Forged by Fire

85 10 45
                                    

Capitolo XIV:

Forged by fire – Forgiato dal fuoco

Come sempre l'Erebiade, o il Festival di Inaugurazione del periodo dell'Oblio, si teneva in una località a pochi chilometri dalle mura di Tylhoen, nel mezzo della sconfinata distesa di sabbia che circondava a perdita d'occhio la capitale. Il sito era stato soprannominato la Conca perché si apriva in un avvallamento, compreso tra le serie di dune che caratterizzava la zona est del Deserto di Cenere, che si differenziava da tutti gli altri perché lì affioravano alcuni maestosi resti archeologici dell'epoca del pre-Brillamento.

Il Deserto di Cenere era stato chiamato così dal momento che mano a mano che si scendeva verso sud, la sabbia gialla della piana di Tylhoen diventava sempre più chiara fino a raggiungere una tonalità quasi grigia, simile alla cenere. Per questo motivo si riteneva che quel deserto non fosse altro che un enorme cimitero e la sabbia i residui della civiltà che era stata polverizzata dal Flare solare. Era ovvio che il fatto che fosse stato raso tutto al suolo, tranne quelle rovine, le rendeva qualcosa di sacro e mistico e il Cardinale Vox, quando fu creata l'Erebiade, stabilì che quello fosse il luogo ideale per celebrare il rito.

La decisione al momento creò un certo malcontento, perché quelle rovine erano una testimonianza della civiltà degli Ana'xios, gli Indegni, coloro che erano stati spazzati via dal Brillamento a causa dei loro peccati e, come tutto ciò che risaliva a quell'epoca, erano considerate empie e malauguranti. Il Cardinale, però, aveva insistito, sostenendo che se il loro Dio aveva risparmiato quelle vestigia era solo perché loro le trovassero e le riconsacrassero, rendendole il fulcro di uno dei loro riti più sacri.

Quella festività che si teneva ogni quattro anni, infatti, era una degli eventi più importanti per i Duarchici, i discepoli del dio dalla doppia faccia, in quanto rappresentava il momento di inizio dell'allineamento planetario culminante con i giorni dell'Oblio, un'eclissi totale del sole lunga quattro giorni, chiamata anche la Lunga Notte.

Il buio, che ogni quattro anni prendeva il sopravvento sulla luce, rappresentava simbolicamente il ciclo dell'Universo secondo i Duarchici.

Apherios, il dio da loro venerato, era raffigurato con due facce opposte e complementari chiamate Ash'mir, la forza cosmica generatrice di vita e Oh'mir, la fine di ogni cosa. Così come la luna eclissava periodicamente il sole per poi farsi di nuovo da parte e permettere l'inizio di un nuovo ciclo, così Oh'mir periodicamente prendeva il sopravvento su Ash'mir fino a quando quest'ultimo non avrebbe finito per prevale nuovamente, generando un nuovo principio. Le due facce di Apheiros altro non erano che le due realtà dell'esistenza che si rincorrono in un ciclo senza fine e Apheiros stesso un modo per venerare l'equilibrio dell'universo.

Il più impressionante dei monumenti antichi che si potevano trovare nel sito della Conca era di sicuro quello che rappresentava l'ingresso del festival. Un maestoso mezzo busto umano di roccia dalle dimensioni titaniche con le braccia aperte dinanzi a sé nell'atteggiamento di accogliere nel suo abbraccio i nuovi arrivati. Quattro arcate alte e strette si aprivano dove il petto del gigante si congiungeva con il terreno e attraverso quegli spazi la folla defluiva avviandosi verso il cuore pulsante del festival. La roccia dell'enorme struttura era smussata, erosa dal tempo e dagli anni passati ad essere sferzata dal vento implacabile del deserto e dal sole cocente ma, nonostante ciò, quelle vestigia emanavano ancora un sorta di alone di mistero davanti alla quale era difficile non piegare il capo in segno di reverenza. Lungo le colonne massicce che separavano le quattro arcate si riusciva ancora a scorgere qualche incisione accennata, simboli e scritture delle lingue antiche a cui era stato impossibile dare un senso compiuto a causa delle grandi lacune e delle molte parti illeggibili.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now