Capitolo 35

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Anche Manuel andò a riposare nella stanza degli ospiti, nonché la sua vecchia camera.
Io e Tayler iniziammo a preparare la cena.
''Che si cucina?'' gli chiesi.
''Fai tu, andrà bene comunque''
''Un risotto?'' proposi.
Mia madre mi aveva obbligato a imparare a cucinare qualcosa nonostante fossi assolutamente negata.
"Cosa farai quando andrai a vivere da sola? Ti nutrirai di cibo spazzatura?", io le risposi affermativamente e, da quel giorno, mi ritrovai ogni sera ai fornelli a preparare la cena.
''Perfetto, ma dobbiamo andare a fare la spesa'' borbottò.
Sbuffai e presi il giubbotto dall'attaccapanni - posizionato vicino alla porta - e uscii seguita da Tayler.
Odiavo fare la spesa, l'avevo sempre odiato.

***

Tornati dal supermercato iniziai a cucinare il riso con i funghi che mi aveva insegnato con immensa fatica mia mamma in quel periodo.
Perché si, lei andava a periodi.
Una volta le era venuta la fissa per lo yoga e tutte quelle stronzate. Aspiravo più fumo io per quelle dannate candele - posizionate minuziosamente in tutti gli angoli della casa - che un fumatore cronico. Per non parlare delle ore infinite di yoga nel nostro salotto. Questo era il periodo "post-divorzio".
Un'altra volta invece aveva tappezzato la casa con tutti i generi di fiori esistenti. Aveva praticamente svuotato due negozi, tanto che potevamo aprire un'attività di vendita di fiori proprio in casa nostra. E, anche lì, profumi su profumi. Quello era il periodo "voglio sposarmi ma Robert non me lo chiede". Si, erano passati quasi nove anni, non si erani ancora sposati - e mai lo fecero - ma questa è un'altra storia.

''Tayler, prepari un po' di insalata?''
''Ci proveró'' disse con un'espressione terrorizzata. Ma lo capivo: avevo avuto la stessa espressione, se non peggiore.
"Inizia col lavarla'' scoppiai a ridere.

Dopo circa dieci minuti urlò entusiasta e oroglioso: ''Ecco fatto''.
''Era ora'' sospirai divertita.
Lo avevo guardato per tutto il tempo e sembrava un bambino alla scoperta del mondo. Non potevo rimanere seria.
''Ehi, okay che non sopporto i miei ma non ho intenzione di ucciderli per intossicazione da terra'' disse.
Rimasi interdetta dalla sua assoluta serietà.
''Concetto afferrato'' risi scuotendo la testa. Del resto era Tayler, cosa pretendevao?
"Ora tagliala un po' e condisci con olio, sale e aceto" istruii.
''Si signora'' disse mettendosi una mano sulla fronte come fanno i soldati.

Un'ora e mezza dopo era tutto pronto e avevamo anche già apparecchiato.
''Brava, piccola'' mi prese il viso tra le manim
''Non ho fatto nulla di che. Ti è andata bene che mia mamma mi abbia obbligata un po' di tempo fa a imparare a cucinare le cose basi''.
Rabbrividii al ricordo di quel periodo: avevo rischiato di finire ustionata almeno una decina di volte. E poi mi chiedono come faccia ad essere così pazza: con una madre così...

''Non sai che bello vedere mia mamma così orgogliosa per la mia ragazza'' disse poi improvvisamente facendomi perdere un battito.
''Uh, grazie'' sussurrai guardando il pavimento.
''Ti amo, piccola'' mi diede un bacio sul naso.
''Ti amo'' dissi incatenando i miei occhi ai suoi.
Mi prese in braccio, io allacciai le gambe intorno alla sua vita e mi fece sedere sul bancone.
Mi baciò con quel suo solito trasporto a cui, devo ammettere, non mi ero ancora abituata.
Quando ci baciavamo diventavamo un tutt'uno, con i cuori che battevano all'unisono. Era una sensazione di pace e felicità.
I respiri si fecero affannati e perciò Tayler si staccò guardandomi negli occhi mentre permetteva ad entrambi di riprendere fiato.
"Sei bellissima" sussurrò per poi avventarsi ancora sulle mie labbra.
''Ehi, prendetevi una camera'' borbottò l'adorato fratellino verso il quale stavo provando un certo astio dato che aveva bloccato il nostro bacio.
''Manuel'' risi imbarazzata ''Come va?''.
''Bene, a voi è inutile chiederlo'' ridacchiò.
L'astio inziò a a sparire appena vidi i suoi occhi: erano tristi e vuoti.
Avevo imparato col tempo a leggere gli occhi, a capire quando fossero tristi, e quanto quella persona stesse male.
Forse perché ho sempre desiderato che qualcuno ci riuscisse con me, ma ancora non l'avevo trovato.
In effetti, pochi minuti prima, l'avevo sentito urlare con qualcuno, giungendo subito alla conclusione che fosse la fidanzata. Dovevo parlargli anche se non lo conoscevo per niente.
Tayler andò al piano superiore perché "doveva pisciare" - la sua delicatezza mi stupiva ogni giorno di più. Era il momento giusto..

''Manuel, posso parlarti un attimo?'' chiesi titubante.
''Si, certo'' si sedette tranquillamente su una sedia.
''So che non ci conosciamo e che sembreró un'impicciona, ma prima ti ho sentito urlare al telefono... Ti va di raccontarmi che è successo?''
''I cazzi tuoi, no?'' sbottò con l'arroganza alla Tayler Walker. A quanto pare era una cosa di famiglia.
''Ascolta, stai male, se vuoi parlarne io sono qui. Le cose non si risolvono tenendosi tutto dentro'' dissi comprensiva e con un tono dolce.
Non ero incazzata, anche io reagivo - e reagisco - sempre così, potevo capirlo.
''Scusa'' sussurrò.
''Per cosa?'' mi sedetti di fronte a lui.
Diamine quanto assomigliava a Tayler. Se non fosse stato per i capelli un po' ricci, sarebbero stati davvero due gocce d'acqua.
''Per come ti ho risposto''
''Quando a me fanno quella domanda reagisco anche peggio, tranquillo'' risi cercando di sembrare affabile.
''Se vuoi ancora, ti racconto che è successo'' sussurrò.
"Certo" sorrisi incitandolo a parlare senza paura.
Sospirò: ''Ho litigato con la mia ragazza''.
"Che è successo?'' chiesi comprensiva.
''Semplicemente ai miei è girato di venire qui senza preavviso e lei ci è rimasta male perché non sono riuscito a salutarla'' sputò non nascondendo il rancore che provava nei confronti dei suoi genitori.
''Ehi, si aggiusterá tutto, ne sono sicura. Ci è rimasta male perché ti ama tanto. Dopo mangiato, o anche subito, la chiami e le dici quello che vuoi dirle''
''Ci ho provato, ben due volte. Ma in tutti e due i casi, mi ha mandato a fanculo'' sbuffò
''Consiglio femminile. Le ragazze, quando sono incazzate, sono ancora più difficili da capire di quello che sono già. La prima volta ti mandano a fanculo con tutto l'odio e la rabbia che hanno dentro, la seconda già vogliono un abbraccio ma vince l'orgoglio e la terza volta corrono tra le tue braccia con le lacrime agli occhi. E, se un ragazzo arriva a quel punto, vuol dire che la ama davvero. Quindi tira fuori le palle, Manuel"
''Se ti dicessi che non ci ho capito molto?'' ridacchiò.
''Ti manderei di sopra a calci nel culo'' risposi secca cercando di trattenere un sorriso.
Scoppiò in una risata genuina.
''È così che ti voglio'' gli tirai un pugnetto sulla spalla.
''Grazie, Emily'' sorrise sinceramente riconoscente.
''Figurati, per qualunque cosa io sono qui'' dissi altrettanto sinceramente.

Spuntarono dalla porta Mary e Patrick, seguiti da Tayler.
Tutti si sedettero, tranne Tayler che mi abbracciò da dietro mentre io appoggiavo nel lavandino un bicchiere sporco.
"Ti ho sentita parlare con mio fratello, grazie'' mi sussurrò con voce roca.
''Ehi, non si origlia'' gli diedi una culata e andò a scontrarsi proprio verso il suo amichetto.
''Chiedo utilmente scusa, sono mortificato per il mio gesto ignobile'' disse solennemente dopo un po' di esitazione.
''Fanculo'' chiusi gli occhi mentre le sue labbra si appoggiavano delicatamente sul mio collo.
Senza curarsi della presenza dei suoi genitori e di suo fratello, mi diede una strizzatina al sedere facendomi ridacchiare.

***

Dopo aver finito di cenare Manuel andò nella sua stanza e noi lo seguimmo, mentre Mary e Patrick rimasero in sala.
Sentii Manuel ridere e capii che aveva risolto con la fidanzata.
''Stai pensando a quello che sto pensando io?'' mi chiese Tayler
''Ossia cosa?''
''Che Manu e la tipa hanno risolto?''
''Si, ne sono felice'' dissi sinceramente.
''È grazie a te'' mi prese i fianchi avvicinandomi al suo corpo.
''Nah, l'ho solo fatto confidare e sfogare, il resto è venuto da se''
''È questo che vogliono le persone: avere qualcuno con cui parlare e sfogarsi, giusto?''
''Forse hai ragione'' dissi malinconica.
Mi avvolse con le sue braccia forti e mi diede un bacio sul naso.

Si, chiunque ha bisogno di qualcuno con cui parlare e sfogarsi, qualcuno che li capisca. Del resto, nessuno si salva da solo.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

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