Capitolo 17

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Entrammo in macchina.
Io e Tayler non ci rivolgevamo la parola, non che fosse una novità, ma dopo una giornata così bella era molto strano e anche Erik se ne accorse.
''Che succede tra di voi?" inquisì.
''Nulla'' rispondemmo insieme.
Tayler mi guardò dallo specchietto retrovisore della macchina. Non riuscivo a decifrare quegli occhi e mi preoccupava come cosa.
Staccai i miei occhi da suoi e guardai fuori dal finestrino dei posti posteriori, mentre Erik e Tayler parlavano nei posti anteriori.

Non avrei mai creduto che dopo una giornata così bella mi sarei ritrovata in una macchina a trattenere le lacrime. E per cosa poi? Perché il ragazzo di cui mi ero innamorata mi aveva baciata e aveva rovinato tutto con un ''scusa, è stato un errore grandissimo''.
Ma cosa mi aspettavo da un puttaniere come lui? Che potesse baciare una ragazza perché provava qualcosa e non per colpa degli ormoni?
Illusa. Ero solo un'illusa.
Una patetica illusa.
Come avevo potuto permettergli di baciarmi? Come avevo pututo permettergli di rubarmi il primo bacio? Quel bacio che avevo tenuto per il ragazzo giusto, per il ragazzo che mi amava o che almeno provava qualcosa per me.
No, l'avevo dato a uno stronzo che voleva solo giocare col mio cuore per poi buttarlo via.
Che stupida.

Strinsi i pugni per evitare di prendermi a sberle.

''Emily, stai bene?'' mi chiese Erik ancora. mettendomi una mano sul ginocchio mentre Tayler guidava.
Devo ammettere però che guidava divinamente. Andava veloce ma era prudente, ed era una cosa che avevo sempre adorato.
''Si, certo'' risposi con un sorriso finto.
''Vorrei solo uscire di qui, andarmene a casa e piangere" pensai tra me e me ingoiando il goppo che mi si era creato prepotentemente in gola.
Incontrai di nuovo gli occhi preoccupati e tristi di Tayler che mi guardavano dallo specchietto retrovisore, e io mi girai di scatto.
Non riuscivo a reggere quello sguardo.
Non riuscivo a guardare quegli occhi neri con indifferenza.
O forse avevo paura che potesse leggere l'amore che provavo.

La situazione non poteva andate avanti così, dovevo chiarire con lui. Dovevo sapere davvero che cosa aveva provato, anche se sapevo la risposta e sapevo anche che starei stata di merda, ma alla fine me l'ero cercata.

***

Arrivammo in un ristorante molto carino, elegante ma semplice. Mi piaceva come posto, era molto accogliente. Ci sedemmo in un tavolo per tre in fondo alla sala.
Io presi una pizza americana con patatine, Erik una con salame piccante e Tayler lo stesso ma con l'aggiunta di quell'obrobrio chiamato gorgonzola.

Sorrisi al ricordo della conversazione che avevamo avuto e che avevo classificato come la migliore tra tutte quelle che avevo avuto.

Mangiammo tra una risata e l'altra, anche se la tensione tra me e Tayler era ancora presente e palpabile. Ma Erik non la sentiva, Tayler

Mentre aspettavamo i nostri Tiramisù a Erik arrivò una telefonata e si allontanò lasciando me e Tayler da soli, era il momento giusto per chiarire ma non ne avevo il coraggio.
Restammo in silezio entrambi per un po' e poi Tayler mi chiese indeciso ''Come stai?".
Era agitato, si capiva da come parlava e come si tirava il ciuffo.
''Come dovrei stare, secondo te? Mi hai baciata in quel modo e poi mi hai detto che era stato un errore. Non che mi interessi, ma per una ragazza è un colpo duro. Anche perché proprio di te non mi interessa nulla ma non mi faccio prendere per il culo da nessuno, men che meno da un coglione qualsiasi come te'' lo attaccai infuriata.
Aprì la bocca per dire qualcosa, forse urlarmi contro e insultarmi, ma lo precedetti.
''Perché l'hai fatto?'' chiesi con voce più bassa, anche se ero tutto tranne che tranquilla.
Fece un respiro profondo, si tirò il ciuffo bruno e vidi i suoi occhi scurirsi ogni secondo che passava.
''Perché quando ti ho vista con questo vestito, non ho ragionato più. Cazzo, mi hai fatto uscire di testa'' si tirò di nuovo i capelli nervosamente.
''E ti sembra una motivazione valida? Vai a fanculo tu e le tue stupidissime scuse'' dissi con voce ferma guardandolo dritto negli occhi con tutto l'odio che stavo provando. Ed era tanto.

In quel momento arrivò Erik, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
Mandai giù il goppo che mi si era creato in gola e mi rilassai sulla sedia.
''Chi era?'' chiesi incuriosita da quel sorriso.
''La mia tipa'' continuò a sorridere come un'ebete.
''E perché non sei stato piu tempo con lei? Noi potevamo aspettare'' Tayler corse a guardarmi. Forse perché sapeva che non avrei sopportato nemmeno un secondo in più di stare sola con lui, o forse perché aveva intuito che non sopportavo quella bisbetica che Erik amava, per qualche motivo a me sconosciuto ancora oggi, o forse perché anche lui la odiava.
Forse tutte e tre.
''È il tuo compleanno e non ci può essere anima viva che possa distrarmi dalla mia, o meglio nostra, missione'' disse dando una gomitata amichevole a Tayler.
''Concetto afferrato, signor Erik'' esclamai ridacchiando e cercando di nascondere il senso di vuoto e tristezza che provavo.
«Peccato che uno di loro due abbia già fallitto un'oretta fa in quel camerino.»
Ed ecco che spuntò quella insopportabile vocina.
Chi era?
Oh, nulla di importante, solo la mia coscienza che è esperta nel peggiorare le situazioni.
Stai per morire? Lei non ti dice "su, non essere pessimista, vivrai", figuriamoci, lei ti dice "non vedo l'ora".
Ora capite il motivo per qui la odiavo e odio tutt'ora?

***

Quando finimmo la cena, o meglio quando la mia pancia non poteva sopportare nemmeno un goccio d'acqua, Tayler pagò ed uscimmo.
Feci la domanda che mi ronzava in testa da quando eravamo cinema.
''Quanto avete pagato per tutto questo?''.
''Perché lo vuoi sapere?'' rispose Tayler apatico.
''Perché ho sta domanda da quando eravamo al cinema. Dio, solo oggi avrete speso duecento euro!''.
''Più o meno'' ridacchiarono entrambi.
''Siete seri? E smettetela di ridere'' ero sconvolta.
''Non ti preoccupare, Emy, te lo meriti, davvero'' rispose dolcemente Erik.
Mi vennero le lacrime agli occhi dalla felicità e sussurrai un ''grazie''.
Erik mi abbracciò trasmettendomi sempre un senso di protezione.
Ma vedere Tayler, lontano da noi, mentre si fumava una sigaretta, fu come un pugno nello stomaco.
Lo guardai negli occhi, per quanto il buio me lo permettesse, e lui fece lo stessso.
Si appoggiò al muro senza mai staccare gli occhi dai miei e lì, in quella posizione, lo potei vedere perfettamente grazie a un lampione che si trovava proprio sopra la sua testa.
Diamine quanto era bello.

Erik si staccò lentamente e io gli sorrisi interrompendo contatto.
In un attimo però lo ripresi e lui era ancora lì: immobile, mentre si fumava tranquillamente la sua sigaretta e mi guardava talmente intensamente che sentii le gambe molli come gelatina.

Perché diavolo mi faceva quell'effetto?

"Andiamo?" chiese Erik esitante.
"Andiamo" rispose apatico buttando la sigaretta a terra anche se non l'aveva consumata completamente e senza mai smettere di guardarmi.
Mi girai incapace di sostenere ancora quello sguardo. Come non detto dato che sentii il suo bruciare insistentemente sulla mia schiena.

Diamine, lo odiavo.

E poi c'era quella domanda che mi stava facendo uscire di testa: avevano davvero speso tutti quei soldi?

Spero vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt