Leap into the Void - II

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Tylhoen, celle di isolamento del Complesso Bonharm

Mreal fu scaraventata e tirata fuori da quel ricordo per un numero indecifrabile di volte, e ogni dannata seduta le sembrava reale come la prima. La paura, il dolore, lo strazio le si riproponevano esattamente con quel giorno di tre anni fa. C'erano momenti in cui si rendeva conto che quello che stava vivendo non era reale e provava a cercare una scappatoia, un esito che fosse in qualsiasi modo differente da quello che conosceva. In alcune occasioni aveva provato a interferire con il processo riportando alla mente dei ricordi felici, che potessero, anche se solo brevemente, disturbare la discesa nei suoi incubi peggiori.

Un pomeriggio tranquillo nella loro vecchia casa di Urak, circondata dal paesaggio imbiancato dalla neve perenne e dal laghetto ghiacciato dove le piaceva andare a pattinare.

La prima volta che era arrivata all'Antro e aveva sentito di avere finalmente uno scopo, di poter fare qualcosa per migliorare il suo futuro.

La cerimonia di assegnazione al rango dei Ricognitori e lo sguardo fiero di Khal quando lei gli aveva chiesto di farle da mentore.

La festa a sorpresa con tutti i suoi compagni di camerata organizzata per il suo compleanno da Nissa.

Nissa.

Bastò una frazione di secondo e la sua immagine sorridente e spensierata che le porgeva un orribile dolcetto preconfezionato con sopra una candelina improvvisata era stata tutta d'un tratto sostituita da quella della Nissa ferita e terrorizzata che si era piantata davanti alla porta del vagone per permetterle di scappare e lei fu risucchiata da quell'orribile ricordo per l'ennesima volta, come una barchetta di carta tra delle rapide indomabili.

~

Jendar, livello Residenziale, casa Weast

Christal stava sorseggiando del vinir lentamente, guardandosi intorno e cercando di dissimulare il disagio. I tre si erano scambiati solo poche frasi prima che Alexander scomparisse nello studio del padre per parlarci in privato. Immaginava che ci fossero alcune questioni irrisolte da chiudere prima di intavolare la discussione principale per la quale erano giunti fin lì.

La madre di Alexander era seduta sulla poltrona di fronte a guardarla insistentemente, come se si aspettasse qualcosa da lei.

Le voci del cacciatore e del signor Weast giungevano attutite da dentro l'ufficio e Christal non era in grado di capire cosa stessero dicendo.

«Quindi voi due..?» domandò improvvisamente Margaret gesticolando con la mano.

Christal la guardò dubbiosa per qualche secondo, poi, quando si rese conto di cosa era sottinteso in quella domanda rise sarcasticamente.

«No» disse di getto, sorridendo subito dopo per non sembrare troppo scortese. «Noi...lavoriamo insieme» concluse dopo un breve momento di esitazione, muovendosi inquieta sulla poltrona.

«Capisco.»

La donna sembrò dispiaciuta per quella risposta, chissà quante volte aveva fantasticato sul ritorno del figlio con una moglie e magari qualche nipotino.

Poi la signora aggrottò le sopracciglia e aggiunse «E di cosa vi occupate, precisamente?» chiese.

Christal inspirò maledicendo il cacciatore di taglie per averla lasciata lì da sola ad intrattenere conversazioni di circostanza. Schiuse le labbra lentamente mentre cercava una risposta plausibile da dare quando, all'improvviso, sentirono le voci provenire dall'altra stanza farsi più alte e concitate e subito dopo un forte trambusto. Christal scattò in piedi in un lampo e con un'unica spallata decisa aprì le doppie porte dello studio del signor Weast.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now