𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙇𝙓𝙓𝙓𝙑𝙄𝙄𝙄. ⚽💙

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"Che te lo dico
a fare che
mi manchi
se tanto
non posso
colmare il
vuoto che
hai lasciato
dentro
di me?"



















Era un tranquillo pomeriggio di inizio Autunno, a Milano, di quelli freddi quanto le notti di Gennaio. Ero uscita di casa nel primo pomeriggio, intenta a comprare qualche vestito nuovo a Jessica, la mia sorellina. Jessica si era lamentata del fatto che tutte le sue amichette piacessero ai ragazzi della classe soltanto perché si vestivano di rosa. Lei, che il rosa lo aveva sempre detestato, mi aveva chiesto di portarla in un negozio a comprarsi "tutti vestiti rosa". La richiesta della bambina era bizzarra tanto quanto comprensibile.
Lei voleva essere esattamente come tutte le sue compagne, anche se era proprio quel suo amare i colori più particolari che la rendeva Jessica al 100%. Lo avrebbe capito col passare degli anni. Per il momento, mi limitai ad accettare la richiesta della mia sorellina. In quei giorni, papà era tornato a casa dall'Ospedale.
Avevamo dato una grande festa al suo ritorno, a cui avevano partecipato anche i genitori di papà, che vivevano a Napoli, in campagna. Eravamo tutti così felici per lui! Sembrava come se avesse superato uno degli ostacoli più grandi della sua malattia. Alla festa, erano stati invitati anche i miei amici più cari: Elisa, Vanessa, Margherita e Sofia.
Sahara aveva invitato anche Lorenzo, che era venuto senza problemi.
Quei due si amavano da morire!
Li invidiavo, nel profondo del mio cuore. Vederli amarsi così tanto, mi ricordava i tempi in cui io e Federico ci amavamo esattamente come loro.
Quel pomeriggio, mano nella mano con Jessica, rividi Federico in un negozio di abbigliamento, intento a fare acquisti in compagnia di una mora, che ipotizzai fosse Benedetta. Il mio cuore aveva mancato di un battito quando l'avevo visto. Il ragazzo sorrideva e consigliava la giovane circa i vestiti da indossare. Non aveva mai fatto qualcosa di simile con me. E soprattutto, non mi aveva mai guardata in quel modo. Passai tutto il resto della nottata a chiedermi perché, tra tanta gente, avessi dovuto incontrare proprio lui in quel maledetto negozio.
Jessica era felice, ma io un po' meno.
Non potevo fare a meno di pensare che io ed un pezzo del mio cuore eravamo stati lontani di pochi metri e non ci eravamo neppure salutati. Io e lui, che un tempo eravamo inseparabili, separati da un muro più grande di noi.
Non potevo sopportalo. E benché fossi stata forte fino a quel momento, quella dannata notte decisi di chiamare Federico. Già, non lo avevo mai fatto.
E probabilmente lui non mi avrebbe nemmeno risposto. Con le lacrime che mi rigavano il volto, mi dissi che la vita era soltanto una, e dovevo dirgli tutto.
Dovevo lasciargli il mio ultimo "ti amo" e quanto mi sarebbe piaciuto saltargli al collo nel momento in cui l'avevo visto dentro al negozio. Così, nel cuore della notte, telefonai al ragazzo.
Provai più e più volte, finché a rispondermi non fu una voce femminile. Ricordo esattamente gli attimi in cui, con la voce rotta dal pianto, le avevo chiesto di passarmi Federico. E ricordo anche il momento in cui, col cuore spezzato, mi ero accorta che la ragazza con cui stavo parlando era proprio Benedetta. Lei era con Federico, quella notte. Ed io ero sola nel mio letto, con le lacrime che scendevano imperturbabili sulle guance. Chiesi alla ragazza di dire a Federico che avrei tanto voluto vederlo, in mattinata, al Duomo. Per vedere l'alba. Era una follia, e sicuramente Federico non avrebbe mai accettato.
Probabilmente Benedetta non glielo avrebbe neppure raccontato. Ma pazienza. Dovevo provarci. Il mio cuore e i miei sentimenti per quel ragazzo facevano più rumore del previsto.
Volevo dirgli tutto. E ciò non significava che saremmo tornati assieme, affatto.
Significava semplicemente che lui si sarebbe reso conto di ciò che stava per perdere. Perché se non si fosse presentato quella mattina, avrei capito quanto non gliene importasse più di me. E forse, sarei riuscita a convincere il mio cuore di quanto non fosse giusto amare qualcuno che non mi amava.
Sapevo che sarebbe stato impossibile.
Il mio battito continuava a diventare irregolare davanti a Federico, ed io perdevo il lume della ragione quando mi trovavo davanti a lui. Avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa, eppure i miei sentimenti per lui non sarebbero cambiati. Mai. Il mio cuore gli apparteneva. E mi odiavo, perché gli stavo permettendo di giocarci.
In fondo, sapevo che non mi meritava.
Ma volevo guardarlo negli occhi un'ultima volta, e confessargli tutto.
Dal primo all'ultimo briciolo d'amore che avevo per lui. Quella mattina, avrei permesso al mio cuore di battere in libertà per quel ragazzo che tanto avevo amato. Ma sarebbe stata l'ultima volta. Dopo, non mi sarei più permessa di amare qualcuno che non mi amava.
Ma quella mattina.....
Quella mattina sarebbe stato tutto possibile, davanti ai primi raggi del Sole. Il mio Sole sarebbe continuato a sorgere anche senza Federico.
Ma la Luna? Non avrei saputo più guardala con gli stessi occhi. Perché in lei rivedevo quella magica notte in cui lui mi aveva donato quel ciondolo da cui non mi separavo mai. Perché essa, con la sua luce, mi ricordava quanto l'amore di Federico avesse illuminato le mie notti più buie. E mi ricordava anche quanto il nostro amore fosse, ormai, un lontano ricordo.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now