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Taehyung aspettò Jungkook in piedi, troppo nervoso per sedersi.

Nel luogo in cui stavano campeggiando avevano trovato dei tronchi già tagliati. Li avevano usati per sedersi attorno al solito falò, ma in quel momento non poteva fregargliene di meno.

Taehyung aveva parlato con Bennet. Il giorno dopo avrebbero raggiunto il regno in cui si trovava il trono di Re Quentin e Jungkook avrebbe fatto meglio a darsi una calmata. Doveva dormire o non avrebbe retto la missione vera e propria. Si sarebbe fatto ammazzare per un bisticcio tra regni.

Taehyung si era preparato il discorsetto. Aveva anche l’indice accusatorio già sfoderato, ma dimenticò tuttoquando il trio di cacciatori sbucò dal bosco. Procedevano piano piano, un passo alla volta. Jungkook era appeso tra il collo dei suoi compagni e saltellava sulla gamba destra.

Taehyung fu da loro in un attimo.

“Ti sei fatto male? Sei ferito?”

“Non è niente.”

Il trio passò oltre il principe. Al e Matt andarono a mettere Jungkook seduto su uno dei tronchi.

“Qui va bene, ragazzi. Faccio da solo.”

“Chiama se hai bisogno.”

“Certo.”

Al e Matt si allontanarono per andare a occuparsi della selvaggina. Finalmente soli, Taehyung si avvicinò a Jungkook in silenzio. L’aria era fredda, ma tra di loro di più.

Jungkook si era preso la caviglia fra le mani e ne massaggiava un punto dolente con il pollice. Teneva tutti gli occhi stretti e Taehyung si chinò davanti a lui.

“La fattucchiera te lo aveva detto di stare a riposo. Se sapevi di non essere guarito non dovevi partecipare alla missione.”

“E’ solo un momento, passerà.”  

“Non eri costretto a venire. La maggior parte dei Dodici sono rimasti al castello.”

Il principe sembrava davvero preoccupato e la cosa fece saltare i nervi a Jungkook. Non era un bambino, non aveva bisogno di essere accudito. Parlò con i denti digrignati dal dolore.

“Fatevi gli affari vostri. Non siete né mia madre né un compagno d’armi.”

“Sono tuo amico.”

“No, siete il mio principe.”

Le sopracciglia di Taehyung si ammorbidirono. Gli si era aperta la bocca, ma non disse niente. Jungkook aveva aperto gli occhi solo per tenerlo a distanza.

Ferito, Taehyung deglutì ogni dispiacere. Si alzò in piedi, guardò Jungkook dall’alto del suo titolo.

“Fammi vedere il braccio.”

“Cosa? No.”

“Fammi vedere il braccio.”

“Perché dovrei?”

“Perché sono il tuo principe e te lo sto ordinando.”

Jungkook lo guardò, arrabbiato e allibito. Alzò il braccio destro di fronte a sé quando capì che l’altro faceva sul serio. Taehyung gli arrotolò la manica e quando trovò il crisantemo sbiancò.

Per un attimo vide l’uomo giustiziato al patibolo. I pugnali che si alzavano. Il sangue che gocciolava sul legno.

Quattordici petali.

Quattordici petali.

Il quindicesimo era sparito, sostituto da una striscia di pelle pallida.

Quattordici petali.

Tra i bronchi di Taehyung si formò una bolla d’aria. “Ne manca uno.”

Il ragazzo piegò il braccio verso Jungkook, come per farglielo vedere bene. Sembrava infuriato, ma non lo era per niente.

“Jungkook, ci sono quattordici petali. Ne hai perso uno.”

“Adesso mi riposo.”

“Dovevi riposarti prima, non adesso.”

Jungkook si alzò dal tronco. Cercò di camminare nel modo più spedito possibile verso le tende, ma non riusciva a non zoppicare. Taehyung tenne il passo senza problemi.

“Come fai a stare così tranquillo? Hai perso un petalo, Jungkook, ti rendi conto? Ne avevi quindici, non mille.”

Jungkook lo ignorò, Taehyung gli corse davanti. Andò a scostare il drappo della sua tenda per aiutarlo a stendersi, ma l’altro lo allontanò con un gesto di stizza. “Faccio da solo, grazie.”

Jungkook si sedette in un mare di coperte, vestiti, cianfrusaglie. Taehyung rimase fuori a guardarlo, accucciato all’entrata.

“Avete intenzione di stare lì per molto?”

“Quello è il mio libro.”

Jungkook si irrigidì. Taehyung aveva lo sguardo fisso tra le sue cose e continuava a parlare, come se stesse pensando ad alta voce.

“Sì, è il mio. E’ quello che leggevo in infermeria quando ti trovava addormentato. Era da un po’ che non lo trovavo più.”

La voce di Jungkook aveva perso tutta la sua aggressività. “Già.”

“Se me lo chiedevi to lo avrei dato, non c’era bisogno di rubarlo.”

“Non l’ho rubato. Ve lo avrei restituito una volta finito.”

“State zitti!”

A Taehyung e Jungkook saltarono le spalle alle orecchie, spaventati. L’urlo era arrivato dalla tenda accanto.

“Dove sei arrivato?” sussurrò Taehyung.

“Al punto in cui ho capito che non ha le immagini.”

“Non sai leggere?”

Jungkook guardò Taehyung in tralice e questo si diede dello stupido. Non ricordava mai di essere lui l’eccezione alla regola.

Dispiaciuto per il petalo, per il libro, per aver alzato la voce e per la caviglia, Taehyung si fece passare la rabbia. Entrò nella tenda a carponi, recuperò il libro. Si andò poi a sedere vicino a Jungkook e se lo aprì sulle ginocchia.

“Primo paragrafo.”

“Pensate di leggermelo tutto?”

“Gli scacchi non li ho presi con me. Non so in che altro modo tenerti buono.”

Jungkook fissò Taehyung per un tempo che sembrò lunghissimo, l’altro ricambiò. Gli occhi del principe erano chiarissimi anche nella penombra.

“Non c’è bisogno di affannarsi tanto per me. Dovreste smetterla.”

“Tutti in piedi, truppa! Domani è il grande giorno, tutti in piedi!”

Bennet. Doveva star marciando fra le tende a giudicare dal rumore di rami e foglie. Tutt’intorno si alzarono brontolii e lamentele.

“In piedi ho detto, pelandroni!”

La tenda di Jungkook venne aperta. Bennet era già pronto a gridare al ragazzo di svegliarsi quando i suoi occhi caddero su Taehyung.

“Avete dormito qui, Altezza?”

Taehyung si sentì arrossire, Bennet si defilò. “Sveglia, sveglia! Ai cavalli!”

Imbarazzato, Taehyung chiuse il libro. Jungkook non lo guardò neanche in faccia, si alzò come poté e uscì dalla tenda.

“Jungkook!”

Niente.

Taehyung rimase da solo, con il libro in mano, e la voglia di piangere. Cos’era successo ai giorni passati in infermeria?

 

THE SLEEPLESS KING (Libro 1) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora