Capitolo 86

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Quando praticamente le lacrime si erano prosciugate, la porta si aprì e per poco io non caddi all'indietro.
''Signorina, si sente bene?'' mi chiese una voce gentile.
Un paio di tacchi neri con delle calze dello stesso colore mi apparirono davanti alla faccia. Alzai lo sguardo lentamente mentre cercavo di cancellare le lacrime che mi rigavano il viso insieme al mascara.
Una donna mi sorrideva dolcemente, mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi. I capelli biondi erano legati in una crocchia ordinata. Era magra e molto alta.
''Si sente bene?'' mi chiese di nuovo.
''Più o meno'' sorrisi in modo finto.
''Ha bisogno di qualcosa? Un bicchiere di acqua?'' non avevo mai incontrato una donna così gentile con me, nonostante non mi conoscesse affatto.
''No, grazie mille. Credo che raggiungerò i miei amici''
''Perchè si è chiusa qui dentro a piangere da sola, piuttosto che farsi consolare dai suoi amici?'' chiese confusa.
''Perchè in un momento difficile per tutti, ci deve essere una persona che sia più forte, nonostante essa sia la più debole del mondo'' dissi sinceramente guardandola negli occhi.
''È una cosa bella quello che ha detto, sa? Però, mia cara, a volte, quella persona che fa finta di essere la più forte nonostante sia quella che ha più bisogno di una spalla su cui piangere, deve piangere davanti all'altro. Perchè ha bisogno di farsi consolare, ha bisogno di avere qualcuno che le asciughi le lacrime, ha bisogno di farsi vedere indifesa. Ha bisogno di tutto questo, almeno una volta nella sua vita'' anche lei mi guardava negli occhi.
Avevo il sospetto che, oltre che parlare di me, stesse dicendo quelle cose anche per se stessa.
''E se questa persona avesse tre splendidi amici, tra cui un fidanzato, ma non riuscisse comunque a piangere davanti al loro?'' chiesi.
''Perchè non dovrebbe farlo?''
Non capivo perché si ostinasse a darmi del lei.
''Lo sa bene'' aveva capito dove volessi andsre a parare e voleva depistarmi, ma non abboccavo.
Volevo andare in fondo a quella storia. Alla
sua storia.
''Ragazza mia, ho trentacinque anni ormai, ma ricordo benissimo la mia adolescenza. Come se solo ieri avessi avuto sedici anni, come te. E si, è una merda quel periodo. Ma devi ascoltarmi bene. Nonostante le difficoltà, non arrivare mai all'autolesionismo o al suicidio. Te lo dico io, che l'ho fatto per sei anni di fila. Tu non lo fai, perchè vedo nei tuoi occhi una ragazza distrutta ma che continua a combattere. E così dovrai fare per sempre. Non pensare nemmeno per un minuto al suicidio. Mai e poi mai. Non risolverai nulla, solo combattendo potrai combinare qualcosa. Per me l'unica soluzione era il suicidio, e ad oggi il passato ancora mi tormenta solo perchè non ho combattuto per cancellarlo una volta per tutte. Perchè volevo far passare il male con altro male. E sbagliavo, dio se sbagliavo. Viviti la vita al meglio e non permettere mai a nessuno di toglierti il sorriso, te lo dice una donna che non conosci affatto ma che ti vuole bene''
Mi diede un bacio sulla guancia e feci solo tempo di dirle un ''grazie'' che se ne andò.
''Ho appena sognato o era vero?'' dissi ad alta voce.
Uscii dal bagno con un debole sorriso - ma pur sempre un sorriso - e la vidi servire un tavolo con quel dolce sorriso che non l'aveva mai abbandonata da quando era entrata in quel bagno.
Ci scambiammo uno sguardo veloce ma pieno di parole e uscii.

VIVITI LA VITA AL MEGLIO.
Quelle parole mi si ripetevano in testa come un mantra.
Aveva ragione, aveva dannatamente ragione. Ma come potevo riuscirci quando la vita si divertiva a tirarmi solo calci?

Vidi coloro che erano le mie piccole gioie in riva al lago e corsi verso di loro.
''Emily, dove cazzo eri finita?'' chiese Tayler.
Sembrava piuttosto incazzato.
''In bagno. E togliti quel muso, idiota'' sorrisi accarezzandogli con un dito la mascella.
Rimase senza parole mentre mi guardava tra il confuso, il dubbioso e il malizioso.
''Ohh che bravi ragazzi, hanno portato qui tutto. Beh, diamo inizio alle feste'' dissi entusiasta.
Mi guardavano come se, al posto della solita Emily, si trovassero di fronte un'alieno. Io sorrisi e basta facendo finta di non accorgermene: non avrebbero mai capito.

Tirammo fuori le birre e le pizze che avevamo preso prima di partire. Si erano raffreddate, ormai, ma a noi andava bene così.
''Accendiamo il super falò?'' chiese Crystal enfatizzando ironicamente il "super".
''Chi ha un accendino?'' Tayler e Erik mi lanciarono un'occhiataccia.
In effetti era stata una domanda stupida: entrambi fumavano e anche tanto. Come io non uscivo di casa senza il telefono e le cuffie, loro non ci uscivano senza le sigarette e un'accendino.
''Okay, scusate'' alzai le mani al cielo ridacchiando.

Accesero il fuoco con dei bastoni che avevamo trovato e iniziammo a mangiare e bere.
In realtà lì non potevamo accendere il fuoco, ma non ci interessava molto, come a me e a Tayler non interessò il cartello di divieto di balneazione quando ci eravamo tuffati.

Il cielo era bellissimo quella sera. Era limpido e pieno di stelle.
La mia schiena era appoggiata al suo petto e il suo amichetto toccava troppo pericolosamente il mio sedere. Insomma, le dimensioni erano... Come dire? Oni.
<<Come sei spiritosa. Eddai, è bellissima. La convinzione fotte. Antipatica. No, sono realista: è la battuta peggiore che tu abbia mai fatto. Ed è grave.>>
''A che pensi?'' mi chiese Tayler.
''Uh niente, sono tranquillissima. Mica ho il tuo cazzo attaccato al culo'' sussurrai.
''Sono parole da dire? Non me l'aspettavo da una fanciulla educata e pudica come te'' cercò di trattenere una risata.
Gli tirai una gomitata. ''Ehi, è colpa tua. Non sai a cosa io pensi a volte''
''E cosa?'' disse sfiorando la mia coscia con i polpastrelli delle dita.
''Te lo dico a casa. Quando siamo da soli. In camera'' dissi scendendo bene le parole.
Si, mi divertivo parecchio a provocarlo in quel modo.

***

Ero alla quarta birra, tralasciando il fatto che avevo la pancia gonfissima, ero esageratamente ubriaca. Non che gli altri fossero messi meglio, ma è risaputo che non reggo l'alcool.
Crystal era abbastanza ubriaca, Erik era abbastanza brillo, Tayler era stranamente lucido e io ero completamente andata.
''Stai bene?'' mi chiese Crystal ridendo.
''Oh si, divinamente. Solo un pochetto ubriaca'' risi anche io.
''Un pochetto'' ripeté Erik ironicamente
''Un pochetto tanto'' feci una pausa ''Dio, non ha il minimo senso questa frase'' e scossi la testa facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata.
Beh, tutti tranne Tayler.
Girai la testa verso di lui che era stranamente silenzioso.
I suoi occhi erano rivolti verso il lago, il respiro era irregolare e si stava toccando i capelli: c'era qualcosa che non andava. Quelli erano dei segni quasi impercettibili ma che avevo imparato a capire.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora