Blacklist - II

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Parte II:

Chiuse convulsamente gli occhi, immaginando già di sentire il proprio corpo sfracellarsi sulle rocce acuminate sul fondo del burrone, quando sentì qualcuno afferrarle l'avambraccio con forza. Aprì gli occhi e vide l'uomo col casco, la persona che l'aveva spinta giù nel baratro, tirarla su in un movimento fluido.

Si ritrovò rannicchiata con la faccia nel terreno cercando di riprendere fiato e realizzare come facesse a non essere morta.

Alzò lo sguardo verso gli scarponi del suo assalitore-salvatore e cerco di risollevarsi sulle ginocchia tremanti. Aveva la spalla slogata, abrasioni per tutto il corpo e la ferita al fianco che minacciava di riaprirsi ma, quando vide il viso che aveva fatto capolinea da dietro il casco, sentì una rabbia accecante annebbiarle la vista e serrò i denti così forte da sentirli scricchiolare.

«Ti sono mancato?»

Il cacciatore di taglie sorrise, aprendo le braccia in una posa plastica.

Il pugno di Christal lo raggiunse fulmineo, colpendolo in pieno viso; cercò la pistola ma doveva essere caduta da qualche parte in quella marea di fango, unico e solo motivo per cui quel bastardo era ancora vivo. La ragazza si preparò a colpirlo ancora con l'unico braccio sano, ma si bloccò all'improvviso quando sentì che l'uomo aveva cominciato a ridere sommessamente mentre si massaggiava il mento dolorante.

«Sai, Storm, esistono altri modi per ringraziarmi.»

Aveva alzato gli occhi verso di lei, lo sguardo provocatorio attraverso le ciglia bionde.

Christal era quasi senza fiato per la stanchezza, la rabbia e il dolore.

«Ringraziarti? È la seconda volta che cerchi di farmi fuori» ringhiò.

Quella situazione era andata troppo oltre.

«È la seconda volta che ho avuto l'opportunità di ucciderti e ho scelto di non farlo, vorrai dire. Ho intenzione di consegnarti viva e, a giudicare da come sei ridotta, opporre resistenza sarebbe inutile.»

La pioggia continuava a scendere incessante sulle due figure, una di fronte all'altra, ancora a pochi passi dal burrone.

Christal sentiva la spalla pulsarle senza sosta e il dolore bruciante irradiarsi per tutto il braccio sinistro ma, nonostante questo, fu lei a sorridere ironica stavolta.

«Mi dispiace deluderti ma, se tieni così tanto alla mia taglia, credo che dovrai guadagnartela.»

Lo vide estrarre lentamente una pistola stordente con la coda dell'occhio, mentre i loro sguardi continuavano a scrutarsi senza interrompere il contatto visivo.

«Già, immaginavo lo avresti detto» rispose lui alzando le spalle.

Christal sentì i polpastrelli che cominciavano a formicolarle, come sempre prima di uno scontro, mentre l'adrenalina si diffondeva nel suo corpo alleviando la sensazione della stanchezza e delle ferite. Pochi istanti ancora di immobilità assoluta, la tensione era palpabile e i duellanti si studiavano attentamente in attesa della mossa dell'altro.

Poi un fulmine atterrò con uno squarciò fragoroso a poche decine di metri da loro, facendo tremare la terra e sancendo l'inizio dello scontro. Il cacciatore alzò la mano armata per spararle, un colpo di quella pistola sarebbe bastato per mettere l'assassina fuori combattimento per diverse ore, ma Christal gli colpì il braccio con forza prima che potesse metterla sotto tiro, facendo volare via l'arma, poi fece forza sui quadricipiti e lo caricò con tutto l'impeto di cui era capace. Pesava quasi il doppio di lei ma la stazza, per la ragazza, non era mai stata un problema.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now