Capitolo 89

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Feci partire la playlist sul telefono in riproduzione casuale.
Portai, con molta fatica, la valigia al piano di sopra. Una volta arrivata in camera mia, mi liberai dei vestiti rimanendo in intimo e poi misi la felpa di Tayler che avevo lavato il giorno prima.
Rimasi a fissare la mia camera per un po': dovevo assolutamente metterla a posto, era un totale casino.
Il mio metodo per mettere in ordine la camera? Accumulare cose su cose per mesi e poi buttare tutto in un angolo. E infine passare ore interminabili a metterle al loro posto.
Si, complicarmi la vita era il mio forte.
Seguii il mio piano infallibile fino a quando non sentii il telefono squillare.

Mamma.

''Merda'' imprecai.
''Pronto?'' dissi angelicamente.
''Emily Evans, dimmi dove cazzo sei stata questi giorni'' urlò.
E poi mi chiedono sempre perché io dica così tante parolacce.
Sta di fatto che avevo una sensazione orribile: sentivo già odore di casini.
''Da...'' balbettai ma mi bloccò.
''Non dirmi bugie, sono andata da loro e mi hanno detto che non hai nemmeno varcato la soglia di casa loro'' quasi ringhiò.
''Posso spiegarti...'' balbettai ancora.
''Sei stata da Tayler, vero?''
Rimasi in silenzio.
''Sei stata tutti questi giorni da Tayler? Rispondi'' urlò.
''Si, mamma, sono stata da lui'' urlai.
Avrei potuto rispondere che ero rimasta a casa da sola, ma ero nervosa e si sa: quando sono nervosa, non ragiono.
''Ti ho detto mille volte di non alzare la voce con me. Tra un'ora siamo a casa. Preparati, Emily Evans'' mi chiuse il telfono in faccia.
Ora lo sentite anche voi odore di casino? Perché, succederà, e sarà disastroso.

Chiamai Tayler mentre gli occhi minacciavano le lacrime.
''Bellezza'' mi salutò
'Tayler, è successo un casino. Mamma ha scoperto che sono stata da te questi giorni. È incazzata nera. Non so che fare. Sappi che ti amo. Te lo dico perché potrei finire rinchiusa in casa per sempre'' dissi freneticamente.
''Emily, calmati. Calmati, okay?''
''No, cazzo. Non mi calmo affatto. Come diavolo posso farlo?'' urlai
''Smettila di urlare'' urlò anche lui.
''Anche tu no, eh. Non potete dirmi tutti che non posso urlare. Io urlo quanto cazzo mi piace e pare'' dissi scandendo bene ogni parola dell'ultima frase.
Stavo facendo una cazzata, ma non potevo resistere. Ero fuori di me.
''Sai una cosa, Emily? Vai a fanculo'' e mi chiuse il telefono in faccia.
"È mai possibile che tutti mi chiudano il telefono in faccia?'' urlai tirando un pugno al muro.

Sentii suonare il campanello senza un minimo di delicatezza. Chi mai poteva essere? Mia mamma e Robert.
Bestemmiai e andai ad aprire.
La sua mano andò a posarsi sulla mia guancia con un botto talmente forte da riuscire a far svegliare anche me alla domenica mattina. E sapete bene che ho il sonno più pesante di un orso in letargo.
Sentii la mia povera guancia andare in fiamme.
''Che cazzo sei diventata? Da quando ti sei fidanzata con lui sei cambiata totalmente. Sei diventata una puttana. Ti rendi conto di quello che hai fatto? Oltre che mentirci spudoratamente, sei stata tutti questi giorni a casa di un ragazzo. Dio solo sa che avete fatto. A sedici anni. Ci manca solo che rimani incinta. Sei solo una delusione. Una grandissima delusione. Mi ci mancava solo una figlia puttana'' urlò con tutto l'odio che poteva.
PUTTANA.
MI CI MANCAVA SOLO UNA FIGLIA PUTTANA.
''Ma ti sei bevuta totalmete il cervello?'' urlai.
''Non osare...'' mi minacciò puntandomi il dito contro.
''A fare cosa? A sbatterti la verità in faccia in più urlando? Beh, è proprio quello che sto facendo'' la sfidai avvicinandomi a lei fino a toccare col petto il suo dito ancora teso.
''Ti pentirai'' mi minacciò ancora.
Ma non sapeva una cosa. Le era sfuggito che non ero più la bambina che aveva paura o che stava zitta davanti alle minacce.
''Non me ne importa un cazzo'' urlai lasciandoli entrambi sconvolti.
''Se vuoi sapere la verità, si, me lo sono scopato. E ho iniziato a prendere la pillola perché ho rischiato di rimanere incinta. Sai cosa mi piacerebbe fare ora? Andare da lui'' la guardai con aria di sfida.
«Sei tu che ti sei bevuta il cervello. Che diavolo ti è preso? Ti ammazzerà»
Si avvicinò a me con gli occhi che sputavano fuoco. Avevo fatto un bel casino, si.
''Che c'è? Vuoi picchiarmi? Prego'' mi avvicinai il più possibile a lei ''Vedi, mamma? Mi avete cresciuto con la paura ma senza pensare che sarei diventata grande e che vi avrei fatto pentire di tutto. Perché la verità è che non abbiamo fatto niente e che abbiamo dormito in due stanze diverse. Ma voi siete accecati dall'odio verso quella che dovrebbe essere vostra figlia'' scandii bene il "dovrebbe".
Okay, la cosa delle due stanze diverse, era una bugia e non avevamo proprio niente, ma okay. In fondo, è la mia vita e potevo fare quello che volevo.
Rimasero semplicemente zitti.
''Ah, spero che abbiate passato delle belle vacanze. Io si, sapete? Perché sono rimasta col ragazzo che amo, con il mio migliore amico e con la mia migliore amica che è venuta da Roma solo per me. Ah, non sapevate che avessi un migliore amico? E nemmeno che la mia migliore amica vivesse a Roma? Beh, fatevi una domanda e datevi una risposta. Perché non sapete più chi sia vostra figlia?'' e me ne andai orgogliosa di averli fatti rimanere di merda almeno una volta nella vita.
Ma non ero felice, anzi. Avevo un vuoto tremendo dentro di me che mi fece scoppiare in un pianto disperato contro il cucino del letto.
VAI A FANCULO, EMILY.
PUTTANA.
DELUSIONE.
I singhiozzi si trasformarono in un pianto infinito e che non mi lasciò nemmeno la forza di alzarmi in piedi.
Ero una delusione. Per i miei genitori, per Tayler, per le poche persone che mi volevano bene. E quindi, automaticamente, mi sentivo delusa da me stessa.
Ma mi ero sentita sempre così: una delusione, una nullità, un fallimento.
E c'era un pensiero che era sempre lì, che mi procurava sempre un dolore insopportabile, ma che era anche dannatamente vero: non sarei mai dovuta nascere.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora