𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙇𝙓𝙓𝙄𝙑. ⚽💙

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"Com'é violento
crescere,
cambiare,
doversi
adattare."













Mi era capitato infinite volte di non sentirmi abbastanza nel corso della mia vita.
Non mi ero mai sentita abbastanza per i miei genitori.
Non mi ero mai sentita abbastanza per un ragazzo come Federico.
Non mi ero mai sentita abbastanza per i miei fan, per tutte le persone che mi ammiravano.
Mi era successo tante volte di guardarmi allo specchio e dirmi
«Dove credi di andare, tu? Non sei abbastanza, Karen. E non lo sarai mai.»
Ma non mi era mai capitato di non sentirmi abbastanza per un ruolo più grande di me.
Già, perché tutto ciò che era più grande di me poteva soltanto farmi crescere e imparare cose nuove.
Quella volta, ciò che mi stava succedendo, era più grande di me.
E non mi avrebbe fatta crescere, no.
Mi avrebbe costretta ad accettare un'qualcosa che non volevo accettare.
Perché vedere quelle due lineette definite sul test di gravidanza faceva male.
Faceva male perché in quel momento avevo preso piena coscienza del fatto che dentro di me cresceva una vita, una vita che non avrei avuto il coraggio di portare avanti.
Una vita che se fosse stato per me avrei bruscamente interrotto quella sera stessa.
Ma non potevo.
Non era giusto.
Non era giusto, perché quella vita non aveva colpe.
E chissà magari, se fosse stata in grado di sentire i miei singhiozzi, cosa avrebbe pensato.
Avrebbe pensato
«La mia mamma è così felice di avermi che sta piangendo!»
e si sarebbe sbagliata di grosso.
Le mie non erano lacrime di gioia.
Erano le lacrime di una ragazza la cui vita stava per andare a cambiare definitivamente.
Era una ragazza la cui esistenza si stava facendo ancora più difficile di quello che già era.
Era una ragazza le cui paure superavano le speranze nel futuro.
Era una ragazza il cui nome "madre" non si addiceva per niente.
Ero immatura, non in grado di badare a me stessa. Figurarsi se sarei stata capace di badare ad un'altra vita!
Ma la verità era soltanto una.
Ero incinta.
Aspettavo un bambino.
Dentro di me, si stava lentamente facendo spazio una piccola vita.
Un bambino che un giorno sarebbe potuto diventare qualsiasi cosa, e che io non volevo fosse mai esistito.
Un bambino che era il frutto dell'amore che vi era tra me e Federico Chiesa, un ragazzo che sembrava essersi completamente dimenticato della mia esistenza.
Non ero all'altezza di quella vita.
Non ero all'altezza del nome "madre".
Non ero all'altezza.
Come sempre.
Perché io non ero mai stata all'altezza di nulla.
Neanche delle meravigliose persone che avevo accanto.
Non ero all'altezza di Sahara, di Margherita, di mamma, di papà, di Vanessa, di Francesco, di Sofia e di Federico.
Ero soltanto una diciottenne immatura che si atteggiava come una donna.
Come una donna.
Non da donna.
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Quando Sahara mi aveva mostrato il test di gravidanza positivo, il mio cuore aveva smesso di battere per pochi secondi.
Successivamente, aveva cominciato a battere più forte che mai.
Mi sembrava di stare per avere un attacco di panico, il respiro affannoso e i singhiozzi causati dalle lacrime.
Piansi.
Già, iniziai a piangere.
Guardai e riguardai il test, incredula.
Sahara era in piedi vicino a me.
Non piangeva, non parlava.
Mi guardava e basta.
Era rimasta in silenzio.
Finalmente, trovò il coraggio di parlare.

"Karen....
Non piangere, ti prego. Io...
Io me lo aspettavo. I sintomi c'erano tutti, e lo sbaglio anche. Senti, adesso non preoccuparti. Ci sono qua io.
Devi parlarne con Federico, subito, però."

Guardai la bionda.
Sembrava dispiaciuta per me.
Avevo gli occhi pieni di lacrime, il test in mano.
Mi alzai in piedi.

"Non se ne parla.
Federico è impegnato con la Nazionale, ha delle partite da disputare e non può certo pensare a me e ai miei problemi."

"I tuoi problemi?
Se tu sei incinta è anche e soprattutto colpa sua, il preservativo doveva ricordarselo lui!
Karen, proprio non ci arrivi?
Questo bambino non è soltanto tuo.
È anche di Federico, è suo figlio!"
mi disse lei.
Cercai di deglutire, gli occhi rossi quanto il viso.
Mi asciugai gli occhi, poi posai il test sul lavandino.

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now