𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙓. ⚽💙

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“Hai presente quando,
con gli occhi speranzosi
e l'anima felice,
i bambini preparano
latte e biscotti
per Babbo Natale?
Ecco, con quella stessa dedizione
e con tutto l'amore che ho,
io ti preparo il cuore
e ti aspetto qui.”




FEDERICO CHIESA'S POV:

Non avrei mai pensato che a soli vent'anni avrei potuto vincere un Europeo.
Non avrei mai pensato di poter fare la differenza nella scalata verso il successo della mia Italia.
Io non avrei mai pensato di poter diventare anche solo un qualcuno che si avvicinasse a mio padre.
E invece adesso ero li', che aspettavo che quella medaglia mi venisse messa al collo.
Da quella notte, tutto sarebbe cambiato.
Niente sarebbe stato più lo stesso.
Io non sarei stato più lo stesso.
Perché una notte così ti cambia.
Ti cambia nell'anima.
E nonostante la mia caviglia continuasse a sanguinare, a me non importava.
L'avrei lasciata sanguinare.
In quel momento io volevo soltanto essere Federico, un ragazzo normale che aveva esaudito il suo sogno più grande da protagonista.

Il mio turno per ricevere la medaglia si avvicinava sempre più.
Eravamo in fila, ed io vedevo i miei compagni commuoversi mentre venivano premiati.
Io avevo la bandiera italiana sulle spalle, e non avevo intenzione di toglierla.
Ero orgoglioso del mio Paese.

Corsi verso coloro che si occupavano della premiazione.
Mi misero la medaglia, e io corsi a baciare la Coppa.
Non mi sembrava vero.
La toccai per assicurarmi che quello non fosse soltanto un sogno.

Non è un sogno, Fede, è tutto vero.

Avevo gli occhi lucidi, lo sguardo sognante....
Non ero mai stato così felice in vita mia.
Adesso mancava solo la ciliegina sulla torta, a cui tenevo forse più che a quella vittoria.
Corsi per tutto il campo con la bandiera, e andai ad abbracciare Nicolò.
Era un po' commosso anche lui, e mi diede una pacca sulla spalla.

“Ce l'abbiamo fatta Fede, hai visto?”
“Si Nicolò....
Siamo troppo forti!”
dissi io, mentre ci abbracciavamo di nuovo.

Le nostre strade si separarono poco dopo, visto che tutti si stavano facendo i selfie con la Coppa.
Arrivò pure il mio momento, e avrei voluto che durasse per sempre.
Corremmo verso gli spalti per festeggiare con i nostri tifosi la vittoria, mentre gli Inglesi abbandonavano lo stadio amareggiati.

È una notte magica.

Poco dopo, presi il possesso del mio cellulare.
Feci foto su foto, ma la prima cosa che feci fu aprire Instagram.
Selezionai l'icona del messaggio vocale.

“Karen, hai visto?
Abbiamo vinto!
Abbiamo vinto!!!
Avevi ragione tu.....
Ti prego, posso chiamarti?
Ho bisogno di vederti.”

Ero emozionatissimo.
Non riuscivo a controllarmi.
Ma era ciò che volevo.
Io volevo vederla.
E non importava che io fossi a Wembley circondato da milioni di persone.
Avevo bisogno di sentire lei, perché altrimenti la mia notte non sarebbe stata veramente magica.
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“Siri, chiama mamma.”

Mia madre mi era sempre stata vicina in quel percorso.
Aveva evitato che le persone facessero paragoni tra me e papà.
Mi mancavano, erano mesi che non li vedevo, così come pure mio fratello.
Avevo bisogno di sentirla, e soprattutto di vederla.
Volevo che fossero veramente orgogliosi di me.

“Mamma, abbiamo vinto!
Guarda qua....”
dissi mostrandole la medaglia.

Mi accorsi di avere ancora gli occhi lucidi.
Ma, non era forse normale?
Io quella sera ero rinato due volte.
La prima era quando avevo sentito Karen.
La seconda era in quel preciso istante.
Ce l'avevamo fatta ed io non ci credevo ancora.
Osservai la Coppa e la medaglia incredulo.
No, dopo quella notte nulla sarebbe stato più lo stesso.

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now