𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝘾𝙄𝙄. ⚽💙

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🎶 É consigliato l'ascolto della canzone "Perfect" di Ed Sheeran durante la lettura del capitolo.
Buona lettura! 🎶







"Giuro, mi
fai venire
voglia di
futuro."















FEDERICO CHIESA'S POV:

Quella mattina, quando fui svegliato dal miagolio disperato del gatto del vicino, il mio primo pensiero andò a lei, come sempre. Mi alzai velocemente dal letto e sistemai le coperte sgualcite.
Poi, osservai l'orologio. Le dieci di mattina. Ma quanto avevo dormito?
Avevo pensato per tutto il tempo a Karen, tanto che addormentarmi per me era diventanto impossibile. Avevo preso sonno soltanto verso le due di notte, quando le mie palpebre si erano fatte pesanti e il sonno aveva avuto la meglio sui pensieri. Mi guardai allo specchio, e sistemai i capelli scompigliati. Mi ricordai di quando Karen mi aveva detto che mi preferiva così, al naturale, appena sveglio, con i capelli fuori posto e il sorriso limpido. Ormai era impossibile per me non associare un ricordo con lei ad ogni mia mansione quotidiana. Era passato più di un mese dall'ultima volta che le mie labbra avevano sfiorato le sue, ma lei mi mancava terribilmente. Quando ci eravamo lasciati, non avevo capito l'enorme errore che avevo commesso lasciando una ragazza come Karen. Ma, in quel mese, avevo avuto l'occasione di pensare molto a noi due e alla nostra relazione. E, per quanto avessi cercato di dimenticarla, mi ero accorto che dimenticare una come Karen era impossibile. A distanza di tre mesi da quando ci eravamo conosciuti, ritrovavo un Federico quasi ventiduenne ancora più innamorato di quella "misteriosa" ragazza dagli occhi verdi. Ricordai di quando, pochi giorni prima del suo compleanno, avevo chiesto a Benedetta consiglio per acquistare un regalo alla mia Karen.
La mora mi aveva suggerito di regalarle una borsetta di marca, oppure un paio di orecchini presi dal gioielliere più costoso della città. Ed io, con grande decisione, le dissi che avrei voluto fare a Karen un regalo che lei difficilmente avrebbe dimenticato.
Benedetta aveva ironizzato, dicendo che qualsiasi regalo le avessi fatto io lei non se lo sarebbe sicuramente dimenticato. Ma io volevo lasciare il segno. Non riuscivo a togliermi dalla testa il suo sguardo così vero e seducente allo stesso tempo, che mi aveva fatto perdere la testa. Così, decisi di acquistarle un ciondolo con una mezzaluna tempestata di brillantini.
Ero sempre stato un grande appassionato di Astrologia, e i poeti l'avevano sempre descritta come colei che illuminava le notti buie degli uomini. Avevo sempre considerato la Luna un pianeta piuttosto misterioso, pieno di segreti ed incognite, tanto da non potersi considerare un vero pianeta, bensì un satellite. E Karen mi aveva sempre ricordato la Luna, che tanto avevo amato nel periodo in cui l'avevo studiata tra i banchi di scuola. Benedetta era sicura che a Karen, quel ciondolo, non sarebbe proprio piaciuto. Ma io non mi persi d'animo, e percorsi più di centoventi chilometri con l'automobile soltanto per consegnarle il gioiello nella sera del suo compleanno. Quella sera, vedendo il suo sorriso così luminoso, avevo capito che lei sarebbe stata la donna della mia vita. Nessuna ragazza mi aveva mai fatto un effetto simile, e percepivo in Karen qualcosa che le altre non avevano. Lei voleva soltanto essere amata, nonostante tutto. Quando la vidi per la prima volta, sentii sin da subito che lei non era una ragazza come tutte le altre. Karen era apparentemente tranquilla, ma era quel tipo di ragazza che avresti potuto riconoscere fra mille, nella calca degli autobus e delle metropolitane. La sua anima aveva iniziato a dialogare con la mia sin dal nostro primo incontro ed io ero certo che fossimo legati da un filo rosso indissolubile. La mia mente andò anche al periodo in cui, in preda ai dubbi circa la nostra relazione, avevo abbandonato Karen al suo destino, tornando tra le braccia di Benedetta. Non mi riconoscevo più. Ma, quando rividi Karen a Milano, capii che mai avrei potuto dimenticarla o sostituirla con un'altra ragazza. Perché Karen, come direbbe Lorenzo, non si lascia.
Ed io non finirò mai di rimproverarmi per quella maledetta sera in cui la lasciai, facendole passare una delle notti più brutte della sua vita. No, non avrei mai potuto perdonarmi un gesto del genere. Quel periodo trascorso lontani l'uno dall'altro non mi aveva fatto altro che far capire quanto tenessi realmente a lei, e quanto fossi ancora innamorato di quella moretta dai vispi occhi verdi. Perché si, era lei quella che avrei voluto portare un giorno all'altare. La stessa che avrei voluto come madre dei miei figli. La stessa che avevo perso per colpa dei miei numerosi errori, ma che avrei riconquistato con le mani e con i piedi.
Perché io avevo ancora molto da dare a Karen, e lei a me. Ma sarebbe stato difficile, molto difficile. Come cantava Venditti, certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. Ed io sperai che il nostro sarebbe ritornato, perché io, senza Karen, mi sentivo perso. Eravamo milioni di persone, ed io avrei potuto avere qualsiasi ragazza avessi desiderato. Ma io volevo lei. Solo e soltanto lei. E quella era la mia occasione di urlarle quanto la amassi.
Uscii dalla mia camera, perso nei miei pensieri, e mi recai in salotto.
Come avevo fatto a sopravvivere tutto quel tempo senza di lei?
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora