Capitolo 53

9.2K 419 13
                                    

Stavo andando spedita verso la classe e stavo facendo le scale talmente velocemente che non riuscivo a sentirmi più le gambe.
Fu al primo piano, dopo la prima rampa di scale, con tutti i capelli arruffati e il viso rosso dalla fatica e dalla rabbia, che incontrai un ragazzo. Ne venni colpita perché sembrava spaesato.
Cercai di darmi una sistemata ai capelli - per evitare di spaventarlo - e mi avvicinai a lui.
"Ehi, hai bisogno?" chiesi gentilmente.
''Oh, si grazie. Credo di esseremi perso'' rise imbarazzato mettendo una mano tra i capelli ricci e corvini.
''Cosa cerchi?''
''La 3C AFM'' rispose timidamente.
''Davvero?'' chiesi con una nota di felicità.
''Si, perché?''
''È la mia classe''
''Grazie al cielo'' mi abbracciò.
Risi, fu la risata più vera dopo due giorni di inferno.
''Allora mi accompagni?'' gli chiesi quando si staccò.
''Si certo, solo un minuto che consegno questi documenti in segreteria'' mi disse sventolando una bustina trasparente davanti agli occhi.
''Ti aspetto qui''
Era un bel ragazzo: alto, bel fisico, occhi azzurro e capelli ricci e neri.
«Ma c'è un unico problema, giusto? Si, non è Tayler. Nessuno può essere come Tayler. Nessuno potrà avere i capelli morbidi come i suoi, nessuno potrà avere gli occhi come i suoi, nessuno potrà avere il suo stesso fisico perfetto e tremendamente sexy, nessuno potrà avere lo stesso sguardo dolce e ammaliante. Nessuno sarà mai come Tayler. È la triste e odiosa verità.»
Ed ecco che un'altra volta Tayler entrava nella mia vita e me la scombussolava. Con il suo nome nella testa era come stare su una montagna russa perennemente.
''È tutto okay?'' mi chiese mettendomi una mano sul braccio.
''Uhm, si certo'' feci un sorriso forzato ''Andiamo?'' continuai.
''Si'' sorrise dolcemente
Mi bloccai sulle scale dopo i primi scalini e mi girai verso di lui.
''Okay, sono cogliona forte'' sbottai.
Non avevo la testa in quel periodo.
''Perché?'' ridacchiò.
''Non mi sono nemmeno presentata''
''Ah, già, nemmeno io'' disse mettendosi una mano tra i capelli imbarazzato.
Non era la prima volta che lo faceva: molto probabilmente era un gesto che compiva quando era nervoso.
''Beh, piacere Emily'' dissi porgendogli una mano.
Non gli dissi il cognome e non ne so il motivo. Forse perché, in quel momento, mi sembrava di non avere un'identità, ero solo una ragazza alla ricerca di sè stessa.
''Mike, piacere'' disse stringendomela.
''Presentazioni fatte'' ridacchiai e continuai a camminare spedita.

Entrammo in classe e guardai il posto affianco al mio. Spontaneamente mi spuntò un sorriso. E no, non c'era Tayler, diciamo solo che la mia testa stava iniziando a funzionare dopo due giorni di coma.
''Mi stai facendo paura'' mi guardò con aria confusa.
''In effetti dovresti ma non di me, piuttosto di qualcun'altro'' dissi con lo sguardo perso.
''Ora mi stai facendo ancora più paura'' disse preoccupato.
''Tranquillo, il massimo che può succederti è una visitina all'ospedale''
''Stai scherando, vero?''
"Certo, stupido" mentii.
Mi guardò assotigliando gli occhi e io gli sorrisi per incoraggiarlo.
"Siediti qui'' indicandogli il posto di Tayler.
"Fa parte del tuo piano malefico?''
''Forse'' ghignai.
''Oh merda''

Ed eccolo lì.
Guardò prima me e poi Mike, poi di nuovo me. Era sconcertato e incazzato, gli occhi lanciavano fulmini, i pugni erano stretti lungo i fianchi.
Si avvicinò a gran passo con quel suo modo sexy e affascinante. Come faceva?
''Che cazzo significa?'' disse a denti stretti.
''Calmino, Walker. Mike, è nuovo. Sai che sono molto gentile e che sono sempre pronta ad aiutare il prossimo. Come avrei mai potuto lasciarlo solo?'' tirai fuori il labbro inferiore sfidandolo.
E avrei vinto io, lo sapevo. Sapevo l'effetto che avevo su di lui, proprio come lui sapeva l'effetto che aveva su di me.
''Ste parole da gatta morta le riservi a lui o a qualche altro coglione, non a me. Non abbocca, chiaro?'' ringhiò.
''Uh, abbiamo un Tayler geloso'' soffiai alzandomi dalla sedia e avvicinandomi in modo provocante alle sue labbra. Ci dividevano solo due centimetri.
''Non sono geloso'' disse a denti stretti avvicinandosi ancora di più.
Le sue labbra erano troppo vicine.
Era come se si attirarassero - come avevano sempre fatto, del resto. Poteva farmi credere in tutti i modi che non mi amava più, ma i suoi occhi che guardavano prima i miei e poi le mie labbra, non mentivano.
E a me facevano lo stesso effetto.
«Non lasciarti abbindolare da quelle labbra perfette, cogliona. Stai vincendo, non demordere»
La mia coscienza aveva ragione, mi stavo facendo abbindolare.
''Ciao, Tayler'' soffiai allontanandomi da lui.
Seguì le mie labbra e io sorrisi soddisfatta: avevo raggiunto il mio obbiettivo.
«Sei una stronza. Lo so, ma ammettilo che ti è piaciuto lo spettacolo. Non sai nemmeno quanto»
Scosse la testa quando si rese conto di quello che stava facendo e ritornò serio.
''Tu stalle lontana, o me la pagherai'' ringhiò contro Mike.
''Non ho paura di un coglione come te, idiota'' si alzò in piedi Mike.
Quel ragazzo sembrava bravo e tranquillo, ma sapeva come difendersi.
''Ti ho detto di starle lontana, lei è mia'' sibilò.
Sorrisi.
LEI É MIA.
Si, ero sua, lo ero sempre stata, da quel maledettissimo giorno. Ma non aveva saputo tenermi, non ci era riuscito perché era uno stupido.
''Se davvero tenessi a lei, ora non sareste in questa situazione'' rispose.
Le sue parole mi diedero un certo fastidio e non ne so il motivo.
''Tu non sai un cazzo di noi'' ringhiò prendendogli il colletto della maglia.
NOI. Che bello sentirlo dire dalla sua bocca.
«Ehi, svegliati! Tra un po' si menano e tu sorridi. Sei mongola? Eddai lasciami fantasticare un po'. Fai come vuoi, poi non dirmi che non ti ho avvisato. Sisi, ciaone»
''Si, non so un cazzo. Ma vedo i suoi occhi, sono tristi''
''Fatti i cazzi tuoi, okay? E stalle alla larga'' lo spintonò lasciandogli la maglietta.
Mi risvegliai di colpo come se mi avessero appena dato la scossa.
«Perchè non mi hai avvisato? Eh? Scherzi vero? Ahhh, fottiti.»
''Che cazzo vi prende? Smettetela! Mike, stai tranquillo, è tutto okay. E Tayler, tornatene da Allyson, magari ti fa un pompino e sei felice'' dissi con tutto il disgusto che provavo nei suoi confronti.
''Hai ragione, almeno lei si fa scopare'' sputò con una rabbia che non mi aveva mai rivolto.

Riuscii a sentire il mio cuore andare in frantumi.

Se ne andò e mi buttai sulla sedia con lo sguardo perso, con Mike che chiamava il mio nome preoccupato.
Non sentivo più nulla - se non la sua voce ovattata.
Stavo tremando. Mi sentivo morire.
Perché aveva detto quelle parole? Perché mi stava facendo soffrire così tanto?

Ahia.
Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoWhere stories live. Discover now