𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙇𝙄𝙓. ⚽💙

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⚠️ AVVISO! ⚠️
In questo capitolo saranno presenti scene di sesso esplicite e molto forti.
Se non sono di tuo gradimento, passa al capitolo successivo!

"E guardami
le labbra
per poi
baciarmi
lentamente
ritrovandoci poi
a fare
l'amore."























Io e il calcio: due mondi opposti.
Se mi avessero detto che mi sarei trovata il ventidue di Agosto all'Allianz Stadium di Torino a fare il tipo per la Juventus, non ci avrei mai creduto.
Fin da piccola, infatti, non avevo mai sopportato il calcio.
Mio padre passava i Sabato sera a guardare le partite del suo amato Napoli, ed io mi divertivo a mettermi davanti alla televisione per impedirgli di vedere la partita.
Con gli anni, mio padre ha provato a farmi amare quello sport che lui tanto amava.
Mi compró la maglia della Nazionale, così come alle mie sorelle, ma non ci fu nulla da fare.
La sua sfortuna era stata quella di avere tre figlie femmine a cui del calcio non poteva importare di meno.
Quando Jessica aveva manifestato a cinque anni l'esigenza di iscriversi a danza, papà aveva provato a farle cambiare idea facendole seguire tutte le partite del Napoli e poi promettendole in cambio un regalino se la squadra avesse vinto.
Insomma, le aveva provate proprio tutte!
Qualche volta, lo sentivo chiedere alla mamma se volesse fare un altro figlio, magari maschio.
Ma era ovvio che mia madre non avrebbe mai accettato: aveva quarantadue anni, una carriera da professoressa già avviata e nessuna voglia d'avere a che fare nuovamente con pannolini e biberon.
Così, papà si affidava a me.
Sperava che mi fidanzassi con un calciatore, o con un ragazzo che nella vita sognasse quantomeno di giocare nei grandi campi della Serie A.
Ovviamente non avevo soddisfatto le sue aspettative: i miei ex erano degli adolescenti figli di papà con nessuna passione o voglia di lavorare.
Papà, però, continuava a sperarci.
E quando, durante le partite del Napoli, provava a convincermi a guardarle con lui corrompendomi mostrandomi le foto dei calciatori più attraenti, io rifiutavo categoricamente.
Non capivo come mai undici scemi dovessero rincorrere un pallone per novanta minuti e guadagnare più di un medico che in quei novanta minuti avrebbe potuto salvare chissà quante vite.
Detestavo, poi, le serate in cui mio padre e mio zio Luca si riunivano nel salone di casa mia e guardavano le partite a suon di birre e pizze a volontà.
Non seguivo neanche le partite della Nazionale, allergica com'ero al calcio.
Quando però erano iniziati gli Europei, Damiano, Victoria, Ethan e Thomas mi avevano invitato a guardare con loro la prima partita.
Avevo accettato, perlomeno avrei passato una bella serata in compagnia dei miei amici di sempre.
Sorprendentemente, mi ero divertita parecchio a seguire la partita.
Avevo percepito nei ragazzi di Mancini un valore aggiunto rispetto alle altre squadre.
Così, avevo iniziato a seguire l'Europeo, documentando le serate passate a guardare le partite sul mio account Instagram.
I miei followers si erano divertiti a vedermi esultare a ogni gol dell'Italia, e avevano scoperto un lato del tutto inedito di me: quello ironico.
Gli Europei mi avevano dato la possibilità di scoprire un mondo del tutto nuovo per me: quello del calcio.
Poi, con l'arrivo di Federico nella mia vita, tutto era cambiato.
Da quel momento, avevo provato a seguire ogni sua partita e a documentarmi sui più forti attaccanti della Serie A.
Passavo gli interi pomeriggi attaccata al cellulare a cercare di capire cosa fosse un fuorigioco (fallendo miseramente).
Col tempo, il calcio stava diventando una delle mie prime passioni.
Un po' per Federico, un po' per passare il tempo nei caldi pomeriggi d'estate a Milano, e un po' anche per rendere orgoglioso di me papà.
Quel giorno, perciò, era davvero un emozione per me trovarmi nello stadio della Juventus a tifare per Federico.
Quella era la dimostrazione materiale del fatto che nella vita certe cose non si comandano.
Succedono, e basta.
È un po' come quando incontri la tua anima gemella, e appena incontri i suoi occhi dici:
"Io con quello? Mai!"
E poi finisce col diventare la persona più importante della tua vita.
Io e il calcio eravamo due universi completamente diversi che erano uniti entrambi dalla stessa voglia di vincere.
Solo che io volevo vincere il cuore di Federico, non uno scudetto.
Lui era la mia vittoria migliore.
E come uno scudetto, avrei lottato quotidianamente per meritarmelo.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora