Point of No Return - II

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Tylhoen, settore IV, appartamento di Christal, ore 11.10

Christal aprì lentamente gli occhi con difficoltà. Aveva dormito così profondamente che ci mise qualche secondo per ricordarsi dove si trovava. Ad aiutarla ci fu la sensazione del corpo caldo adagiato placido affianco a lei. Si voltò ancora con gli occhi impastati dal sonno e nel vedere la nuca scura di Nate, steso pancia in giù sul divano, rimase perplessa come se la sua mente per qualche istante si fosse aspettata di scorgere un baluginio dorato.

Si alzò di scatto e si passò le mani sul viso rendendosi conto di essere solo ancora troppo intontita. Diede un altro sguardo al ragazzo al suo fianco. La schiena nuda e definita era solcata da tante cicatrici, di cui, per la maggior parte, lei non conosceva l'origine. C'era stato un momento della loro vita in cui aveva conosciuto ogni centimetro e imperfezione del ragazzo, ogni sfaccettatura, fisica e non. Ma molto tempo era passato dall'ultima volta, e ancora di più erano le cose successe nel corso di quegli anni.

Si sentì improvvisamente una stupida per averlo baciato, non riusciva neanche a ricordare bene cosa le fosse passato in mente in quella frazione di secondo. Forse la verità era che aveva cercato un conforto, un appiglio, qualcosa di familiare e rassicurante in mezzo a quella marea di eventi. E non poteva neanche negare che la notte appena passata fosse stata la più piacevole e spensierata che aveva vissuto da lungo tempo. Eppure, le sembrava in qualche modo ugualmente sbagliato. Temeva di aver creato una serie di implicazioni che non sapeva se era pronta ad affrontare, se voleva affrontare. Aveva realizzato che il confronto con Nathan circa il loro passato sarebbe prima o poi avvenuto nel momento stesso in cui lo aveva scorto all'Erebiade, ma si sentiva già così emotivamente scarica che la prospettiva di affrontare quell'argomento la atterriva.

Decise di sgattaiolare via dal letto prima che lui si svegliasse ma non appena fece per allungare la mano verso i suoi vestiti scorse Nathan aprire lentamente le palpebre, quasi come se le avesse letto nel pensiero. Lei si gelò sul posto mentre lui si alzava lentamente con un grugnito stropicciandosi la faccia.

«Ehi, sei ancora qui. Mi meraviglia che tu non sia sgattaiolata furtivamente fuori dal letto.» Aveva usato un tono scherzoso ma non era difficile leggere l'amarezza che si celava dietro.

Per qualche motivo, il fatto che si aspettasse quello da lei la ferì, forse proprio perché era vero. Si limitò ad annuire debolmente.

Nate sospirò piano per poi proseguire gesticolando con la mano «Tranquilla Chris, non c'è bisogno di fare quella faccia corrucciata. Non dobbiamo per forza parlarne, davvero, so che odi queste cose.»

Lei si alzò rapidamente infilandosi il pantalone e tirando su i capelli.

«Mi dispiace per ieri» disse solamente evitando di guardarlo direttamente mentre si rivestiva.

Il ragazzo aggrottò la fronte scuotendo la testa. «A me non dispiace affatto.»

Si rese subito conto di quanto male avesse scelto le parole e sospirò fermandosi per incontrare il suo sguardo.

«Avanti Nate, sai cosa intendo. È solo che è...»

«È complicato, lo so. Non ricordo che ci sia mai stato niente di semplice con te, Christal. Sarà sempre così finché sarai tu a renderlo tale.» Si era alzato anche lui a sedere e si stava infilando la maglietta con non poca difficoltà.

La ragazza annuì amareggiata nell'affrontare il risentimento che trasudava dalle parole di Nate ma poi il suo viso si indurì. Continuava a comportarsi come se quello che fosse successo tra di loro fosse solo colpa sua e, francamente, lei non aveva tempo per discutere di quelle stronzate, al momento. Avevano cose più importanti da fare.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now