mia mente, facendomi arrossire come una stupida.

Distolsi lo sguardo e lo abbassai fino a posarlo sulla sua cintura.

Pessima idea. Le guance sembrarono sul punto di andare a fuoco.

«Posso entrare o avete intenzione di lasciarmi qui a ciondolare nel corridoio come un idiota?»

Il suo tono divertito mi scaldò il petto, riportandomi ai momenti trascorsi insieme in cui non eravamo un principe e una dama di compagnia di umili origini, ma solo Erion e Ariadne, come aveva sempre detto lui. Peccato che quell'utopia si fosse infranta al di fuori delle quattro pareti di una stanza da letto con stessa velocità con cui la fiamma consuma la candela.

«Di che cosa avete bisogno, mio signore?»

Lui sospirò. «Ariadne...»

«È molto tardi. Non è decoroso che una ragazza faccia entrare un uomo nelle sue stanze a quest'ora. Sono certa che qualunque cosa vi serva, possa aspettare domani mattina.»

«No, non può aspettare.»

Lo guardai di nuovo negli occhi. «Non so di cosa abbiate bisogno ma...»

Appoggiò una mano alla porta, spingendola fino a farla sfuggire dalla mia presa. Quella si aprì, rivelando l'interno della mia stanza e lasciandomi interdetta.

«Siete voi. Ho bisogno di voi, Ariadne.»

Il tono quasi disperato e lo sguardo mortalmente serio infransero quel poco di raziocinio che mi era rimasto e mi spinsero a farmi da parte per farlo entrare.

Mi chiusi la porta alle spalle e presi un respiro profondo, chiudendo gli occhi.

Il cuore batteva forte, le gambe mi pregavano di raggiungere Erion e di trovare conforto tra le sue braccia. Il mio corpo ricordava perfettamente la sensazione del suo petto contro il mio, delle sue mani tra i capelli, del suo calore. Era dentro la stanza da pochi secondi e già sentivo la sua presenza ovunque, il suo profumo che mi guidava verso di lui come una melodia incantata. Mi aggrappai con forza alla maniglia, obbligandomi a restare dov'ero.

«Siete silenziosa» commentò guardandosi intorno. Chissà che cosa pensava di quella stanza così modesta e piccola in confronto alla sua.

«Non saprei davvero cosa dire, Principe.»

La Fiamma di BellarisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora