Capitolo 75

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Girai per le strade di Milano senza una meta per un tempo indefinito: mi ero persa.
Ad un tratto la mia attenzione venne catturata d delle luci a neon lampeggianti.
Entrai nel bar in questione: un posto piccolo e decisamente non accogliente. Mi sedetti su uno sgabello vicino al bancone e ordinai uno shot.
Mentre bevevo mi si riempirono gli occhi di lacrime e, d'istinto, mi girai di scatto. Ero convinta che ci fosse qualcuno dietro di me, stavo impazzendo. O forse avevo solo paura.
Paura che lui tornasse.

Presi il telefono e la luce del display mi fece male agli occhi. Erano le otto di sera e c'erano quindici chiamate da Tayler, quattro da Erik e otto da Crystal.
Lo ritirai alzando le spalle in modo strafottente: non mi interessava. Nè di Tayler, nè di Erik, nè di Crystal. Non mi interessava più nemmeno di me stessa.
Il piccolo bar iniziò a riempirsi e di fianco a me si sedettero due ragazzi, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra. Avranno avuto una ventina di anni, più o meno.
''Ehi bellezza'' disse uno dei due allungando la mano sul mio ginocchio.
L'alito gli puzzava di alcool, era insopportabile, per non parlare del suo modo di comportarsi. Si, ero ubriaca, ma ciò non vuol dire che potevo farmi trattare come una zoccola.
''Tieni a freno gli ormoni e le mani, idiota'' dissi fredda togliendogli la mano.
''Cosa ci fai qui tutta sola?'' continuò l'altro
''Non sono affari tuoi, ora levatevi che non è giornata'' sbottai infastidita.
Quando notai che nessuno dei due aveva intenzione di spostarsi, mi alzai io ma il primo mi prese il braccio bloccandomi. Mi strattonò verso di sé mentre l'altro se la rideva.
Le mani erano sui miei fianchi mentre cercava imperterrito di baciarmi. Mi dimenai fino a quando non raggiunsi la posizione che volevo: la mia gamba esattamente in mezzo alle sue. Alzai il ginocchio facendolo scontrare con forza contro il membro di quel coglione.
Crollò a terra con le lacrime agli occhi e, proprio mentre stavo cercando di correre via di lì, l'amico si alzò e mi prese con forza entrambe le braccia e disse a denti stretti: ''vieni con me''.
Cercai di dimenarmi ma tutti i miei sforzi risultarono vani. Era molto più forte dell'altro e la paura stava solo aumentando a dismisura.
Se la sua intenzione fosse stata quella di uccidermi, forse lo avrei lasciato fare. Ma lui non voleva uccidermi, lui voleva quella cosa che mai gli avrei lasciato così facilmente.
La mia verginità era l'unica cosa buona che mi rimaneva.
Ero fottuta: sola, circondata solo da dei cazzo di ubriaconi che gurdavano la scena divertiti. Mi ero messa in un casino più grande di me.
''Lei non va da nessuna parte'' disse una voce piatta.
Quella voce. Tayler. Era lì con me, a salvarmi per l'ennesima volta. Sorrisi e iniziai a piangere dalla felicitá.
''E tu chi saresti?'' sbottò.
''Il suo fidanzato, o meglio, sono colui che, se non la lasci entro tre secondi, ti spaccherá la faccia'' ringhiò.
Lo guardai con esitazione, con la paura di ricevere uno sguardo che non mi sarebbe piaciuto affatto - non che non me lo meritassi. Era stanco, i capelli scompigliati, gli occhi neri e cupi circondati da un rosso fuoco, sulle nocche c'erani anche tracce di sangue.
«Visto che gli fai? Gli stai rovinando la vita, proprio come fai con tutti quelli che ti stanno vicino»
Le lacrime erano diventatate di dolore. Era davvero così: stavo rovinando tutto.
''Ohh, che paura'' lo prese in giro mettendomi una mano al collo.
Tayler si avvicinò e lui strinse ancora di più la presa non permettendomi più di respirare. Ma Tayler non si fermò - cogliendo di sorpresa sia lui che me - e continuò a camminare sicuro si sè. Non smise nemmeno un secondo di guardarlo negli occhi, mentre io stavo cedendo dalla mancanza di aria.
Proprio quando credetti fi morire, Tayler gli tirò un pugno. La sua mano quasi mi sfiorò facendomi tremare il cuore dalla paura.
Il ragazzo staccò le mani da me e io mi allontanai facendo lugni respiri.
Il primo era ancora accovacciato a terra mentre si teneva la parte dolente e l'altro stava cercando fermare il sangue che gli usciva a grande quantità dal naso.
Tayler era rimasto fermo a guardarmi senza trasmettere emozione alcuna.
Volevo andare tra le braccia di Tayler, era così vicino a me, ma non mi sembrava il momento giusto.
E fu quando stavo iniziando a desiderare - per l'ennesima volta in quella serata - di essere morta che la sua voce roca mi fece tremare il cuore.
''Che fai lì? Vieni qui, stupida'' aprì le braccia e io, in una frazione di secondo, mi accoccolai al suo petto.
Quel profumo: ero a casa.
''Non sei incazzato?'' dissi con la voce tremolante.
''Incazzato? Bimba, sono più che incazzato. Sto per impazzire dalla rabbia. Ma ti amo e so che stai attraversando un momento di merda. Quindi starò zitto''
''Mi dispiace tanto, sono una stupida'' singhiozzai sul suo petto.
Mi prese il viso tra le mani e asciugò le lacrime con i pollici.
''No. Sei una piccola guerriera che ha superato chissà quanta merda e ora, dopo aver pensato di avere finalmente vinto, si rende conto che non è così. Una piccola guerriera che ha bisogno di scappare. Una piccola guerriera che, dopo tutte quelle battaglie, ha ancora troppe ferite dolorose. Una piccola guerriera che è troppo stanca di combattere. Una piccola guerriera che ha bisogno di essere protetta. Una piccola guerriera che ora però non deve aver paura perché ha incontrato il suo guerriere che la proteggerà da tutto e da tutti.''
"Oh ma vaffanculo, ti amo" sussurrai.
Nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella. Il mio cuore si stava ufficialmente sciogliendo.
''Vieni con me, ti porto a casa''
''Sono già a casa'' sussurrai accoccolandomi ancora di più.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoWhere stories live. Discover now