Capitolo 58

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Raggiunsi casa di Tayler con un coraggio che mai avevo tirato fuori, ma mi bloccai all'entrata, come un'emerita cogliona.
"Suonare o non suonare questo è il dilemma" dissi ad alta voce. Doppia cogliona.
«Shakespeare non è il momento. Sta zitta, sto pensando.»
Se avessi suonato, la probabilità di incontrarlo sarebbe stata del novantanove percento ma, se non l'avessi fatto, tralasciando i chilometri, le due metro e la faticaccia, sarei rimasta con l'ansia.
Presi coraggio e suonai tirando fuori lo sguardo più convincente possibile, anche se pure un cieco avrebbe capito che mi stava per colpire un infarto davanti a casa del ragazzo che amavo il quale aveva pensato bene di bere fino a stare male col suo amichetto.
Ma la sfiga era dalla mia parte - ancora più del solito - e la porta venne aperta da un Tayler in post sbornia.
Era bellissimo, porcaputtana.
I capelli arruffati, gli occhi neri da affogarci e il solito sorriso che sparì lasciando spazio a un doloroso broncio indifferente non appena i suoi occhi si posarono su di me.
''Ciao'' dissi fredda. Lo superai ed entrai come se quella fosse sempre stata casa mia.
Mi guardai intorno ricordando quei giorni che avevo passato con lui.
Quel divano su cui ci eravamo visti ogni genere di film su Netflix, quella cucina in cui mi ero cimentata nel cucinare qualcosa di insipido o troppo salato, quella parete, vicino alla porta, contro il quale mi aveva sbattuto per baciarmi con la sua solita passione e tutte le altri parete contro le quali ci eravamo amati come solo noi potevamo.
Perché era finito tutto così?
Spuntò Erik che mi venne incontro abbracciandomi e facendomi cancellare quei ricordi tanto belli quanto dolorosi.
''Che ci fai qui?'' mi chiese mettendomi le mani sulle spalle mentre scrutava le mie occhiaie. E io pure che avevo cercato di coprirle col correttore che avevo innocentemente preso in prestito a mia madre.
Scusate se, il massimo che mettevo - e che metto tutt'ora -, erano il mascara e il rossetto.
''Non ne ho la più pallida idea, credo per sapere come state'' biascicai.
Fu in quel momento che mi resi conto davvero all'enorme cazzata che avevo fatto: non solo ero andata in quella casa, ma avevo specificato che mi interessava sapere della salute di entrambi. Tayler compreso. Potevo dire qualunque cosa, purchè fosse al singolare, ma io ero stupida.
''Bene, un po' devastati ma bene. Tu?'' mi guardò stralunato.
Quando diavolo ero stata stupida?
Ma forse, se non avessi fatto quella gaffe, le cose sarebbero andate diversamente.
''Io? Benissimo'' feci spallucce e abbassai lo sguardo non riuscendo più a reggere il suo.
Tayler si avvicinò a noi e disse con una voce schifosamente sexy: ''Ti offro qualcosa, Emily?''
''Un po' di acqua, grazie'' feci un respiro profondo dato che i miei polmoni avevano smesso di funzionare nell'esatto secondo in cui quel ragazzo era entrato nel mio spazio vitale anti-Tayler. Confine che comprendeva la distanza che non mi permettesse di sentire il suo profumo.
''Non vuoi un caffè?'' mi provocò.
Mi conosceva bene, tanto da sapere che in quella situazione avevo bisogno di un caffè.
''Solo acqua'' dissi calma e gelida.
''E che acqua sia. Ah, frizzante, vero?'' la mia pelle si accapponò dalla rabbia.
Sapeva anche che odiavo l'acqua frizzante, lo sapeva benissimo, ma aveva l'innato dono di sapermi provocare e infuriare nell'arco di due secondi.
''Fammi sapere, vuoi chiedermi se voglio del the alla pesca? Sei odioso Tayler'' dissi infastidita.
Odiavo il the alla pesca, preferivo quello al limone.
''Ma bambola, volevo solo sapere che cosa desiderassi. Comunque credo di averlo del the alla pesca'' mi provocò ancora.
''Facciamo che non mi dai niente e siamo a posto'' ringhiai.
''Oddio, perdonami, non ti ho chiesto se vuoi tre o quattro cucchiaini di zucchero nel caffè'' e io non mettevo mai lo zucchero nel caffè.
Come faceva a provocarmi con queste cazzate?
«Ora basta, sta usando la carta del "so tutto di te" e non glielo permetto. E che vorresti fare? Non lo so, ma non può chiedermi se voglio l'acqua frizzante o naturale, oppure se voglio del the alla pesca, o addirittura se voglio tre o quattro cucchiai di zucchero nel caffè. Eddai, sa che non ci metto mai lo zucchero nel caffè.»
''Lo fai apposta vero? Come per dire "so tutto di te". E sti cazzi, lo so. Ma non posso farci nulla, quindi lasciami in pace!'' urlai.
''Siamo acide oggi. Non hai dormito bene, piccola?" sorrise spavaldo.
''Dormito bene? Come potei? Non sapevo come cazzo stavate e in più ti sei baciato quella zoccola bionda. E non chiamarmi piccola'' urlai sentendomi gli occhi bruciare.
''Ragazzi basta'' intervenne Erik con voce bassa.
''Erik, puoi lasciarci soli?'' disse Tayler trucidandolo con lo sguardo.
''Va bene'' disse per niente convinto.

Un errore bellissimoWhere stories live. Discover now