Capitolo 22

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No, non era una gaffe, era molto più di una gaffe. Quello aveva avuto conseguenze più disastrose di una semplice gaffe.
Diciamo che mi aveva cambiato totalmente la vita. Forse in meglio, o forse in peggio.
In quel momento però, non stavo pensando a questo, stavo desiderando con tutta me stessa di venire risucchiata dalla terra e di sparire totalmente dalla faccia della terra.
O magari, se non fosse stato possibile -cosa alquanto sicura- di morire direttamente.
Purtroppo nessuna delle due cose accadde e io mi ritrovai a combattere tra due pozze nere che mi guardavano tra il spaventato e non so quale altra emozione, le mie guancie che stavano andando a fuoco, la voglia di tirare fuori un urlo di disperazione, e la mia voglia di correre in Alaska oppure in cucina per prendere un coltello e uccidermi.
Diciamo che non ero messa affatto bene.

Era sveglio. Eccome se era sveglio. O forse l'avevo svegliato io.
Che diavolo mi era passato per la testa?
Non potevo raccontargli di quella volta in cui, da piccola, ho fatto pipì in piscina e hanno dovuto mandare tutti via perché "avevo contaminato l'acqua"?
No, gli avevo detto che lo amavo.
Pazzesco.
Che diavolo avevo nel cervello? Quello era stato davvero il culmine.

''Ehm... Nulla'' dissi in preda all'ansia e all'agitazione.
Avevo fatto una stronzata enorme.
<<Ma dai?>>
''Dimmi che cosa hai detto'' mi guardava negli occhi. La sua voce era ferma e la mascella era tesa.
Erano due le possibilità: o si sarebbe messo a ridere o mi avrebbe tirato un ceffone.
Preferivo il secondo.

Si mide seduto ma non tolse le mani dai miei fianchi.
Rimasi in silenzio: ero imbarazzatissima. Che cazzo avevo fatto? Gli avevo appena detto che lo amavo e ora lui mi fissava con quegli occhioni che in quel momento sembravano così seri.
''Emily, porcaputtana!'' sbraitò.
Tra un po' gli scoppiava la vena sul collo che aveva iniziato a pulsare prepotentemente. Era davvero così arrabbiato?
<<Tu come la prenderesti se un ragazzo ti dicesse che ti ama mentre dormi? Se non mi piacesse, me ne fregherei. Oddio, ma allora sei intelligente e ragioni. Molto spiritosa.>>
Ma non riuscivo a dire nulla.
"Emily, dimmi che cazzo hai detto" disse con voce piatta, fredda.
''Ho detto che ti amo, okay!?'' urlai a mia volta alquanto infastidita.
Era sconvolto, ancora più di me.
Mi alzai e me ne andai in camera furiosa
Non capivo nemmeno perché fossi così arrabbiata, alla fine era colpa mia.
La gaffe, se si può chiamare così, che avevo fatto in quel momento era la peggiore di tutte e fidatevi, ne avevo fatte parecchie.
Mi buttai sul letto e iniziai a piangere.
<<Che cazzo hai fatto? Perche non ti tappi mai quella bocca che ti ritrovi? Devi sempre rovinare tutto!>> Ed ecco che per la millesima volta la mia coscienza si divertiva a girare il coltello che mi ero autoinfilzata dello stomaco, peggiorando solo la situzione.
''Porcaputtana, mannaggia a me e al mio fottuto vizio di parlare sempre'' mi dissi sottovoce tra le lacrime per poi buttare la testa sul cuscino facendomi un male boia al naso, come se non fosse stata già una giornata di merda.

Un'ora dopo, trascorsa a fissare il display del telefono e contando i minuti che passavano, entrò Tayler in tutta la sua bellezza mozzafiato.
Aveva gli occhi lucidi e gonfi, un po' come me, ciò significa che aveva pianto e, dio, vederlo in quello stato mi spezzò il cuore.
Mi asciugai le guancie bagnate dalle lacrime e mi misi seduta abbracciando le ginocchia con le braccia.
<<Visto? Combini solo guai.>> Non avevo nemmeno la forza di risponderle a tono.

Si avvicinò silenziosamente e lentamente al mio letto, si sedette e mi prese il viso tra le mani come sua abitudine.
Quel tocco mi fece stare subito meglio e sembrò che anche a lui feco lo stesso effetto. Chiusi gli occhi e sospirai. Muoveva i pollici in circolo sulle mie guancie mandandomi i brividi per tutto il corpo.
''Piccola mia'' sembrava afflitto.
''Come stai?'' chiesi aprendo gli occhi.
''Confuso'' sospirò.
''Mi dispiace'' abbassai gli occhi.
''Ehi no, non devi scusarti'' disse alzandomi il viso dolcemente.
Quel tocco delicato mi stava facendo impazzire.
''Ho detto che ti amo. Ho rovinato tutto. Ho rovinato due giorni bellissimi con due fottutissime parole. Nemmeno 'ti odio' avrebbe fatto lo stesso effetto'' sputai quelle parole con tutto il disprezzo che avevo verso di me ed era da parecchio che non lo sentivo.
''E se ti dicessi che ti amo anche io?'' sorrise debolmente.
''Non ci crederei'' risposi secca e sicura.
''Ti amo'' mi guardava negli occhi, non li avevo mai visti così veri ''Non so perché ma mi sono innamorato di te come un fottuto coglione. A volte ho pensato che, oltre a saper leggere gli occhi, sapessi fare anche gli incantesimi. Ti ho visto subito appena sono entrato in classe, nonostante eri nell'angolino. Avevi i piedi sulla sedia come per dire "non sedetevi qui che le prendete". Avevi entrambe le cuffie e, appena mi sono avvicinato, dopo aver hai esitato un po', hai abbassato i piedi. Ti sei incazzata perché non ti avevo salutata, capii subito che avevi un carettere piccante, se così si può dire.
Emily" sorrise chiudendo gli occhi per poi riaprirli un attimo dopo "Amai subito il tuo nome, perfetto per una ragazza perfetta. Mi stavo innamorando e nemmeno me ne stavo accorgendo. Me ne accorsi una sera, quando mi ritrovai a pensarti. Non sai quanta paura ho di farti soffrire, ma sono troppo egoista e non riesco a fare a meno di te. E cazzo, ti amo Emily''.
Stavo piangendo come un fontana. Solo il fatto che aveva visto tutti quei particolari, che nemmeno io mi ricordavo, mi fece stupire troppo. Non resistetti più e lo baciai.
Mi amava. Tayler Walker mi amava.
Mi sentivo al settimo cielo. Se solo avessi saputo che sarebbe stato tutto così difficile.
''Dici che è troppo da diabete dirti ora che ti amo'' chiesi con un sorrisetto.
''Forse, ma non importa'' scosse la testa e mi sorrise come solo lui sapeva fare.
''Ti amo, Tayler''.
''Ti amo, Emily'' disse facendola sembrare una promessa.
Mi accoccolai al suo petto e mi abbracciò. Mi sentii al sicuro, a casa.
Si stava distruggendo l'armatura che mi ero creata dopo tante lacrime, dopo tanto dolore, dopo tante delusioni. Era un grande, grandissimo problema, ma non avevo idea di come risolverlo.

Ci addormentammo entrambi poco dopo dato che avevamo passato la notte in bianco. Ancora non so il motivo per cui avessi voluto riordinare tutto dato che io e l'ordine non andavamo -e andiamo- d'accordo, ma ringrazio il mio essere lunatica e bipolare perché, diversamente, sarei andata a dormire e forse le cose sarebbero state diverse.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoWhere stories live. Discover now