Capitolo 93

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Tayler's pov
Si era appena addormentata tra le mie braccia dopo quasi un'ora di lacrime.
Mi alzai lentamente cercando di non svegliarla e scesi al piano inferiore lasciando la porta aperta, dopo averle dato un bacio sulla guancia.
Chiamai Erik.
''Ehi, amico'' rise.
''Come mai così felice?'' potevo pure vedere il suo sorriso da ebete.
''Ho appena parlato con Crystal. Mi manca tanto, ma sono felice''
''E io lo sono per te, ma poi vedo Emily, e tutto va a puttane'' sussurrai.
''Che è successo?'' chiese preoccupato.
Si vedeva che le voleva tanto bene.
''Ti dico solo che sta dormendo in camera mia''
Non avrei mai pensato di stare male nel dire una frase simile, ma era così. Perché, se il suo cuore non fosse stato appena disintegrato, lei si sarebbe trovata sul suo di letto in quel momento, magari a leggere un libro, magari con le cuffie nelle orecchie. Invece no, era sul mio letto, distrutta.
E faceva schifo.
''Eh? Ma non era in punizione e non poteva vederti?'' era intelligente, almeno.
''Esatto. Ma è successo una cosa con i suoi. Le hanno detto cose indicibili, Erik'' avevo gli occhi pieni di lacrime.
Non potevo reggere i suoi occhi vuoti ma pieni di dolore. Un suo solo sguardo, mi distruggeva. Quando li avevo incrociati un paio di ore prima, non li avevo nemmeno riconosciuti. Non sembravano gli occhi di cui mi ero innamorato come un idiota.
Mi sdraiai sul divano e continuai: ''Le hanno detto che se ne fregano altamente di lei. È distrutta. Si, lei ha sempre saputo questa cosa, ma le ha fatto male sentirselo dire proprio da loro. Mi ha chiamato in lacrime e sono corso da lei. L'ho trovata seduta a terra con una valigia, lo zaino di scuola e il suo cuore distrutto. Volevo ammazzarli, ti giuro. Mi sono fermato solo per lei. Non ha smesso un minuto di piangere su quel cuscino. E, lo ammetto, anche io piangevo. Che diavolo potevo fare o dire? Non c'è modo di consolare una ragazza che è appena stata rifiutata ufficialmente dalla sua famiglia. È orribile" ero in fiume di lacrime.
E io non ero un ragazzo che piangeva. Non lo avevo mai fatto in diciassette anni di vita. Da quando era arrivata lei, lo avevo fatto fin troppe volte.
''Ehi, non puoi fare niente. Ed è meglio che tu non abbia detto nulla. Ora vengo da te''
''No, Erik, non ti preoccupare''
''Oh si, invece. Amico, è raro vederti piangere. Arrivo''
''Grazie'' sussurrai.
''E smettila di ringraziare, idiota'' rise e io accennai una risata.
Capii una cosa: l'amore e l'amicizia vera, sono le uniche cose che possono salvarti da sto mondo di merda.

***

''No'' sentii Emily urlare.
Guardai preoccupato Erik - era arrivato da poco col fiatone e il viso rosso - e poi mi misi a correre, seguito da lui.
Era seduta e fissava l'armadio con le guancie rigate dalle lacrime.
''Oh, piccola'' l'abbracciai.
''Tayler'' singhiozzò sulla mia spalla.
''Era solo un brutto sogno. Solo un brutto sogno'' sussurrai tra i suoi capelli.
''Hai visite'' dissi una volta che il suo respiro si era regolarizzato.
''Se fossi una ragazza normale con dei genitori, penserei che fossero loro, ma i miei genitori sono morti'' aveva gli occhi iniettati di sangue e odio
''È...'' ma mi bloccò con un sorriso appena accennato.
''Lo so, è Erik'' disse mentre scendeva con le gambe tremanti e si diresse verso la porta dove la aspettava Erik.
Si fermò mentre lo guardava in lacrime. Guardai il soffitto per non mettermi a piangere: non potevo permettermi di piangere davanti a lei.
Si mise a correre e andò ad accoccolarsi al suo petto.
Se ero geloso? No, assolutamente.
Emily stava bene con lui, era il suo migliore amico, il fratello che non ha mai avuto. Ero solo felice di quel rapporto.

***

Io e Erik eravamo in cucina. Anche lui aveva gli occhi rossi, come me. Avevamo lasciato Emily sul divano intenta a parlare con Crystal su whatsapp.
''Che facciamo?'' mi chiese Erik.
''Non lo so, ma non ce la faccio più a vederla così'' mi tirai nervosamente i capelli indietro senza mai staccare gli occhi dalla sua esile figura.
''Nemmeno io''
Fu in quel momento che vidi sulle guance di Emily delle lacrime. Stava fissando lo schermo con quello sguardo vuoto.
''Che stai guardando?'' chiesi senza ricevere alcuna risposta.
''Emily'' la richiamai ma non disse ancora nulla.
Mi avvicinai e lasciò cadere il telefono sul divano.
Era una foto.
C'era una donna sulla trentina, riccia e con i capelli un po' più chiari di quelli di Emily. In braccio aveva una bambina bellissima che sorrideva a chi stava facendo la foto.
Guardai prima la bambina e poi Emily, non era stato difficile collegare.
''Merda'' sussurrai ''Perché diavolo devi distruggerti in questo modo?'' mi piegai sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza.
Scoppiò in una risata fragorosa, mi fece quasi paura.
''Sai, stavo pensando a quanto siano finte le persone. A tutto ciò che le persone fanno per farsi vedere. All'ipocrisia, senza la quale la gente non può vivere. Alle belle parole e ai bei gesti, vuoti e finti. Sono divertenti. E noi? Poveri idioti che piangiamo per loro. Già, molto divertente'' rise ancora con un sorriso amaro.
Rabbrividii. Quegli occhi mi facevano quasi paura. Erano un turbine di emozioni nascosti da un velo nero di apatia e indifferenza.

La giornata continuò con le risate amare di Emily. Non scherzo quando dico che mi facevano venire i brividi. Aveva gli occhi inniettati di sangue e di odio, proprio come quando l'avevo trovata seduta sul letto. Come se avesse trasformato il dolore in felicità. È non era nulla di bello, anzi tutto il contrario.
Non era felice, e forse quel coltello non sarebbe mai uscito dal suo cuore.
Era come se non avesse avuto più le sue emozioni. La sua dolcezza, la sua gentilezza, anche il suo essere stronza.
Era diventata la cosa peggiore che una persona può diventare: era diventata apatica.
Io volevo di nuovo la mia Emily. Volevo la mia piccola, la mia bimba. Volevo quel sorriso del quale mi ero innamorato e che mi aveva finalmente reso felice.
Volevo la mia Emily, ma non sapevo come fare per riportarla indietro da quel buco nero.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoWhere stories live. Discover now