𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙇𝙑𝙄. ⚽💙

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⚠️ AVVISO! ⚠️
Buonasera cari lettori e lettrici.
Vi invito a leggere con attenzione lo "spazio autrice" di oggi a fine capitolo.
Detto questo, vi ringrazio per l'attenzione e vi lascio al capitolo.

"La paura
è come un mostro.
Non puoi'
lasciarla
crescere."












Vedere tua sorella di quasi quindici anni piangere stesa accanto a te, non può che farti stringere il cuore.
Non volevo che Sahara soffrisse per nessun motivo al mondo.
Le volevo troppo bene.
Ma, a dire il vero, scoprire che papà aveva un tumore non fu un colpo facile neanche per me.
Fino a quel momento ero stata sicura che non fosse stato nulla di grave.
Ma le espressioni preoccupate di papà e di mamma erano servite a farmi cambiare idea ben presto.
Quella cartella clinica ci stava rivelando qualcosa che i nostri genitori non avevano il coraggio di dirci a voce.
Rimasi così male nel scoprire che mia madre non aveva voluto rivelarvi nulla circa la salute di papà.
Avrei potuto capire se lo avessero voluto nascondere a Sahara in quanto ancora piccola, ma io avevo diciotto anni!
Non ero più una bambina, e capivo benissimo cosa potesse significare scoprire di avere una malattia così grave.
La nostra vita sarebbe cambiata in pochissimo tempo.
Pensai alle cure che papà avrebbe dovuto fare, dalle chemioterapie alle radioterapie e alle eventuali operazioni che avrebbe dovuto subire.
E anche se fosse riuscito a sconfiggere il tumore, questo si sarebbe ripresentato più volte nel corso della sua vita.
Ormai qualcosa nella nostra famiglia si era spezzato per sempre.
Credevo veramente che la famiglia Ferrari fosse la più serena e tranquilla di tutte.
E così era stato, almeno fino a qualche giorno prima.
Mi piaceva tornare in famiglia dopo lunghi periodi trascorsi fuori, perché sapevo che avrei sempre trovato Jessica a correre per il salotto e papà a guardare il Napoli mentre mamma preparava i suoi soliti biscotti al miele.
Erano la mia unica certezza, loro.
L'unica cosa che sapevo che non si sarebbe mai spezzata, aldilà dei fidanzati e delle amicizie, che sarebbero potuti andare e venire.
E adesso stavo vedendo lentamente andare via ogni mia certezza.
Ben presto, avrei dovuto scegliere l'Università e di conseguenza perdere i contatti con molti dei miei compagni di Liceo.
Ogni mia certezza si stava lentamente sgretolando, ma sapevo che avrei avuto sempre Federico e Sahara al mio fianco.
Nel momento in cui avevo letto il referto accanto alla mia sorellina, avrei voluto piangere a dirotto.
Ma la vita mi aveva indurita, e mi aveva resa così forte da resistere a prima vista anche ai colpi più forti.
Se avessi pianto, sapevo che per Sahara le cose sarebbero state più difficili del previsto.
Si sarebbe preoccupata non solo per papà, ma anche per il mio stato d'animo.
E io non potevo permettermelo.
Sahara doveva essere la ragazzina serena di un tempo, anche se non sarebbe stato facile vedere papà debilitato per colpa (o per merito) delle cure contro il tumore.
Sarei dovuta essere la spalla di mamma, ancora una volta.
Mi attendevano dei mesi duri che sarebbero stati i più lunghi della mia esistenza, ma questa volta non ero sola ad affrontarli.
C'era Federico affianco a me, e io sapevo che non mi avrebbe mai lasciata.
Avrebbe lottato per me, e mi avrebbe dato la forza per superare quel brutto periodo.
Papà sarebbe stato di nuovo bene e io avrei scelto l'Università adatta a me.
Sarebbe andato tutto per il meglio, bastava crederci!
Ma la vita mi aveva insegnato a non sperare troppo in qualcosa, per la paura di essere delusa.
Ero fermamente convinta che ne saremo usciti tutti sani e salvi ma cambiati nel profondo.
Perché una malattia ti cambia, ti fa diventare una persona diversa.
E soprattutto, arriva nel momento peggiore di tutti, nel momento più felice.
Sapevo che nulla sarebbe stato più lo stesso da quel momento.
E a confermarmelo vi erano i pianti di Sahara, sempre più frequenti.
Ma io ero la sua sorella maggiore, e l'avrei aiutata nei suoi momenti di sconforto, così come avrei aiutato mamma.
Quanto a me....
Mi sarei chiusa in bagno a piangere, oppure lo avrei fatto stringendo il mio cuscino di notte nella mia stanza.
Di nascosto da tutti.
Come avevo sempre fatto.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now