No Such Thing as Coming Home

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Capitolo XX:

No such thing as coming home – Niente di meglio che tornare a casa

Dalle nostre parti c'è un detto: "Non si salpa mai di notte così come non si discute mai con una moglie da ubriachi."

Era così che Duncan Kres aveva liquidato il loro tentativo di convincerlo a partire quella sera stessa. Non c'era stato verso di obiettare oltre, ma alle prime luci dell'alba sciolsero gli ormeggi come promesso.

Il primo giorno di viaggio passò velocemente, il tempo era ottimo e la traversata decisamente piacevole.

La Juniper, esattamente come aveva preannunciato Marianne, si stava comportando egregiamente. Selena sapeva che il vero valore di una nave non si poteva stabilire su un mare così calmo ma preferiva decisamente rimanere con il dubbio, piuttosto che averne la certezza affrontando una tempesta. Soprattutto dal momento che sapeva bene cosa volesse dire.

In più era decisamente soggetta al fascino della vecchia imbarcazione, ai suoi scricchiolii, le ammaccature e i rattoppi che sembravano sussurrare i racconti delle avventure che aveva affrontato, proprio come le cicatrici fanno con le persone.

Scoprì con piacere di non aver perso l'agilità e la dimestichezza dello stare su una nave, il riuscire ad armeggiare con i nodi delle cime, destreggiarsi su ogni parte della scafo con il perfetto equilibrio che assecondava la navigazione.

Il comandante Kres biascicava ordini dall'alto della sua postazione di guida, in maniera concisa e senza dilungarsi in troppe spiegazioni, e loro dovevano stare al passo ed eseguirli in maniera rapida ed efficace. Selena trovava quell'essere impegnata estremamente utile e piacevole; le consentiva di non rimuginare troppo su quello che l'aspettava a Jendar, su quello che avrebbe significato per lei tornare nella sua città natale e, in più, tutti quei movimenti e quelle operazioni la riportavano all'unico periodo felice della sua infanzia.

Alexander sembrava avere come lei un'ottima dimestichezza con il mondo navale mentre Christal pareva disorientata o meglio, infastidita, dall'interfacciarsi per la prima volta con qualcosa che non aveva la più pallida idea di come affrontare.

Doveva essere una di quelle persone non abituate a sentirsi inutili o incapaci nel fare qualcosa, poiché improvvisamente cominciò a ritrovarla spesso al suo fianco o a quello del cacciatore come un'ombra, mentre osservava, ogni azione e ogni movimento, per cercare di imitarli e padroneggiare la disciplina.

Non chiedeva mai spiegazioni o chiarimenti, Selena immaginava che avrebbe preferito affogare in atroce agonia piuttosto, ma si limitava a stare in silenzio e imparare facendo meno danni possibili nel frattempo.

Fu una tecnica efficace perché mano a mano che le ore e le miglia passavano vedeva la sua sintonia con la Juniper farsi sempre maggiore.

Poi, nei rari momenti in cui non c'era niente da fare e la nave procedeva placida sulla cresta delle onde, aveva notato che Storm ne approfittava per andare sulla plancia a prua a scrutare l'immensa distesa di oceano che avevano ancora davanti, come un bambino da poco venuto al mondo che guarda l'ambiente circostante con occhi avidi.

Fu per quel motivo che la prima sera si incrociarono sul flybridge della nave. Selena sgattaiolò silenziosamente sulla scala a pioli ma trovò Christal già seduta sul bordo della piattaforma superiore intenta a pulire minuziosamente le sue lame dalle tracce di sangue del giorno prima. Avevano entrambe cercato un posto per stare da sole. Storm intenta a portare avanti quel compito come un rituale intimo e privato e Selena, dal canto suo, aveva i suoi demoni da affrontare e Apheiros solo sapeva quanto anche lei agognasse l'aria aperta della plancia, piuttosto che starsene sottocoperta dove i ricordi tormentati della sua ultima traversata tornavano a galla prepotenti.

Rizomata - RisonanzaWhere stories live. Discover now