𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙓𝘾𝙄. ⚽💙

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É consigliato l'ascolto della canzone di Ultimo "Quando fuori piove" durante la lettura del seguente capitolo. Buona lettura. 🎶


"Era facile
da amare,
difficile
da rompere,
e impossibile
da dimenticare."















FEDERICO CHIESA'S POV:

Lunedì mattina. Quattro giorni dall'ultima volta che ho incrociato i suoi occhi verdi. Quattro giorni dal suo incidente. Quattro giorni da quando l'ho persa. Per sempre. Quattro giorni, novantasei ore, cinquemilasettecentosessanta minuti, trecentoquarantacinquemila e seicento secondi. Un'eternità, per me che avevo deciso di passare una vita intera senza di lei. Ma la verità era che, benché avessi intorno Benedetta, non riuscivo a smettere di pensare a Karen. Non riuscivo a smettere di pensare a quando, con gli occhi lucidi, le avevo detto che un giorno l'avrei portata all'altare. E non riuscivo a pensare al modo in cui l'avevo brutalmente scaricata, arrabbiato com'ero per l'aborto che aveva avuto. Non avevo mai pensato che le colpe per la fine della nostra relazione erano mie, mie e soltanto mie. Io non avevo cercato mai di capire Karen, mi ero limitato a dirle che avrebbe superato tutto da sola.
Da sola. E lei, da sola, stava per sprofondare in quel buio da cui io stesso avevo cercato di salvarla. Ma non ci ero riuscito. Non avevo fatto altro che farla soffrire ancora di più.
Le avevo spezzato il cuore in mille pezzi, e per me non c'erano scusanti.
Ma, per quanto mi sforzassi di mostrare al mondo quanto fossi finalmente felice con Benedetta, continuavo sempre a pensare a lei. A lei, che amavo nonostante tutto. A lei, che continuavo a ferire, in un loop infinito. Mi vergognavo di ciò che stavo diventando.
Dov'era finito il ragazzo combattivo di un tempo?
Per quanto amassi Benedetta, lei non sarebbe mai potuta essere per me al pari di ciò che era stata Karen.
Ma continuavo a non avere il coraggio di sceglierla, pur sapendo che era lei il motivo per cui mi alzavo ogni mattino.
E continuavo a piangere di nascosto, ripensando a quando avevamo fantasticato riguardo ai nomi da dare ai nostri figli. Io, quella rottura, non l'avrei mai superata. E per quanto fosse difficile ammetterlo, era come se mi stessi distruggendo da solo. Stavo lasciando l'unica ragazza che avessi mai amato realmente per Benedetta.
Per lei, provavo affetto, compassione, ed era una vera amica per me.
Ma per Karen... Per Karen provavo tutto ciò che di bello poteva esserci al mondo. Ma non avevo abbastanza coraggio per ammetterlo, per sopravvivere al suo caos interiore.
Avevo scelto la via più facile. Mi stavo accontentando di Benedetta, e della nostra vita tranquilla a Torino. Ma non è proprio accontentandosi che si diventa infelici? Quell'idea mi tormentava giorno e notte, soprattutto da quando avevo saputo dell'incidente di Karen. Come scritto sui social network, tanti dei suoi amici erano passati a trovarla in Ospedale. Ed io?
Io che ero la causa principale di quell'incidente, non avevo neanche avuto il coraggio di prendere il primo treno per Milano e correre da lei.
Mi vergognavo di me stesso, di quello che le stavo facendo. Dicono che l'amore non sia "per sempre".
Ma non è così. L'amore può essere "per sempre". E non parlo di un legame o di una relazione. Affatto! Esse possono essere spezzate dalla vita, da eventi che nessuno di noi può controllare.
Di conseguenza, esiste il cosiddetto "per sempre mentale". Avrai dentro quella persona per una vita intera, non dimenticherai mai i momenti trascorsi assieme a lei. Deciderai di convivere con la sua mancanza per tutta la vita, incapace di averla al tuo fianco davvero. Karen era il mio "per sempre". Era quel sentimento che non sarebbe mai svanito, negli anni e neanche col trascorrere degli eventi. Il coraggio di dirle tutto ciò che provavo per lei non lo avrei mai avuto. Ma quella mattina, rigirandomi nel letto vidi Benedetta.
E allora compresi ciò che stavo sbagliando. Io non ero innamorato di lei. Lei era il mio modo di dimenticare Karen, era ciò che mi serviva per scordare colei che aveva cambiato per sempre il mio modo di vedere l'amore.
Benedetta non era la ragazza che amavo. Era sempre stata Karen, e sarebbe stata lei per sempre. Ma se avessi ricominciato davvero ad amare qualcuno, non avrei dovuto farlo da Benedetta. Così, diedi un bacio sulla fronte alla ragazza, svegliandola dal suo sonno profondo. Dovevo dirle tutto. Tutta la verità. Se lo meritava.
E non meritava un ragazzo come me, che avrebbe potuto darle soltanto metà della sua anima, visto che il resto sarebbe appartenuto per sempre a Karen. Per sempre. In silenzio, da lontano. Ma per sempre.
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𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora