Capitolo 20

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Essendo una dormigliona senza speranza, la mattina seguente non sentii il casino che i ragazzi stavano facendo al piano di sotto... Fino a quando non cadde una pentola a terra.
Chiariamo una cosa, chi osa solo svegliarmi presto al mattino nel weekend, è morto.

Ero furiosa e mi precipitai giù dalle scale.
Diciamo che "casino" è un eufemismo, per preparare una colazione avevano distrutto tutta la cucina, e non solo.
Ritrovai un pezzo di frittata, o almeno sembrava quello, sul soffitto, la farina era sparsa ovunque e arrivava fino alla sala, insomma un disastro e qualcosa mi diceva che avrei dovuto pulire io.
''Che avete combinato?'' chiesi ridendo.
''Amico, siamo riusciti a svegliare la dormigliona numero uno del mondo, siamo proprio dei disastri in cucina'' disse Erik ridacchiando.
"E, potete scommetterci, ve ne pentirete. Sarà una vendetta lenta e dolorosa, sappiatelo" ghignai.
Tayler si avvicinò e mi disse con una voce roca che mi provocò un calore non indifferente ''non ci perdoni nemmeno dopo questo?''.
Non mi fece dire "cosa" che appggiò le mani sulle mie guancie e mi baciò dolcemente.
"Buongiorno principessa'' sussurrò con voce roca.
Diamine, lo aveva fatto davvero? Ero rimasta immobilizzata, il respiro corto e le gambe che tremavano.
Non riuscii a spicciare parola e ricambiai solo con un sorriso imbarazzato.
Non sapevo se picchiarlo per avermi baciata davanti a Erik oppure baciarlo ancora per il gesto adorabile che aveva fatto.
Erik? Beh, Erik era sconvolto.
''Che cazzo era quello?'' sbraitò rivolgendosi ad entrambi ma in particolare a Tayler.
Era sempre stato protettivo nei miei confronti. Era una cosa che adoravo, ma in quel caso era diventato un problema non irrilevante.
''Amico, devo parlarti'' disse Tayler tranquillo.
Come diavolo faceva ad essere così tranquillo? Io stavo letteralmente morendo.
''Direi'' sbottò incrociando le braccia.
''Emily, vai su'' mi disse Tayler.
''No, non mi muovo di qui'' mi impuntai.
Tayler si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani.
''Fidati di me, okay?'' mi disse guardandomi negli occhi.
"Okay'' sospirai sconfitta.
Mi baciò sulla fronte e me ne andai.
«Ed ecco che hai rovinato di nuovo tutto quanto. E sei così codarda che sei scappata.» Era davvero così, avevo rovinato tutto e poi sono scappata.
Mi buttai sul letto e iniziai a piangere, e le urla che provenivano dal piano inferiore non miglioravano di certo la situazione.
''Che cazzo era quello?'' urlò Erik.
Era incazzato, molto incazzato. Non l'avevo mai visto così furioso. Ma non ne capivo il motivo.
Non sentì più voci fino a quando Tayler lanciò un urlo causato, molto probabilmente dal nervoso. Me lo immaginai tirarsi i capelli come sua abitudine.
''Si, porcaputtana, ho paura anche io. Ho paura di farla soffire, ma non posso farci niente'' urlò e io sentii una stretta allo stomaco.
Cosa nascondeva? Perché aveva paura per me?
''Dimmi che non la ami'' continuò Erik.
Poi ci fu silenzio.
Avevo fottutamente bisogno di quella risposta.

Dieci minuti dopo entrarono entrambi.
Io ero pronta: pantaloni neri, felpone nero e le superstar bianche e nere. Mi ero piastrata i capelli e mi ero messa un filo di mascara.
Non dovevamo andare da nessuna parte, per quello che sapevo io, ma sapevo anche che non mi avrebbero lasciata a casa.
Sembrava tutto a posto tra loro due, lo capii quando Tayler mi venne incontro baciandomi e Erik semplicemente sorrise.
Si vedeva lontano un miglio che erano veramente legati.
Erik si avvicinò a me e io sentii il cuore in gola.
''Se sto idiota del mio migliore amico ti fa soffrire, dimmelo e gli taglio le palle'' disse serio incatenando i suoi occhi celesti ai miei.
Risi ''grazie di tutto''.
''Piccola Emy, ti voglio bene, ricordatelo sempre'' mi abbracciò.
Con lui mi sentivo sempre al sicuro, non sapevo come diavolo ci riuscisse.
''Si ma ragazzi, così mi fate ingelosire'' si intromise Tayler.
''Andiamo vah'' disse Erik ridendo.
''Dove?'' chiesi curiosa.
''È una sorpresa'' rispose.
Che vi avevo detto?
''Perché non mi dite mai niente? È una cosa ingiusta'' dissi con una vocina da bambina che fece ridere entrambi.
''Perché ci divertiamo'' dissero in coro entrambi.
''Simpatici eh'' sbottai incrociando le braccia.
''Ah si? Simpatici? Ora vediamo chi è simpatico qui'' disse Tayler lanciando un'occhiata d'intesa ad Erik.
''Non provateci, sapete'' minacciai. Volevano farmi il solletico e io soffrivo terribilmente tanto il solletico.
Tayler con un passo felino mi venne di fronte. Arretrai di uno o due passi ma, in una mossa veloce, mi alzò di peso posizionandomi sulla sua spalla.
Iniziai a tirare pugni sulla sua schiena e lui mi buttò senza un minimo di delicatatezza sul letto.
In un attimo furono su di me e iniziarono a farmi il solletico senza una fottuta pietà.
''Vi odio'' dissi ridendo ''vi prego basta'' continuai dimenandomi.
"Mi vendicherò, sappiatelo" dissi tra un risata e l'altra.

***

Erano le sette di sera, avevamo appena mangiato una pizza e stavamo uscendo dalla piccola pizzeria.
Avevamo passato il pomeriggio in giro per Milano. Mi avevano fatto vedere un sacco di posti dei quali non sapevo nemmeno l'esistenza.

Andammo in un Luna Park in cui, lo ammetto, non ci ero mai stata.
Guardai tutte quelle luci colorate ammaliata.
"Emily, non ci sei mai venuta?" chiese una voce che mi fece venire i brividi.
Tayler.
Lo guardai negli occhi. Quegli occhi che sembravano due pozze infinite e che brillavano sotto quelle luci bellissime.
''No'' dissi tristemente.
I miei non erano mai stati quei genitori da serate al parco divertimenti tutti insieme come una famigliola felice. Tutt'altro.
''Oggi recupererai tutte quelle volte'' sorrise.
Mi resi conto per la millesima volta che avevo buttato anni e anni di divertimento per colpa dei miei. Repressi quei pensieri che mi stavano uccidendo e feci un sospiro profondo. Dovevo divertirmi.
Lo dovevo a me stessa, a Tayler e Erik che avevano fatto tutto quello per me.

***

Fu una serata bellissima.
Inutile dire che provammo tutte le attrazioni. Dalle montagne russe, alla ruota panoramica, al tunnel degli orrori. Eravamo diventati tre bambini che non si fermavano un attimo.
Ero felice, tremendamente felice. Avete presente quelle giornate semplici ma che, dopo anni, ancora vi ricordate secondo per secondo? Ecco, quella è una di quelle.

Come conclusione della giornata prendemmo un gelato ciascuno -nonostante fosse l'una del mattino- e salimmo in macchina con i sorrisi stampati in faccia.

Diamine quanto ero stata bene quel giorno.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimoWhere stories live. Discover now