A Sign of Fate

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Capitolo VII:

A Sign of Fate – Un segno del destino


Tylohen, Settore IV, ore 17:55

Christal si svegliò di colpo, sul divano di casa sua. Subito il dolore la travolse, proveniente da ogni singola fibra del suo corpo; la spalla slogata, la ferita al fianco che si era quasi riaperta, i lividi, le contusioni. Perfino respirare sembrava le facesse male. Aveva a malapena memoria di come fosse arrivata lì, qualche vago ricordo di un viaggio di ritorno sull'aliante e poi il fatto che era quasi svenuta per lo sfinimento una volta arrivata a casa.

Si alzò a fatica e raggiunse il bagno dove ingurgitò avidamente altre pillole antidolorifiche, chiuse il mobiletto con lo specchio e vide la sua immagine rilessa. I capelli e il viso erano incrostati di sangue e fango, il labbro contuso e gonfio, una grossa macchia scura si espandeva dallo zigomo fin sopra l'occhio.

«Ottimo» mormorò andando a gettarsi sotto il getto bollente della doccia, aveva quasi difficolta ad articolare i movimenti tanto che era incartapecorita dalla sporcizia e dal sudore.

Mentre l'acqua scorreva copiosa sul suo corpo, le ritornarono alla mente tutte le scene del giorno precedente.

Fece per passarsi le mani sul viso, quando si rese conto di non avere ancora la mobilità al braccio slogato. Respirò profondamente un paio di volte e, quando riaprì gli occhi, chiarezza e determinazione era quello che vi si poteva scorgere.

Usci dalla doccia, si vestì di fretta e goffamente facendo del suo meglio per non urlare ad ogni movimento e, con ancora i capelli bagnati, si fiondò fuori casa. Si sorprese nello scoprire che era ormai quasi sera, doveva aver dormito per un giorno intero.

Fu colpita in viso da un fievole raggio di sole che lentamente se ne andava scivolando dietro l'orizzonte, decretando le ultime ore di luce. Meglio così. Nella penombra, il suo passaggio con l'aliante sarebbe passato inosservato. Liberarsi di quel mostro ora risultava essere la priorità; un mezzo del genere, per la sua unicità, avrebbe attirato l'attenzione più di un faro in una notte senza luna; proprio quel tipo di attenzione che Christal faceva di tutto per sviare.

Le fu subito chiaro a chi si sarebbe potuta rivolgere per risolvere il problema.

~

Arrivò all'enorme cancello malmesso e si accostò per bussare battendo con forza i pugni.

Non si mosse nulla. Picchiò di nuovo, con più foga, e solo allora i cardini cominciarono a cigolare e le porte a muoversi creando una fessura grande abbastanza da permetterle di entrare. Non appena ebbe varcato la soglia, sentì il tonfo del cancello che si chiudeva alle sue spalle. Davanti a lei si apriva un spazio enorme con una moltitudine di macchine, moto e mezzi di tutti i tipi accalcati uno sopra l'altro in file ordinate.

Quattro uomini si stagliavano davanti a lei, fucili in pungo e, non appena la videro, una faccia divertita e spavalda si stampò sui loro visi. Uno di loro da capelli quasi rasati e la pelle butterata emise una risatina gutturale.

«Guarda, guarda» disse masticando a bocca aperta un chewing gum.

«Ti sei persa angioletto?»

Uno sguardo lascivo la percorse da capo a piedi e provocò in Christal un senso di disgusto tale che dovette reprimere un conato di vomito.

«Voglio parlare con Taylor» disse lei fredda con i nervi a fior di pelle.

Ci mancavano solo quattro idioti a concludere quella splendida serie di eventi.

Rizomata - RisonanzaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang