Capitolo 37

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Era domenica mattina e non avevo dormito per niente, Tayler nemmeno.

Scesi per preparare la colazione e trovai Erik e i genitori di Tayler chiacchierare in sala.
''Buongiorno a tutti'' dissi con un piccolo broncio per la nottataccia passata.
''Buongiorno a te, cara, come mai già sveglia?'' mi rispose Mary col suo sorriso smagliante.
''Non ho dormito molto questa notte e allora, al posto di rimanere inutilmente a letto, ho deciso di alzarmi e preparare la colazione'' dissi sempre scocciata.
''E Tayler?''
''Per colpa mia anche lui non ha dormito molto, ora sta riposando. Manuel invece mi ha detto che si stava preparando'' dissi mentre accendevo la macchinetta del caffè.
La donna annuì solamente.

''Emily'' sussurrò Erik avvicinandosi a me. Mi diede un bacio sulla guancia mentre mi diceva un "mi dispiace" che mi fece una tenerezza incredibile.
''Non è colpa tua. A proposito, hai dormito?'' mi rifeci la crocchia dato che si era praticamente già distrutta.
''Pochissimo'' rispose tristemente.
Annuii e poi sorrisi: ''Dai, mi aiuti?''.
''Okay'' sorrise a sua volta.

Preparammo i caffè e le spremute di arancia.
Arrivarono tutti tranne Tayler, quindi andai al piano di sopra e lo trovai intento a dormire accigliato. Mi dispiaceva svegliarlo, ma avevo bisogno di lui.
''Tayler, svegliati'' gli diedi un bacio sulla mascella.
''Uhm, buongiorno piccola'' disse sbadigliando.
''Vieni a fare colazione?'' sorrisi.
Annuì assonnato.
''Ma prima vieni qui'' aprì le braccia con gli occhi ancora chiusi.
Mi accoccolai a lui e inspirai il suo profumo mentre giocherellavo con i suoi capelli.

***

Stavo bevendo il caffè quando mi venne un flash e quasi non lo risputai sul tavolo.
''Merda, Tayler, io dovevo tornare a casa già da ieri'' urlai guadagnandomi gli sguardi straniti di tutti tranne quelli di Erik che ormai mi conosceva fin troppo bene.
''Che faccio? Sono morta'' dissi agitata.
''Dai, sai quante volte sei rimasta qui più del dovuto e non è successo niente?'' cercò di tranquillizzarmi.
''Okay, forse hai ragione tu. Avviso mia mamma che per le tre sono a casa. Così cucino, mangiamo e prendo subito il treno'' dissi tutto d'un fiato.
Mi avrebbe uccisa, lo sapevo.
''Credi davvero che ti farò tornare a casa di domenica in treno? Eh no, piccola, ti porto io e con noi verrà anche Erik''
''Okay'' ero talmente in agitazione che mi era venuto il fiatone.
''Stai tranquilla'' mi diede un bacio delicato sulla fronte.
Annuii per niente convinta: mia madre, a quell'ora, molto probabilmente, aveva già mobilitato polizia, carabinieri, ambulanze, elicotteri e - nel peggiore dei casi - anche l'FBI.
''Scusate'' mi rivolsi ai genitori di Tayler.
''Tranquilla, è colpa nostra. Se non fosse stato per noi ti saresti ricordata di tornare a casa'' mi disse calma Mary.
Sorrisi e mi allontanai per chiamare mia mamma.
''Mamma, scusami, è successo un problema a casa di Chloe e non volevo lasciarla sola. Torno alle tre'' dissi tutto d'un fiato senza lasciarle il tempo di proferire parola, o meglio urlarmi contro.
''Emily Evans, tu dovevi tornare a casa ieri. Ieri, diamine! Sono passate quasi ventiquattro ore. Ho creduto che fossi stata rapita, o che ti avessero uccisa. Stavo per chiamare la polizia. Sei totalmente impazzita!?" sbraitò.
Okay, la missione "parlo talmente veloce da non lasciarle il tempo di urlarmi contro" era fallito.
"Scusa, hai ragione, ma sto bene. È che è successo un problema a casa di Chloe e non ho potuto lasciarla sola" sussurrai.
Non era del tutto una bugia, del resto.
Come se fosse stato un nulla aver conosciuto i genitori di Tayler.
Ci pensò un po' su e poi affermò seria: ''Okay, ma cerca di essere più attenta. Sennò mi senti perché non è possibile che fai sempre così e non avvisi nemmeno''
''Scusa, mamma. Ah quando arrivo a casa ti devo parlare'' dissi titubante.
Ormai era inutile nasconderlo ancora.
Avevo conosciuto pure i suoi genitori, più ufficiale di così si muore - nonostante fosse stato piuttosto inaspettato. Ma Tayler non era affatto agitato, voleva dire che era sicuro di noi.
Noi. Ancora non mi ci ero abituata.
''Va bene, a dopo'' sospirò per la ma dote persuasiva innata.
''Ciao mamma'' sospirai anche io ma per il sollievo.

''È andata bene, vero?'' sussurrò Tayler notando il mio sorriso con cui ero tornata.
''Abbastanza, le ho detto che devo parlarle''
Non c'era bisogno che specificassi l'argomento, non con lui almeno.
''Vuoi dirglielo?''
''Si, soprattutto dopo ieri''
''Brava, mia piccola coraggiosa guerriera'' mi diede un bacino sul naso.
I suoi genitori non badavano alle nostre smancerie, forse perché erano abituati a peggio.

***

''Devo cucinare'' sbuffai.

Eravamo tranquillamente stravaccati sul letto - dato che il divano era stato occupato dai genitori di Tayler - e stavamo guardando Street Football.
Si, Street Football. Il cartone animato in cui ci sono dei tizi che giocano a calcio.
Se non l'avete mai visto, vuol dire che non avete mai avuto un'infanzia.
Io e Tayler prendemmo ben presto l'abitudine di passare un sacco di pomeriggi a fare nulla se non guardare i cartoni, o film, o serie tv.

''Ma se tipo ordiniamo delle pizze?''
''Vuoi ordinare delle pizze per i tuoi? Davvero?'' ridacchiai.
''Si, andrà benissimo''
''Okay'' risposi non tanto sicura

Le pizze arrivarono proprio quando Tayler era in bagno. Ripensai all'ultima volta e l'ansia iniziò a salire.
Se si sarebbe ripresentato ancora il solito pizzaiolo, sarebbe finita male, me lo sentivo.
Ma, come ormai sapete, il mio nome non poteva - e può - stare accanto alla parola "fortuna".
''Ancora tu eh!'' ghignò.
Era lui, quel pezzo di merda del pizzaiolo.
''Dammi le pizze e dileguati'' dissi secca.
''Vuoi cacciarmi così velocemente?'' mise un finto broncio.
''Ascolta, sono fidanzata e tu mi hai rotto il cazzo. Ora vattene'' ringhiai.
''Sei sola?''
''Si, ma non mi fai paura'' volevo vedere fino a che punto arrivava, ma ero tranquilla. Del resto in quella casa c'erano cinque persone.
''Vedremo'' disse senza levarsi quel ghigno agghiacciante.
Fece un passo in avanti e io due indietro.
Ma, mentre stavo per aprire la bocca per lanciare un urlo, sparì improvvisamente dalla mia vista e me lo ritrovai a terra, con Tayler sopra di lui che lo picchiava.
''Tayler, fermati'' urlai.
Si fermò dopo un altro paio di pugni in più e disse a denti stretti: "Non farti mai più rivedere, chiaro? O ti rovino quel bel faccino che ti ritrovi''
Il poveretto - per modo di dire - si alzò a fatica e se ne andò a testa bassa.
Corsi tra le braccia di Tayler che mi accolsero come solo loro potevano, trasmettendomi la solita sensazione di tranquillità e protezione.
''Shh, è tutto okay'' mi baciò dolcemente.

Mi staccai a malavoglia da quel dolce abbraccio e presi le pizze che erano rimaste a terra. Mi uscì fuori un sorriso furbo.
''A che pensi?'' mi chiese curioso.
''Che ci siamo guadagnati sei pizze gratis'' le alzai trionfante.
''Buona'' scoppiò a ridere e il mio respiro si bloccò: era dannatamente bello.

''Non posso credere che stiamo dando ai tuoi genitori una pizza per pranzo'' brontolai e Tayler scoppiò di nuovo a ridere, seguito poi da me.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoOnde histórias criam vida. Descubra agora