Rattlesnake - II

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Parte II:


La sabbia chiara del Deserto di cenere era ancora fredda dalla notte appena trascorsa, mentre il primo sole del mattino si accingeva a fare capolinea da dietro le grandi dune all'orizzonte.

Mreal era seduta reclinata sui polsi, le mani affondate in profondità nella sabbia, mentre si godeva lo spettacolo di luce che stava riempiendo il cielo, tingendolo con la più ampia varietà di colori che andavano dal rosso all'arancione, dal rosa al violetto dei margini più esterni, non ancora del tutto raggiunti dai caldi raggi di quel timido sole sorgente. Odiava ammetterlo, ma i colori che rischiaravano il cielo del deserto all'alba erano unici, in grado di eclissare anche i paesaggi montani di Urak.

«È un peccato non poter godere più spesso di una vista simile.»

Nissa si sedette al suo fianco, gli occhi turchesi persi come i suoi in quello spettacolo. I capelli cortissimi e neri erano spettinati e le aderivano ribelli sulle tempie e lungo il viso attorcigliandosi in piccoli e adorabili riccioli.

«Mio padre diceva sempre che è la nostra punizione, essere sopravvissuti al Brillamento e non poter comunque godere delle bellezze di questo mondo.»

«Non credo che io e tuo padre saremmo andati d'accordo. C'è molto ancora per cui vale la pena vivere.»

La ragazza le sorrise dolcemente e allungò una mano per metterle dietro l'orecchio una ciocca di capelli biondi che svolazzavano indomiti, spinti dagli ultimi sprazzi della fresca brezza notturna.

Markian si avvicinò alle loro spalle, già con lo zaino sulla schiena e la tuta tirata su di tutto punto.

«È ora di andare, non possiamo perdere neanche pochi minuti di luce» disse alle ragazze e Nissa ritirò rapidamente la mano distogliendo lo sguardo. Mreal si voltò per scorgere qualche istante il suo profilo, le labbra sottili e definite, il naso piccolo ma leggermente aquilino. Quando riportò gli occhi verso il cielo, il sole aveva guadagnato qualche altro centimetro nella sua scalata verso il dominio della volta celeste e il fitto manto stellato che aveva predominato fino a poco prima stava perdendo di nitidezza.

Si alzò subito scrollandosi di dosso la sabbia che si era insinuata tra le pieghe dei suoi vestiti, Nissa invece rimase qualche altro secondo a fissare l'orizzonte.

Si erano accampati per la notte a ridosso di un promontorio roccioso che presentava una piccola cavità dove avevano riposato. Di sicuro meglio che passare la notte nel bel mezzo del deserto senza un fronte sicuro a proteggerli dalle minacce incombenti ma, in ogni caso, avevano dovuto organizzare turni di guardia per tutta la durata della loro permanenza lì. A Mreal era capitata l'ultima vigilanza ma la cosa non le era dispiaciuta, visto che le aveva consentito di assistere a quello spettacolo. Si sgranchì le membra indolenzite e gettò lo sguardo all'orizzonte, verso la direzione che avrebbero dovuto intraprendere. La strada per vecchia Lima era ancora lunga e si prospettava una giornata torrida, come tutte quelle nel Deserto di Cenere, ma Mreal era fiduciosa.

Uno dei droni di ricognizione dei Roots, qualche giorno fa, aveva registrato, durante un volo di perlustrazione, delle immagini aree dalle quali si intravedevano dei resti di metallici imponenti fuoriuscire dalla sabbia che ricopriva le rovine della grande metropoli degli Ana'xios, probabilmente venuti alla luce in seguito all'ultima tempesta. Il drone era precipitato in seguito un'ondata elettromagnetica improvvisa prima di riuscire a dare loro informazioni sufficienti per capire esattamente di cosa si trattasse, ma Mreal aveva studiato con attenzione i frammenti di quelle immagini ed era stata pronta a scommettere che si trattasse dei resti di un velivolo precipitato durante il Grande Brillamento. Non c'erano molte tracce rimaste della storia pre-flariana ma Mreal poteva considerarsi una gande studiosa di quell'epoca e, grazie a questo, era riuscita a convincere sua madre e gli altri generali a mandare una squadra sul posto per controllare di persona.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now