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“Una missione dovrebbe essere portata a termine da una squadra efficiente, micidiale. Chi ha permesso a tanta gente di venire? Abbiamo perso ogni tipo di discrezione e se ci si sarà un’emergenza la metà di noi morirà.”

Nessuno rispose alle lamentele di Jungkook. Andava avanti così da quando erano partiti e i suoi compagni stavano seriamente pensando di buttarlo giù da un ponte. Ne stavano attraversando uno proprio in quel momento, guarda caso. Sotto c’era un fiumiciattolo ghiacciato, ma il suo lavoro l’avrebbe fatto lo stesso.

Per quanto suscitasse istinti omicidi, non si poteva negare che il ragazzo avesse ragione.

Dopo aver scoperto che il trono era stato rubato, Re Quentin aveva dato a tutti la possibilità di unirsi alla missione di recupero. A tutti. Letteralmente. Ci saranno stati una decina di soldati veri e propri, tutte le altre quaranta anime erano persone comuni. Si era formata una lunga, lentissima carovana di gente a piedi e carretti, quanto di peggio si potesse desiderare.

I soldati chiudevano la fila con i loro cavalli. Dall’alto potevano vedere benissimo come per tutti gli altri quella fosse una stupida passeggiatina per i boschi, un’occasione per chiacchierare.

Jungkook era indignatissimo. Non smise di parlare neanche quando si prese il ramo di un salice piangente in faccia.

“Se il generale Adrian fosse venuto con noi avrebbe gestito questo branco di pecoroni, invece siamo allo sbando più totale. Da non crederci.”

“Questa missione non riguarda Re Gerard od Ophidia,” disse Bennet. Cavalcava alla sua destra. “E’ una scaramuccia con uno dei mille regni che odiano Re Quentin. Il generale non era tenuto a venire e se è per questo neanche i Dodici. Ti sei offerto volontario? Tappati la bocca.”

“Io sono venuto per senso del dovere.”

“Magari anche tutti gli altri.”

“Mi prendi in giro?”

Jungkook indicò la gente davanti a sé con una bracciata. Infermiere a parte, cuoche, mogli e stallieri erano solo d’intralcio. Non erano davvero necessari, erano venuti solo per tirarsi via dalla vita del castello. Pure Charlotte e il San Bernardo si erano aggregati.

“Il generale avrebbe potuto dare il comando a qualcuno di capace, almeno. Non a questo qua.”

Sentendosi chiamato in causa, Taehyung alzò la testa. Era sdraiato in avanti e da lontano il suo cavallo pareva senza cavaliere. Le sue briglie erano legate a quelle di Jungkook per cui lui non si stava preoccupando di niente.

“Eh?”

“Si può sapere perché siete venuto anche voi? A che ci serve un principe in missione?”

“Faccio bella presenza, no?”

“No.”

Taehyung tornò ad appoggiarsi al cavallo, trasognato. Chiuse le palpebre e finalmente Jungkook decise di fare un po’ di silenzio. Tanto lamentarsi era inutile.

Il sole superò mezzogiorno, la carovana cercò un posto in cui accamparsi.

Dovettero camminare ancora a lungo, ma alla fine trovarono uno spiazzo d’erba abbastanza grande in mezzo a tutti quei boschi. Ognuno si buttò sulle proprie faccende, determinato a terminarle prima che facesse buio. C’era chi cercava legna, chi razionava il cibo, chi accudiva i cavalli…

E chi era che non aveva nulla da fare? Sì, esatto. Taehyung.

Era sempre alle solite: poteva chiedere a chiunque, ma nessuno avrebbe accettato il suo aiuto. C’era solo una cosa che poteva fare per ammazzare il tempo.

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Where stories live. Discover now