Point of No Return

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Capitolo XXVII:

Point of No Return – Punto di Non Ritorno


Antro della Resistenza, ore 20.32

Il colonnello Griss stava fissando da qualche minuto l'arazzo che adornava la sala riunioni come se fosse assorto nell'intricato intreccio di stoffa e sembrava osservare il simbolo che vi era raffigurato come se lo stesse vedendo per la prima volta. Ovviamente non era così. Quel pugno chiuso rivolto verso il cielo alla cui base si diramavano delle spesse radici era il simbolo dei Roots, il loro glifo distintivo, e compariva in svariate forme in ogni angolo dell'Antro. Ryker sapeva che, in realtà, il colonello se ne stava lì impalato perché era pensieroso, aveva imparato a conoscerlo in quegli anni e non gli risultava neanche particolarmente difficile capire cosa fosse che non andava. Era appena terminata la riunione in cui si erano stabiliti i dettagli della missione di recupero della cassa di Urakite rubata dagli agenti a Tylhoen e, come prevedibile, era stata intavolata anche la spinosa questione della sorte del tenente Donesten. I funerali di Nina Monroe avrebbero avuto luogo in quei giorni, anche se non era stato ovviamente possibile recuperare le spoglie. Ma per quanto riguardava Mreal, non si avevano notizie certe riguardo la sua condizione e questo aveva creato un acceso dibattito di cui il colonello stesso era stato protagonista. La sua proposta di prolungare la missione per scoprire se il tenente fosse vivo era stata bocciata, questa volta non solo da Ryker ma dall'intero consiglio, e la delusione lo aveva lasciato silenzioso e meditabondo.

Ryker sospirò guardando le spalle robuste di Khal e si alzò lentamente dal suo posto al tavolo. Ormai erano i soli rimasti nella sala riunioni.

«Sai qual è il significato dietro il simbolo dei Roots, colonnello?» proruppe improvvisamente.

L'uomo si girò a malapena con aria distratta come se fosse stato tirato via a forza dai suoi pensieri.

«Siamo il seme, siamo le radici, siamo rinascita» recitò diligentemente il motto dei Roots ma lo fece con un tono preimpostato che lo disturbò, che ben poco si addiceva alla solennità di quel semplice concetto.

«Già, è così. Questa è l'immagine che tutti conoscono. Ma in pochi sanno che in origine il termine è stato pensato con un significato più ampio.»

Questa volta il colonello si girò completamente verso di lui, le mani ancora giunte dietro la schiena.

«Le radici del nostro stendardo si ispirano a un concetto appartenente a una religione molto più antica del duarchismo, una religione precedente all'unificazione avvenuta sotto lo stendardo di Apheiros. Un culto naturalistico con un pantheon di antichi dei che ancora vengono venerati dai nomadi del deserto.»

«Parla del Radicalismo, comandante?»

Ryker annuì.

«Vedi i nomadi Ami'lath, come i loro antenati, concepiscono la realtà del nostro universo sotto forma di un immenso albero cosmico alla cui base si snodano quattro radici, che rappresentano le forze ancestrali che mandano avanti l'universo.

Le radici sono quello che tengono la nostra esistenza ancorata alla realtà, quello che permettono all'albero di prosperare, che apportano il nutrimento necessario per far maturare i frutti che, una volta giunti alla fine del loro ciclo, cadono nuovamente per terra arricchendo a loro volta il terreno in un cui si diramano le radici. Un sistema perfetto che rappresenta il ciclo della vita. Questo immenso e imperituro flusso vitale è quello che loro chiamano Aion, il posto dal quale veniamo e al quale siamo destinati a tornare.

Come in ogni favola che si rispetti però, un grande male minaccia l'Aion da quando lo stesso ebbe origine.

Mollok, il nero serpente del chaos, che instancabilmente e pazientemente tormenta l'integrità delle radici con le sue zanne, mettendo in pericolo la sopravvivenza dell'intero albero.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now