𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙄𝙄𝙄. ⚽💙

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“Siamo bravissimi io e te
a ignorarci
a non guardarci più
a non scriverci
a non chiamarci
ma dimmi,
tutto questo ha senso se poi
continuiamo a pensarci?”
















Il tempo sembrò fermarsi quando mi ritrovai nuovamente nella mia stanza.
Mi era mancata terribilmente.

Osservai con occhi sognanti i led presenti su tutti i lati delle pareti, i quadri, le foto ricordo e molto altro.

Quella era la mia dimensione, e più di ogni altra cosa presente in quella casa mi era mancata.
Adoravo passare le serate nella penombra della mia stanza, con i soli led di colore differente accesi a farmi luce.
La mia stanza mi rappresentava a 360°, piena com'era di foto delle persone che amavo.
C'erano tutti i miei amici, e anche coloro che avevo conosciuto nel mio viaggio in America.
Mi scaldava il cuore osservare quelle foto coperte di calde lucine color del miele.
Sorrisi istintivamente.

Passai parecchio tempo a guardare la mia camera, come se fosse un monumento di chissà quale museo.
Era la perfetta rappresentazione di ciò che avevo dentro, della tempesta che avevo dentro mischiata alla voglia di vivere e di realizzare i propri sogni.

Mi buttai sul letto, e chiusi gli occhi.
Mi misi a pensare a quei lunghi mesi, trascorsi tra un concerto e un bacio rubato con Damiano, passati a cercare di diventare qualcuno, passati a cercare di conquistare il suo cuore....

Non avrei mai rinnegato ciò che c'era stato tra noi, perché per un periodo era stata l'unica cosa capace di tenermi in vita.
Era grazie a lui se oggi non ero più un'autolesionista.
Era grazie a lui se non ero più anoressica.
Damiano mi aveva dimostrato che i mostri che avevo dentro non erano miei nemici, ma miei amici.
Che mi avrebbero fatto riflettere sulla persona che ero e su quella che volevo diventare.

Perché stai pensando ancora a lui, Karen?
Dopo tutto quello che ti ha fatto?

Cercai di rimuovere Damiano dalla mia mente, ci provai con tutta me stessa, senza riuscirci.
Era tutto inutile.
Mi aveva fatto un bel po' male, ma anche un bel po' bene.
E dimenticarsi di qualcuno che ti ha dato troppo da ricordare non è mai semplice.
Mai.

Le ore passarono, eppure io ero sempre là, nel mio letto ferma a pensare.
Mi passò per la mente il momento in cui avevo deciso di intraprendere il mio percorso con i social, con la musica....
Insomma, pensai a tutte le volte che ero rinata dopo una sconfitta.
Questa volta però non sarei rinata, perché io ero viva.
Viva più che mai.
E non mi sarei disperata per la fine di un rapporto di lavoro e di una relazione.
No.
Avrei reagito in modo diverso.
Avrei cercato di apparire indifferente a tutto ciò, e magari anche felice di essermi liberata dell'esposizione mediatica provocata dalla mia permanenza nei Måneskin.
Mi sarei comportata da perfetta stronza quale ero in una piccolissima parte di me.
Sì, avrei fatto così.
Però poi la mia attenzione ricadde sulla foto che avevo appesa con me da piccola, con le treccine more e gli occhi verdi che ridevano in braccio a mamma e papà.
Ero felice lì.
Molto felice.

Le persone mi hanno sempre detto che quando sono felice mi brillano gli occhi.
È un' qualcosa di stupido a cui io personalmente non ho mai creduto, ma guardando quella foto mi vennero alcuni dubbi a riguardo.
I miei occhi brillavano, ed erano lo specchio della mia anima da piccola.
Mi raccontavano che adoravo correre in giro, e che mi piaceva un sacco giocare con le bambole.
Adoravo anche disegnare, ma sempre e solo vestiti!
E fin da piccola avevo iniziato a suonare la mia amata chitarra.

Qui eri felice Karen, eh?

Avrei dato tutto il possibile per tornare ad essere la bambina felice di quelle foto.
Ma una volta che si è cresciuti non si torna più indietro.
È un punto di non ritorno.
Non puoi' tornare ad essere bambino quando in realtà sei già cresciuto.
Mi scese una lacrima solitaria sulla guancia destra, ma io la ignorai e cercai di non pensare più a quando ero veramente felice.

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora