Smoke and Mirrors - II

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Parte II:

Erano passati più o meno una ventina di minuti, Sara ancora non era tornata e Rick cominciava a diventare impaziente. Si passò una mano sulle guance barbute.

Forse c'era fila al bagno delle donne.

Magari non si era sentita bene.

Oppure...

Oppure qualcuno l'aveva fermata e stava flirtando con lei. Quel pensiero si insinuò nella sua mente come un insetto fastidioso.

Impossibile.

Tantissime persone l'avevano vista con lui e nessun sano di mente avrebbe osato provarci.

Eppure, non riusciva a togliersi quel dubbio dalla testa.

Si alzò di scatto, deciso ad andare a cercarla, e se avesse trovato qualcuno che la importunava si sarebbe divertito a dimostrargli di cosa era capace Rick Fellmann.

Uscì dalla porta della stanza e si incamminò lungo il corridoio, mentre rivolgeva qualche sorriso cordiale agli invitati e dava distrattamente un'occhiata in giro per vedere se riusciva ad individuare la chioma corvina della ragazza tra la moltitudine di persone.

Non la vide da nessuna parte e quando raggiunse i bagni, bussò sull'ingresso con foga, chiamandola per nome.

Non ricevette alcuna risposta, un guizzo improvviso di nervosismo si insinuò in lui e lo spinse ad aprire senza indugio la porta dei bagni delle signore. Il locale era vuoto, tranne che per un'inserviente intenta a passare uno streccio per terra, e di Sara Stanford nemmeno l'ombra. Si guardò intorno perplesso, indeciso sul da farsi, e fece per chiedere all'inserviente se per caso si fosse imbattuta nella sfuggente ragazza.

In quel momento una delle sue guardie personali lo raggiunse, affacciandosi nel bagno.

«Sig. Fellmann, il sistema di sicurezza delle finestre della casa presenta un'anomalia, è meglio che venga a dare un'occhiata.»

Rick sospirò. «Arrivo subito, Taylor» disse in tono perentorio, si voltò per seguirlo e nel farlo urtò con una spalla l'inserviente. La sentì biascicare delle scuse ma non le rivolse neanche uno sguardo distratto mentre usciva a grandi passi dal bagno.

Era quasi arrivato alle scale centrali, quando una forte esplosione fece tremare la casa.

La terzultima porta in fondo al corridoio era saltata in mille pezzi e ora fiamme indomabili cercavano di uscire dalla stanza, divorando tutto quello che si trovava sul loro cammino. Rick si immobilizzò esterrefatto, mentre la sua mente cercava di analizzare i fatti. Per qualche motivo, inizialmente, aveva pensato ad una fuga di gas dalla cucina sottostante; forse, l'idea che qualcuno potesse provare a colpirlo in casa sua era troppo assurda. Ma poi, quando realizzò che la stanza che era saltata in aria era proprio il suo ufficio, tutto divenne chiaro.

Non solo qualche pazzo aveva osato infiltrarsi in casa sua, ma aveva provato ad ucciderlo. Taylor e un altro membro della sicurezza lo raggiunsero e lo agguantarono con un impeto che per poco non gli fece perdere l'equilibrio.

«Deve venire con noi, signore, la portiamo nella stanza di emergenza.»

Lo cominciarono a trascinare verso la biblioteca mentre tutto intorno a loro era una confusione di persone che urlavano e scappavano spaventate, per allontanarsi dal fronte di fiamme indomabili che si faceva largo per la sfarzosa dimora.

Una volta varcata la porta nascosta nella falsa parete del salone, e al sicuro tra le impenetrabili mura di quel bunker, Rick si portò istintivamente la mano al polso per avvertire il freddo familiare del braccialetto che lo fasciava.

Rizomata - RisonanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora