Under Blackmail - II

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Parte II:

Selena entrò nell'ufficio di Citrus con aria disinvolta, come qualcuno abituato a farlo migliaia di volte, eppure, non riuscendo a calmare la lieve ed inspiegabile accelerazione del battito che il suo cuore aveva avuto da quando aveva risposto alla chiamata.

Il vagone ferroviario malmesso scricchiolava ogni qual volta che qualcuno caricava il peso sull'uscio per accedervi; lei aveva imparato a considerare quel locale angusto e mal arredato come una seconda casa, negli ultimi dieci anni, ma quando quella volta salì sullo scalino d'ingresso e sentì il ferro arrugginito emettere il familiare stridio mentre cedeva debolmente sotto il suo peso, il suono le sembrò sgradevole e fastidioso.

Si guardò intorno e vide che Citrus non c'era, così si mise sulla consumata poltrona di pelle e iniziò a giocare con l'accendino. Era un'abitudine che aveva preso da poco e che aveva scoperto riusciva a rilassarla e a tenerla concentrata. Le fiamme sembravano sussurrarle una canzone che solo lei era in grado di sentire. Se ne sentiva attratta, come una calamita.

Mentre i suoi occhi erano fissi sulle volute di fuoco, Citrus fece il suo ingresso. Aveva in mano due enormi bicchieri pieni di quello che la ragazza sperava fosse vinir.

«Sei già qui. Bene.» L'uomo le si avvicinò e gliene porse uno.

«Spero sia...»

«Sì.»

«Con poco zucchero.»

«Certo.»

«E un'aggiunta...»

«E un'aggiunta di Gendria. Come piace a te, giusto?»

Selena sorrise raggiante.

«Giustissimo, capo.»

Bevve avidamente un lungo sorso e, sebbene non raggiungesse la perfezione di quello di Miles, si lasciò andare ad un' esclamazione di piacere.

«Molto meglio.»

Citrus posò il suo bicchiere sulla scrivania e le sorrise fugacemente ma poi il suo occhio si incupì tutto d'un tratto, quando la guardò.

«Sel, dobbiamo parlare.»

La ragazza lo guardò con aria insofferente; non capiva il motivo di tutta quella drammaticità. Capitava spesso che Citrus le sottoponesse dei problemi facendone una questione di stato, senza una reale motivazione. Quando però lo scrutò con più attenzione notò che l'uomo era davvero teso; si toccava continuamente la barba e sembrava voler evitare il suo sguardo. Era un atteggiamento curioso dal momento che, al di là del suo gusto per la teatralità, quasi nulla turbava davvero il grande Citrus Robbers. Anzi, solitamente, era proprio lui che scherzava anche nelle situazioni più complicate.

Ricacciò indietro quella sensazione di inquietudine che l'aveva accolta nel momento stesso in cui aveva messo piede nel locale e provò a sdrammatizzare.

«Sì, me lo ricordo. Spero che tu abbia una buona ragione per tenermi lontana dal mio letto a quest'ora della mattina.»

Citrus, diversamente da come avrebbe immaginato, non rise e strinse forte i pugni, i suoi occhi sempre più inquieti.

Selena si alzò istintivamente di scatto dalla poltrona, preoccupata, e fece per parlare ma Citrus la anticipò:

«Oggi è venuto qui un membro dei Roots, insieme a un ragazzo, un cacciatore di taglie. Mi hanno minacciato. Vogliono incontrarti. Dicono di avere delle informazioni su Seth.»

La ragazza si bloccò per qualche secondo prima di rispondere.

«Quali informazioni? Seth è morto.» La sua voce era triste ma decisa. Ogni volta che quella consapevolezza si faceva strada nella sua mente sentiva come un vuoto all'interno del petto, una sensazione che, era sicura, non sarebbe mai riuscita a colmare.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now