𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙓𝘾𝙑𝙄𝙄. ⚽💙

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⚠️ AVVISO! ⚠️
I fatti che verranno raccontati nel capitolo sono frutto della mia fantasia. Non ho nulla contro nessuno dei personaggi che verranno citati.
Fa tutto parte della storia, e nulla ha il fine di diffamare o esprimere il mio parere su una situazione delicata come quella di cui parlerò. È per la storia, solo e soltanto per essa, dunque non rappresenta in alcun modo la realtà o il mio pensiero a riguardo, né tantomeno quello dei personaggi. Detto questo, buona lettura!









"Per uno strano
scherzo del destino,
sono le persone
spezzate
quelle che
riescono meglio
a farti sentire
nuovamente
una persona intera."






















Certe volte mi capitava di sentirmi addosso molto più dei miei diciotto anni. Di aver trascorso molte più primavere, di aver visto molti più tramonti e di aver spento molte più candeline. Ma la verità è che io ero sempre stata un passo avanti a tutto, sempre e comunque. Succede così quando si pensa troppo. Di vite ne avevo vissute tante, anche per merito della mia grande passione per la lettura. Non mi era mai capitato, però, di ritrovarmi a convivere con lo stesso ragazzo che fino a poche settimane prima dichiaravo di odiare a morte. Era una di quelle cose che non mi sarei mai immaginata di fare. La mia vita era in continuo cambiamento, e non smetteva mai di stupirmi. Il mio litigio con Federico mi aveva portata a fare un brusco incidente in motorino, e mi ritrovavo a dover recuperare me stessa accanto al ragazzo più inaspettato di tutti: Nicolò Zaniolo. Nel giro di pochi giorni, sentivo di esser cambiata radicalmente. Avevo ricominciato a suonare la chitarra, seppure fosse difficile fare gli accordi senza neppure piegarsi su di essa. Quanto ai Måneskin, li avrei rivisti breve. E non potevo esserne più felice. Da quando ero arrivata con Nicolò a Roma, sentivo di star ricominciando gradualmente a recuperare me stessa. Le mie giornate erano tranquille, passate davanti alla televisione o al telefono con le amiche di sempre, nella paziente attesa che Nicolò facesse rientro a casa. Perché io, ogni sera, mi ritrovavo ad aspettare con ansia il suo rientro, come una moglie che aspetta ogni sera suo marito. Scene come quelle me le ero immaginate nel mio futuro, ma non mi sarei mai aspettata di vivere una situazione del genere con il ragazzo più inaspettato di tutti. Ma la vita sa sempre sorprenderci, e anche le persone. Nicolò si era dimostrato attento ai miei bisogni, e mi aveva fatto pesare meno quell'incidente che gravava sulle mie spalle. Si era preso davvero cura di me, senza smettere mai di prendermi in giro e divertirsi con me. Ogni giorno il nostro rapporto cresceva un po' di più. Quando mia madre mi telefonava la sera e mi chiedeva cosa stessi facendo, le rispondevo sempre che ero al letto a dormire, per tranquillizzarla.
La verità è che passavo le mie serate a guardare stupide serie TV con Nicolò, per poi commentarle come soltanto noi sapevamo fare. La mia gamba continuava a fare male, ma il suo sorriso era come un antidolorifico per me. Le litigate non mancavano, ma litigare con lui era quasi piacevole e talvolta stimolante. Sentivo di aver trovato il mio posto nel mondo, a Roma, nonostante le ferite della mia anima fossero ancora aperte. Lì, con Nicolò, in quella città, mi sentivo un po' meno sola del solito. Perché avevo ricominciato ad amare me stessa, e a provare a vivere la vita che desideravo. Quanto a lui... Non mi aveva raccontato ancora la sua storia, ma non pretendevo che lo facesse. Se lo avesse voluto fare, sarebbe stata una scelta solo e soltanto sua. Io non avrei forzato i suoi racconti. Perché, con Nicolò, non mi servivano tante parole. Riuscivo a decifrare ogni suo sorriso e ogni suo sguardo perso nel vuoto. E di lui sapevo ben poco. Ma riuscivo ugualmente a capirlo, senza bisogno di parole. E, nel profondo del mio cuore, sapevo che anche per lui era così. La parte più esilarante della nostra convivenza consisteva nel dormire: lui che desiderava dormire nel suo letto, io che insistevo affinché dormissimo separati. Ogni sera vi era una lotta differente per scegliere le nostre "postazioni", ma non andavamo mai a dormire senza aver fatto pace ed esserci stuzzicati come soltanto noi sapevamo fare. La scuola andava male, sentivo i miei famigliari lontani così come la maggioranza dei miei amici, Federico mi aveva lasciata, eppure ero ancora lì. A lottare. A sorridere. E, anche se non volevo ammetterlo, era tutto merito di Nicolò. Quel ragazzo che con tutti i suoi difetti stava rendendo la mia convalescenza migliore. E non solo essa. Anche il mio mondo interiore. A volte servirebbe soltanto trovare qualcuno che ci capisca senza bisogno di tante parole. Ed io, sentivo di averlo trovato. Nello stesso ragazzo che un mese prima insultavo. Quello stesso ragazzo che era la principale ragione del mio sorriso.
No, la vita non avrebbe mai smesso di stupirmi.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now