Quiet before the Storm- II

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«Regola n°1: Mai agire senza avere un piano infallibile.

Non esistono imprevisti o contrattempi se il tuo piano è ben congegnato perché saprai tutto ciò che accadrà, prima che accada.

Memorizza ogni routine giornaliera, ogni vizio o abitudine, ogni punto debole del tuo bersaglio; non esisterà reazione che tu non sarai in grado prevedere, cambiamento d'animo che non sarai in grado di leggere.

Stabilisci e familiarizza con il luogo in cui agirai. Angoli ciechi, vie di fuga, nascondigli. Niente dovrà esserti oscuro.

Pianifica con esattezza ogni tua singola mossa; alla fine dovrai essere in grado di farlo ad occhi chiusi.

Nulla deve essere dato al caso, nessun dettaglio tralasciato perché in quello che fai nulla è insignificante. Questo non è uno di quei lavori in cui ti viene data una seconda possibilità. Basta una mossa sbagliata e nel migliore dei casi la missione è compromessa...»

«E nel peggiore?»

«Ad essere compromessa, è la tua vita.»

Quelle parole continuavano a rimbombarle nella testa con la stessa insistenza con la quale lei stava tempestando di colpi il bersaglio. Aveva provato invano a dormire, ma tutto ciò che riusciva a fare non appena provava a chiudere gli occhi era vedere quella frase come impressa a fuoco nella sua mente. Si era alzata e aveva cominciato a prendere a pugni il busto meccanico da allenamento che Simon le aveva costruito. Non dava la stessa soddisfazione di uno scontro reale, ma l'AI di cui era dotato gli permetteva di adattare i colpi in risposta alle sue mosse, cosa che lo rendeva quanto meno un allenamento decente. Il dolore alle nocche e il riverbero dell'impatto lungo il braccio la aiutavano a pensare con più lucidità mentre la voce di Marcus che ripeteva quel mantra le riempiva la mente.

Era una delle prime cose che le erano state insegnate, una di quelle regole che o ti rimangono impresse subito o non vivi abbastanza per impararle in seguito. Ed era quella la regola secondo la quale aveva agito fino ad allora, e grazie alla quale era sempre stata infallibile nel suo lavoro.

Eppure, quella volta sembrava non avere scelta.

Aveva esaminato con cura le informazioni sul bersaglio e aveva avuto la conferma che nel giro di due giorni Roman Belicov sarebbe partito per Urak.

Schivò un colpo del manichino meccanico che le sfiorò di un pelo il naso.

Erano mesi che studiava il file del ministro dello sviluppo tecnologico e sapeva bene che quel viaggio era originariamente programmato di lì ad un mese. Il fatto che fosse stato anticipato così tanto la insospettiva, e le faceva pensare che quella ad Urak non dovesse essere una visita di routine.

C'era di sicuro in ballo qualcosa di grosso che andava chiuso subito.

Aspettare il suo ritorno da Urak avrebbe significato permettergli di concludere qualche losco affare che poteva potenzialmente essere uno scacco matto per i Roots e lei non poteva permetterlo.

Dopo aver rimuginato per un tempo che le era sembrato infinito sulle possibili soluzioni, era giunta alla conclusione che l'unica davvero plausibile fosse quella di agire nell'arco di tempo prima della sua partenza. Non avrebbe lasciato che quella carogna lasciasse Tylhoen perché per lei sarebbe diventato impossibile raggiungerlo ed attaccare il convoglio ufficiale in viaggio, da sola, sarebbe stato l'equivalente di un suicidio.

Aveva proiettato sul muro le informazioni che Simon le aveva passato al Midway.

Erano principalmente gli appunti dell'agenda degli impegni del ministro che doveva aver hackerato dal suo ufficio personale; niente di troppo riservato ma fortunatamente era esattamente quello di cui aveva bisogno. Non ci volle molto, infatti, a trovare un appunto che catturasse la sua attenzione.

Rizomata - RisonanzaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt