Plan B

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Capitolo III:

Plan B - Piano B

Tylohen, settore IV, Deposito di Container n°12, ore 00:32


Christal sentì il rombo sommesso delle macchine rimbalzare sulle pareti metalliche di quel dedalo e farsi largo fino a raggiungerla, distorto, come un ospite sgradito.

Era passata circa un'oretta da quando si era appostata, ma quel tempo le era servito per concentrarsi e prendere maggiore consapevolezza del posto.

Due auto nere con vetri oscurati comparvero nel suo campo visivo, solo un veicolo di scorta.

Proprio come aveva immaginato.

Individuò Belicov non appena mise piede fuori dalla macchina. Aveva avuto modo, nelle settimane di studio sul bersaglio, di fissare nella mente l'immagine dell'uomo; corpulento, naso largo e butterato, occhi piccoli nascosti da folte sopracciglia e capelli grigi e radi come un campo in autunno.

In verità, sarebbe stata in grado di individuarlo anche senza avere alcuna notizia riguardo il suo aspetto. L'atteggiamento borioso, lo sguardo infastidito con il quale aveva fulminato il sottoposto che aveva impiegato qualche secondo di troppo ad aprirgli la portiera, l'abito su misura, sicuramente costoso quanto di cattivo gusto, che indossava. Sarebbero stati, da soli, ampiamente sufficiente.

Seguì il ministro dello sviluppo tecnologico per tutto il suo breve tragitto, e lo tenne sotto tiro con meticolosità, eccetto che per pochissimi attimi, poiché intralciata dalle mura dell'edificio, e non poté negare di aver tirato un sospiro di sollievo quando vide riapparire la figura dell'uomo.

Gli occhi fissi sul mirino guizzarono per un istante a lato, attirati dal motoscafo che nel frattempo era attraccato alla banchina della darsena. Due uomini sbarcarono sul molo e scaricarono tre grandi casse di un colore scuro, inconfondibile. Malakite.

Ancora una volta le congetture della ragazza furono confermate: quei contenitori trasportavano materiale uko di contrabbando.

Il ministro aspettava con la sua piccola scorta al centro del casolare, dove, presumibilmente sarebbe stato più a riparo da sguardi indiscreti. Sfortuna per lui che non lo fosse dalla canna del fucile di Storm. La posizione era perfetta.

Inspirò a fondo.

In quegli istanti prima di premere il grilletto non era la paura a governarla, era come se il mondo intero rallentasse fino a quasi fermarsi e le uniche cose che restassero costanti fossero il suo respiro e il battito regolare del suo cuore a scandire il tempo. Quella calma le donava una cresciuta percezione delle cose, dal freddo metallico del fucile tra le sue mani, all'odore ferroso della ruggine che aleggiava in quel luogo in rovina.

Mise a fuoco e trattenne il respiro per assicurarsi un'immobilità assoluta.

Era il momento.

Dritto alla testa, non avrebbe commesso errori.

Il suo dito stava già facendo pressione sul grilletto quando, a un'ennesima folata di vento, sembrò quasi che la figura del suo bersaglio e quella dell'interlocutore tremolassero per una frazione di secondo. Quell'impressione durò il tempo di un battito di ciglia perché le sagome degli uomini, ora, erano di nuovo distinte e definite, impegnate nella loro trattazione.

Scosse leggermente la testa mentre strizzava gli occhi e imprecava a denti stretti.

Aveva sempre avuto una vista perfetta, doveva essere l'agitazione di quella sera a giocarle brutti scherzi.

Rizomata - Risonanzaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن