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“La segreteria. La mensa. I bagni dei docenti. L’ascensore. Cerca di non usarlo se non è indispensabile. L’uscita d’emergenza. Altri bagni.”

Atsuko conosce già Evangeline, la maestra d’inglese di Philippe. E’ una donna alta, secca, con la parlantina tanto veloce quanto la camminata. Le sta facendo fare il tour della scuola, ma è dura starle dietro con mezzo metro di gamba in meno.

Evangeline imbocca un corridoio, va dritto verso una porta e ne abbassa la maniglia. “La tua classe.”

Atsuko sente il chiacchiericcio dei bambini ancor prima di vederli. L’aula è piccola, gialla crema, e ci sono almeno una quindicina di studenti tutti intenti a giocare, scambiarsi figurine, disegnare. Devono aver finito di pranzare da poco, perché alcuni di loro hanno la divisa macchiata di pomodoro.

“Atsuko!” fa una vocina e qualcuno corre a stringerle i fianchi.

La fattucchiera guarda in basso e si ritrova davanti il sorriso ruffiano di Philippe. Le viene naturale accarezzargli la testa, ma solo perché è stata colta di sorpresa. Non è abituata alle dimostrazioni d’affetto.

Poteva essere una scenetta commuovente, ma Evangeline sceglie quel momento per calarsi nei panni del poliziotto cattivo.

“Ehi, voi, giù dalla cattedra! Quante volte ve lo devo dire?”

Atsuko manda via Philippe con una pacca sul sedere e affianca la maestra. E’ lì per rendersi utile, missione-Cupido a parte.

“Qual è il problema?”

Oh, Evangeline glielo spiega molto bene quale è il problema. I bambini non possono sedersi alla cattedra, figuriamoci sopra. Come responsabile del doposcuola, Atsuko deve imparare a farsi rispettare e a non aver paura di alzare la voce quando i bimbi salgono sui tavoli, scrivono sulle sedie, appoggiano le scarpe al muro, dicono parolacce, bisticciano e-

E Atsuko ascolta fino a metà.

Uno dei bambini seduti sulla cattedra è Jungkook e a lei si mozza il fiato quando fanno contatto visivo. 

Sono passati ben tre mesi da quando lo ha visto all’uscita di scuola. Per quanto sia risoluta, Atsuko non può negare di essersi chiesta se non fosse stato un miraggio, un primo scherzo della vecchiaia, invece ci ha visto bene. E’ Jungkook. Vivo, vegeto e con quella sua aria da sbruffoncello.

Lui e altre tre bambine spengono subito i videogiochi che tengono in mano, come se temessero che Evangeline possa ritirarglieli, scendono dalla cattedra e si snodano fra i banchi. Atsuko segue Jungkook con gli occhi e il fiato le si mozza di nuovo.

Questa volta non può incolpare la sorpresa. Se l’è cercata. Lo sa benissimo che se l’è cercata. Ogni volta che in passato aveva cercato Jungkook aveva trovato anche Taehyung, per cui non deve stupirsi se le cose si ripetono nel presente.

E infatti, eccolo lì. Taehyung. Principe, Re del regno di Chestnut. Seduto in disparte con i suoi capelli color cenere e un orribile taglio a spazzola.

Atsuko è così felice che un sentimento del genere può solo far male alla salute. Jungkook e Taehyung sono vivi. Vivi, per l’amor di Dio. Vivi. Due pargoletti delle elementari, roba da riderci da lì all’eternità.

E’ tutto così strano. La fattucchiera, il cavaliere ed il principe, di nuovo insieme. Loro con lei, lei con loro.

Ed è anche parecchio frustante. Atsuko sa bene che la reincarnazione non lascia ricordi delle vite precedenti, ma come si fa a non essere tentati di saltare sul banco di Taehyung e urlargli: Jungkook è qui! E’! Qui! E’ qui e tu non lo stai neanche guardando!

Atsuko ci metterebbe anche una bella scombussolata di spalle, ma lei ha tendenze drammatiche.

Evangeline batte le mani.

“Bambini, questa è Atsuko, la signora che passerà con voi il doposcuola.”

Si alza un coretto di voci. “Ciao, Atsuko.”

“Fate i bravi con lei, è il suo primo giorno.”

Con un cenno soddisfatto, Evangeline prende la borsa dall’attaccapanni e se la calca sulla spalla.

“Se sei in difficoltà chiama i bidelli. Nel cassetto della cattedra trovi il registro e qualche caramella per i cali di zucchero.”

Atsuko si affretta a parlare.

“Con il nuovo arrivato non hanno ancora stretto amicizia? Perché è seduto da solo?”

“Il nuovo arrivato? Ci abbiamo già provato ieri a rompere il ghiaccio, ma lui… non è dell’idea.”

“E’ timido?”

“Magari. E’ una peste. Sua madre ce lo aveva detto che il trasferimento lo ha reso nervosetto.”

Come se Dio volesse dar prova delle sue parole, una bimba attacca a piangere. E’ andata da Taehyung per offrirgli un popcorn, ma quello gliel’ha tirato dietro.

“Taehyung!” scatta Evangeline, ma si ricompone subito. Si spiaccica in faccia il sorriso affabile più inquietante del mondo e prova a fare la voce dolce. Devono averle detto di far la gentile.

“Tesoro caro, non si spreca il cibo. E non si tirano le cose alle persone. Le cose non si tirano in generale.”

Lui non la guarda neanche, si mette a braccia conserte. Evangeline è rossa di rabbia, ma Atsuko non può evitare un sorriso.

“Non siamo cambiati di una virgola, eh?”


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