𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙓𝙄𝙓. ⚽💙

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“Mi disse: « Quando penserai
all'amore ti verrò
in mente solo io;
dopo di me......
amori stupidi. »
Lo odiai, ma
aveva
ragione.”






La notte dopo il mio diciottesimo fu una delle più strane della mia vita.
Mi ritrovai stesa sul letto senza sapere come ci ero arrivata, ma pensai che mi ci avessero portato i miei dopo che ero praticamente svenuta al ristorante per via del troppo alcol.
Non ho mai retto l'alcol, e i miei amici mi hanno sempre presa in giro per questo.
In fondo, la storia tra me e Damiano era iniziata proprio per merito dello stesso.
Si dice che quando si è ubriachi si dica veramente ciò che si pensi.
E per me fu proprio così.
Ricordo ancora il compleanno di Victoria di circa un anno fa.
La ragazza aveva festeggiato in un ristorante della Roma bene assieme a tutti noi Måneskin e a qualche amico stretto, come Leonardo e, per l'appunto, Giorgia.
Mi ricordo che quella sera Victoria mi fece bere così tanto che iniziai a delirare.
Corsi da Damiano e gli dissi che era davvero bellissimo, e che me lo sarei limonata volentieri.
Ovviamente lui rimase scioccato, e io la mattina dopo minimizzai, affermando che ero talmente ubriaca che non sapevo quello che dicevo.
Invece lo sapevo, e anche fin troppo bene!
Da quel giorno le sue attenzioni verso di me erano cambiate:
Non ero più la ragazzina carina e simpatica che suona la chitarra, ma qualcosa in più.
Incominciò a cogliere la luce di malizia che splendeva nei miei occhi verdi, le occhiate che gli lanciavo durante le prove e anche il modo in cui lo abbracciavo ogni volta che arrivava il momento di andare via.
Era diverso, chiaramente diverso.
La nostra storia era nata così, perché io non avrei mai avuto il coraggio di confessargli il mio amore altrimenti.
L'alcol mi faceva andare completamente fuori di testa, ma mi faceva anche perdere quell'esagerato selfcontrol che avevo praticamente da sempre.
Perché io ero così.
Non avrei mai detto nulla a Damiano se non fossi stata costretta.
Avrei aspettato e, un giorno, avrei rimpianto di non avergli confessato i miei veri sentimenti.
La mia vita era un rimpianto continuo, tra i "ti amo" non detti e i "ti voglio bene" detti a cuor leggero.
Ma non è forse così la gioventù?
Un periodo in cui tutto fa più male, tutto è amplificato.
Un periodo bello tanto quanto brutto.
Un periodo complesso, che bisogna saper affrontare al meglio.
È il periodo in cui si forma la nostra persona.
E, a dire il vero, la mia si era formata fin troppo presto.
Le delusioni mi hanno mitigata nel tempo e fatta cambiare.
La Karen diciottenne era diversa dalla Karen sedicenne, ma anche dalla Karen diciassettenne.
Siamo in continuo cambiamento.
E in una relazione, come era quella con Damiano, bisogna saper cambiare insieme.
Cosa che non era accaduta fra noi.
Eravamo cambiati in modo diverso, io e Damiano.
Lui era diventato più egocentrico, sicuro di sé, mentre io iniziavo a sparire ogni giorno di più.
Lui era la mia luce, io il suo riflesso.
Invece in quel momento ognuno di noi brillava lontano, in modo diverso.
Ma era chiaro che nessuno dei due aveva smesso di pensare all'altro.
Eravamo quelli giusti al momento sbagliato.
Certe volte succede, e bisogna saperlo accettare.
Soprattutto quando hai diciotto anni e una vita intera davanti.

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Il mio telefono incominciò a squillare interrompendo il mio sonno beato.
Sbadigliai sonoramente, e osservai il mio orologio.
Erano le 12.30 di mattina.
Pensai che mia madre mi avesse lasciata dormire, in fondo era il mio primo giorno da maggiorenne.
Presi il cellulare per controllare chi fosse e, con mia grande sorpresa, vidi che era Damiano.
Il mio cuore inizió a battere all'impazzata.
Presi il cellulare e digitai in tutta fretta la password di accesso.
Passai alcuni secondi a decidere se rispondere o meno al cantante.
Conclusi che sarebbe stato meglio parlare con lui, una volta per tutte.
Volevo sentirlo.
Avevo bisogno di sentirlo.
Risposi di getto, e mi misi le cuffie alle orecchie.

“Karen?”
“Damiano!”
“Non pensavo che avresti risposto.”
dichiarò ridacchiando.

“Oh, neanche io se è per questo.”
risposi decisa.

“Bene, volevo chiederte che ne pensavi del bigliettino e delle rose.
Sai, non volevo disturbarte ieri, ma oggi penso che te sia a casa.”

Sospirai.
Voleva sapere se lo stavo perdonando o meno?
Scossi la testa.

“Ho apprezzato molto il tuo gesto, Damiano.
Sei stato molto carino.... grazie.”
mi limitai a dire.

“Ah, menomale. Ci ho messo un sacco a scrivere il biglietto.”

“Ma tu sei un poeta!”
risposi scherzando.

“Eh, ma tu me mandi in confusione.
Letteralmente.”

Alzai gli occhi al cielo.

Anche tu mi mandi in confusione Damiano, più di quanto tu possa immaginare.

“Cosí tanto da tradirmi con la tua ex, eh?”
replicai acida.

“Non ricominciare, su.
Lo so che ti manco.
Perché anche te manchi a me, pulce.”

“Io.....
Damiano, mi hai fatto troppo male.
Capisci? Tu sei l'unico a sapere TUTTO di me, eppure mi hai fatto più male di tutti! Non dovevi tradirmi...
Hai sbagliato. Lo sai che non concepisco il tradimento.”

“Lo so, Karen, ma io non amo lei.
Amo te, e tu lo sai. Ho sbagliato, sono uno stronzo di merda, lo riconosco, ma tutti possono sbagliare.
L'importante è riconoscerlo.”

Iniziai a sudare.
Cosa stava cercando di farmi dire?

“Si, va bene, ma non me la sento...
Cioè...”

“Pensavo che te fossi cambiata in questi giorni, invece sei sempre la stessa.”

“Che vuoi dire?”
risposi, mettendomi sulla difensiva.

“Che sei sempre la mia pulce, quella che si emoziona per niente e che ha paura di amare.”

Le farfalle nel mio stomaco stavano impazzendo.
Non avrei dovuto permettere a Damiano di farmi quell'effetto.
Eppure era così, sempre lo stesso, da anni ormai.
Mi buttai sul letto confusa:
Cosa stavo facendo?

“Allora, ci sei ancora?”
disse il moro.

“Si, stavo pensando....”
“Al mio bellissimo sorriso?”
“Dai, taci!”
“Sto scherzando, pulce.
Senti, ora io devo andare, ma tu promettimi che ci pensi.”
“A cosa?”

Il ragazzo tacque per un secondo.

“A noi due.”

I miei respiri si fecero più affannosi.
Perché Damiano doveva sempre mandami in fuorigioco?

“Si.... credo....”

La mia attenzione fu catturata dal mio telefono che vibrava nuovamente.
Vidi che era Federico.
Mi stava telefonando mentre stavo ancora parlando con Damiano.
Probabilmente avrebbe voluto definire i dettagli del nostro appuntamento di quel giorno.
Ma con quello che stava accadendo con Damiano, me la sentivo ancora di andare ad un appuntamento con il calciatore?
Mi misi una mano in fronte per la disperazione.

Damiano mi mandava sempre in crisi, nulla da fare.
Probabilmente lo avrei scelto anche se fossi diventata pazza.
Era una droga per me.
Mi faceva male, ma sapeva amarmi come nessun'altro sapeva fare.
E allora, era meglio vivere nell'eterno rimpianto o nella consapevolezza di averci almeno provato?

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FINE DICIANNOVESIMO CAPITOLO. 💙⚽

Spazio autrice:
Buonasera miei cari e fidati lettori!
Come state? Spero bene!
Oggi non è stata una giornata super semplice per me, ma adesso eccomi qua.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Vi ringrazio per gli incredibili traguardi che stiamo raggiungendo in così poco!
Abbiamo una media di 900/1000 letture quotidiane.
Grazie davvero! Mi state facendo vivere un piccolo grande sogno. 💙
Vi adoro.
Vi avviso che questo weekend usciranno molti capitoli, quindi rimanete connessi!
Alla prossima.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo nei commenti.
E se volete supportarmi....
Lasciatemi una bella stellina! ⭐

𝙃𝙄𝙎 𝙎𝙈𝙄𝙇𝙀 || Federico Chiesa (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now