Wild Weed - II

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Parte II:

«Come hai fatto a scappare?» chiese piano.

«L'idea che tu abbia pensato che sarebbero bastate quelle manette per fermarmi un po' mi offende. Ma da un lato mi piace pensare che sapessi perfettamente che non l'avrebbero fatto.»

Christal rimase rigida in silenzio, in preda a una strana sensazione e a sentimenti contrastanti.

Quel suo essere così calmo, disinvolto, la rendeva inquieta. Non sapeva come reagire a quella placidità. Paradossalmente sarebbe stata più a suo agio se lui fosse stato arrabbiato, se le avesse urlato contro, a quello scenario sarebbe stata preparata. Al contrario il ragazzo non ce l'aveva con lei, non voleva vendicarsi o fargliela pagare, né voleva ricattarla. Se ne stava lì calmo come suo solito a dirle che non ci sarebbero state conseguenze per quell'atto orribile di cui si era macchiata.

«Era tuo padre non è vero? La condizione di scambio con Freizer?» chiese lui affiancandola.

Christal si voltò di scatto, sorpresa, ma poi annuì piano. Si concesse solo ora di osservare le ferite che riportava sul viso. Il sopracciglio era rotto e il labbro inferiore leggermente tumefatto. Dovette sopprimere la morsa che le strinse lo stomaco nel vederlo così malmesso e si costrinse a distogliere lo sguardo, finendo per domandarsi nuovamente cosa si fossero detti lui e Marcus.

«Come immaginavo. Ma dovresti stare più attenta, è stato sciocco da parte tua pensare che fossi davvero io il suo obiettivo. Cercavano te, Christal. O meglio, Storm. Volevano solo estorcermi informazioni a riguardo prima di farmi fuori.»

Il terreno sembrò venirle meno sotto i piedi mentre realizzava quanto era stata stupida e ingenua. Ora che quell'evidenza le era stata messa davanti era così scontato. L'approccio di Freizer era stato palesemente insolito e sospetto eppure lei ci era cascata come una dannata novellina.

«Ma tu non hai detto niente» mormorò in una domanda che aveva il sapore di un'affermazione. Il pensiero che il cacciatore si fosse riuscito a liberare vendendo le informazioni che aveva su di lei aveva attraversato la sua mente ma era scivolato via così come era arrivato. Per qualche motivo, sapeva semplicemente che non era così. Lui rimase in silenzio alzando a malapena le spalle come conferma.

Non riusciva a capacitarsene, lei aveva commesso quel madornale passo falso e lui l'aveva coperta, nonostante tutto, a costo di rinunciare al suo obiettivo e persino alla sua stessa vita. E se ne stava lì tranquillo come se fosse la cosa più naturale e scontata del mondo. Mentre lei non riusciva a decifrare se avesse voglia di schiaffeggiarlo o di abbracciarlo per questo.

«Perché non mi hai venduto? Nonostante ti abbia consegnato così?» chiese piano abbassando gli occhi.

«Avrei dovuto aspettarmelo, dopo quello che vi ho fatto passare. Inoltre, l'hai fatto per aiutare qualcuno a cui tieni, non ti biasimerò mai per questo.»

«Allora dimmi come mai non ti sei liberato prima che arrivasse Freizer, se eri in grado di farlo sin dall'inizio» insistette.

«Ho pensato che se il Drago non mi avesse trovato nel punto di incontro che avevate stabilito, avrebbe pensato che tu fossi venuta meno all'accordo e che saresti finita nei guai. Quindi, in fondo, l'ho fatto per lo stesso motivo.»

Lo spazio tra di loro si fece improvvisamente pesante, come se la frase sottintesa che era rimasta sospesa alla fine di quel discorso avesse risucchiato tutto l'ossigeno intorno a loro, tanto che Christal si ritrovò con il fiatone e le guance arrossate, proprio come se avesse appena corso uno scatto. Alex si ravviò i capelli con un sospiro e poi fece cadere il braccio lungo il fianco e, vicini come erano spalla a spalla, i dorsi delle loro mani finirono per sfiorarsi. Un contatto quasi impercettibile che però le mandò una scossa lungo il braccio e finì per essere l'unica cosa nitida nella stanza.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now