Capitolo 99

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Sentii bussare alla porta, nonostante avessi le cuffie.
Sicuramente si trattava di un disperato morto di figa dalla forza che metteva nel battere quel pugno contro la porta.
Chi altri se non Alex?

Era dal mattino che non muovevo un muscolo se non le mani, a volte, per cambiare la canzone. Sembravo morta. Una morta con le cuffie, ma pur sempre morta.
Non avevo mangiato nulla e non avevo sentito nessuno, ed erano le quattro.
''Emily, hai visite'' sentii urlare da mia madre.
''Non voglio vedere nessuno'' brontolai.
In quel momento mi arrivò un messaggio.
Tayler: Scendi.
Potevo sentire il suo tono arrabbiato.
Che fosse lui il disperato alla porta? Impossibile, ma dovevo averne la certezza.
''Chi è, mamma?'' chiesi mettendomi seduta.
''Alex, tesoro''
Quel "tesoro" mi metteva i brividi, era come dire: "o esci, o sei morta".
La sentii allontanarsi e presi il telefono.
Me: Non posso.
Tayler: Eddai, dobbiamo parlare.
Me: Tayler, no. Non posso, sai che i miei non vogliono nemmeno sentirti nominare e, ora come ora, nemmeno io.
Bloccai il telefono e lo lanciai con rabbia sul letto.

''Alex, che ci fai qui? Devi andartene subito'' dissi frettolosamente cercando di guardare dalla finestra dietro alle sue spalle.
Tayler era appoggiato alla macchina mentre si fumava una sigaretta.
''Perché? Vorrei parlare con te'' tirò fuori il labbro inferiore.
Rimasi a fissarlo e mi vennero subito in mente le labbra di Tayler. Avevo bisogno di aprire quella porta e baciarlo, ma avevo quella faccia di merda davanti.
''Perché si, Alex. Ascolta, se te ne vai subito, con una scusa credibile, ti concedo una cena''
«Che hai detto? È troppo una cazzata? È troppo grande anche per te. Merda.»
''Divertitevi, allora'' disse una voce inconfondibile.
Trasalii e il mio sguardo andò automaticamente verso la porta.
Tayler era immobile con i miei dietro che guardavano la scena sorridendo.
Lui invece aveva due occhi neri e incomprensibili.
''Merda. Merda. Merda. Merda'' imprecai tra me e me mente una voglia matta di strapparmi i capelli, strapparli ad Alex e poi a mia madre, si stava impossessando di me.
''Tayler, posso spiegarti'' sussurrai avvicinandomi a lui.
''No'' fece un passo indietro ''Non c'è proprio un cazzo da spiegare'' urlò.
''Hai frainteso tutto'' non sapevo cosa dire.
O meglio, si che lo sapevo, ma non trovavo le parole giuste.
''Ho capito tutto, invece. Era per lui che non volevi farmi entrare'' urlò ancora indicando il ragazzo al mio fianco che stava assistendo alla scena con un sorrisetto odioso.
''Uno, smettila di urlare o ti spacco quella faccia da idiota che ti ritrovi. Due, non hai capito un cazzo'' urlai
''E allora spiegami tu'' alzò le mani al cielo.
''Non c'è assolutamente nulla da spiegare. Si è presentato qui e stavo cercando un modo di evitare proprio questo'' mi guardai intorno.
''Ma l'hai fatto'' mi lanciò un'occhiataccia riferendosi al modo in cui avevo finito il litigio il giorno prima.
''Evita, okay? E pensa quel diavolo che vuoi, non mi interessa affatto'' urlai.
''Penso tante di quelle cose e non so quale sia la peggiore fra tutte'' disse tirandosi indietro i capelli.
''E cosa? Che ti ho sempre tradito con Alex? O che, da perfetta troia, sono corsa tra le sue braccia? Beh, no, okay? Sono stata da ieri pomeriggio a ora in camera senza parlare con nessuno e senza mangiare. Ma ovviamente tu devi sempre pensare al peggio. Quindi sai che ti dico, Tayler? Vai a fanculo, tu e il tuo pessimismo o qualunque cosa sia'' urlai e lo superai per poi scontrarmi con i miei.
''Ora siete contenti?'' chiesi con voce rotta.
Superai anche loro e uscii da quella casa che stava per soffocarmi.
La macchina nera di Tayler era lì che si divertiva a ricordarmi i momenti più belli trascorsi con lui.
''Tutto mandato a fanculo'' urlai sul punto di piangere.

***

Quando tornai a casa dopo aver girato per la città per circa mezz'ora, trovai Alex e i miei seduti a tavola con dei bei caffè davanti a loro.
''Eh, allora è una persecuzione'' sussurrai mettendomi le mani fra i capelli.
''Che hai detto?'' mi chiese Alex.
''Che sei una persecuzione, anzi lo siete tutti e tre'' dissi fredda.
Se credeva che mi sarei rimangiata tutto, si sbagliava grosso.
''Ma che ti ho fatto?'' domandò con una voce che poteva sembrare sincera e innocente mentre, lentamente, si avvicinava a me.
''Devo proprio ricordartelo? Hai cercato di violentarmi quando avevo quattordici anni'' urlai.
''Emily, non è affatto vero'' esclamò Robert.
''Ma avete tutti problemi di memoria?''
''Dai non fare così'' mi accarezzò la guancia.
Il suo tocco mi fece rabbrividire e mi allontanai da lui.
''Ascolta, faccia di merda, è l'ultima volta che te lo dico. Stai lontano da me. Non ti voglio né sentire né vedere, o ti giuro che manterrò la promessa che ti ho fatto ieri in metropolitana'' ringhiai.
«Ti sei fissata con sto "faccia di merda", eh? Abbastanza»
Si, io e la mia coscienza stavamo cercando di avere un rapporto normale. Insomma, per quanto sia normale avere un rapporto con la proria coscienza.
Beh, sta di fatto che, la maggior parte delle volte, fallivamo.

Alex uscì di casa a testa bassa, facendomi rimanere sola con quattro occhi che sparavano fulmini.
E per un attimo volli Alex di nuovo fra i piedi solo per salvarmi dai due psicopatici che avevo come genitori.
Non sapevo se ridere perché volevo seriamente che Alex tornasse, o se piangere.

Avete passato un bel Natale?
Bah, insomma, per me non è stato nulla di speciale. Ho dormito fino a mezzogiorno, ho mangiato come un maiale e sono tornata a dormire AHAHAAH

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora